(Photo credit