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Una Trieste double face è più che sufficiente per sbancare Chiusi

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UMANA CHIUSI – PALLACANESTRO TRIESTE 65 – 76 

Umana Chiusi: Tilghmann 18, Brinza ne, Spear 7, Lorenzoni ne, Dellosto 4, Chapelli 2, Martini 2, Stefanini 12, Bozzetto ne, Jerkovic 5, Raffaelli 7, Possamai 8. Allenatore: G. Bassi. Assistenti: N. Zanco, L. Civinini.

Pallacanestro Trieste: Bossi 2, Filloy ne, Rolli ne, Reyes 14, Deangeli 6, Ruzzier 8, Campogrande 12, Candussi 18, Ferrero 9, Brooks 7. Allenatore: J. Christian. Assistenti: M. Carretto, F. Nanni.

Parziali: 21-18 / 22-14 / 9-24 / 13-20

Progressivi: 21-18 / 43-32 / 52-56 / 65-76

(Photo Credit sito ufficiale Pallacanestro Trieste)

In un ambiente surreale, una specie di tendone semivuoto ai limiti del deprimente, una Trieste sbadata e supponente, a corto di idee e di gioco, un po’ ferma sulle gambe in difesa, priva di tre pedine fondamentali come Ariel Filloy, Giovanni Vildera e (per due falli commessi nei primi tre minuti) di Justin Reyes, per venti minuti litiga con il canestro, si mantiene abbondantemente sotto il 30% da tre, per due quarti soccombe addirittura nel confronto sotto le plance catturando 5 rimbalzi meno degli avversari, pasticcia oltremodo nella costruzione di un gioco lasciato perlopiù ad improvvisazioni a bassissima percentuale di realizzazione. Per metà partita lascia via libera senza apparente reazione emotiva ad una formazione toscana modestissima, palesemente inferiore in ogni ruolo dal punto di vista tecnico e fisico, ma che dopo venti minuti si ritrova avanti di 11 punti senza nemmeno accorgersene, senza esibirsi in clamorose percentuali al tiro, senza forzature ma anche senza individualità di rilievo, fatta eccezione per un Tighmann fisicamente in palla contro Brooks, Ruzzier e Bossi. Poi, quindici minuti di spogliatoio durante i quali evidentemente qualcosa deve essere successo, a partire dallo spegnersi del sorriso di Jamion Christian: il rientro in campo mostra un volto ben più concreto dei biancorossi, che schierano nuovamente Justin Reyes ma che in generale possono ora contare su una determinazione ed una attenzione difensiva ben diversa rispetto ai primi venti minuti. Sono perciò sufficienti cinque minuti per annichilire la formazione toscana, incapace di trovare continuità nelle conclusioni in attacco, di conquistare rimbalzi sui due lati del campo (dopo un primo tempo chiuso in svantaggio Trieste chiuderà con un eloquente +15 nel computo delle carambole catturate, con addirittura 15 rimbalzi in attacco trasformati spesso in seconde chance vincenti). Ripreso il bandolo del gioco, Brooks e Ruzzier non mollano più la regia, guidando i compagni con scelte giuste nei tempi e nelle scelte offensive. I biancorossi concludono spesso in transizione, ma fondamentalmente hanno l’intelligenza di comprendere quando smettere di insistere nella specialità che in questo primo scorcio di stagione sta maggiormente ed inaspettatamente latitando: il tiro da tre. Pur scontando l’importante assenza di Giovanni Vildera, lo strapotere nel pitturato di Francesco Candussi e Justin Reyes è talmente evidente che rinunciarvi sarebbe un peccato mortale. Ed è in questo modo che in 6-7 minuti Trieste costruisce il break decisivo a cavallo fra terzo e quarto periodo, ribaltando completamente risultato, gap ed inerzia del punteggio: conclusioni da vicino, triple cercate solo se aperte, altrimenti attacco al ferro e gioco in post basso. Chiusi non ha le armi per contrastare una simile varietà di scelte, e si sbilancia vistosamente nel tentativo di bloccare l’imbloccabile Reyes. La sola presenza in campo del portoricano crea praterie nelle quali i suoi compagni pascolano allegramente, a partire da un Luca Campogrande pericoloso in attacco ed insuperabile in difesa (il tiratore laziale si rivelerà fra i migliori in campo), per continuare con un Candussi che quando è libero di ricevere sotto canestro trasforma ogni assist in oro, ma che è capace di colpire anche da lontano attirando i (pochi) pari ruolo toscani lontano dal canestro. Gli ultimi dieci minuti sono gestiti in modo intelligente da Brooks e Ruzzier, che tolgono secondi preziosi all’attacco di Chiusi nel suo disperato tentativo di ricucire il gap. I toscani peraltro sbagliano praticamente tutto, trovano anche tiri aperti da lontano che avrebbero potuto riaprire la contesa in un amen, gli stessi che nel primo tempo entravano con continuità, ma la precisione crolla anche per una lucidità che viene demolita minuto dopo minuto dalla stanchezza, graziando la squadra di Christian che si limita ad una dedizione difensiva di squadra perlomeno sufficiente. 

La A2 è così: lo sbilancio di forze in campo è talmente evidente nella maggior parte delle partite che la lunghezza del roster triestino (pur menomato nelle rotazioni come nella trasferta toscana) permette ai suoi giocatori migliori di arrivare lucidi nelle fasi cruciali degli incontri, l’esatto contrario di quanto accade agli avversari di turno. Era successo all’esordio contro Orzinuovi sotto di 10, è successo nuovamente a Chiusi dopo 25 minuti di sofferenza. Certo, gli impegni della seconda parte del girone d’andata saranno più probabanti rispetto alle reali potenzialità triestine (che però non potranno che crescere con il progredire della stagione), ma già il fatto che sia in genere sufficiente un impegno, una qualità del gioco difensivo e percentuali poco meno che indecenti per recuperare svantaggi importanti in pochissimi istanti e controllare i risultati con relativa facilità deve essere considerato confortante, posto che continuare a giocare con il fuoco non sia la migliore fra le scelte.

Intanto comincia a sfilarsi la classifica, sebbene dopo due partite nessun discorso sui reali valori in campo possa essere nemmeno impostato. Spicca comunque la sconfitta di Torino a Rieti e quella casalinga di Cantù con Treviglio, mentre continua a vincere (sebbene non nel modo netto che il suo presidente vorrebbe) Trapani che soffre con Monferrato. Nel girone rosso, vincono anche le altre due regionali: Cividale conquista due punti di platino ad Orzinuovi, mentre Udine vince in casa con Piacenza. La Fortitudo rimane a punteggio pieno imponendosi nella difficile trasferta di Rimini, mentre Verona perde clamorosamente in casa con Cento. Vige dunque un grande equilibrio, con le favorite che vincono ma non passeggiano e con le prime “sorprese”: niente di più di quanto ci si aspettasse alla vigilia, con la conferma della difficoltà di un campionato che non regalerà nulla.

Cosa non ci è piaciuto: I primi venti minuti. La prolungata rottura da tre. Brooks e Ruzzier troppo rinunciatari nel prendersi conclusioni al tiro. La fase difensiva negli ultimi 6 minuti del secondo quarto. Alcuni quintetti troppo sbilanciati, ad esempio con i tre piccoli contemporaneamente in campo. L’eccessiva facilità con la quale formazioni clamorosamente più modeste riescono a piazzare break improvvisi. L’eccessiva dipendenza dalla presenza di Reyes. La fase difensiva soprattutto sul perimetro nei primi venti minuti. Con tutto il rispetto, il “palazzetto” di Chiusi, una tensostruttura che ad occhio potrebbe contenere un paio di migliaia di persone ma ne ospita non più di trecento, non è adatto nemmeno alla categoria inferiore.

Cosa ci è piaciuto: Per la seconda volta, i due punti in classifica. Meno male che Reyes ce l’abbiamo noi (ipse dixit). I 7 minuti fra la fine del terzo quarto e l’inizio del quarto. La gestione dei ritmi nel finale. La varietà di soluzioni una volta compreso che da tre anche oggi non era giornata. Lo strapotere tecnico sotto canestro e dal perimetro di Francesco Candussi. Il secondo tempo di Luca Campogrande. La gestione del vantaggio da parte di Ruzzier e Brooks. Il dominio a rimbalzo. L’intensità difensiva nella ripresa, sia sugli esterni che, soprattutto, sotto canestro.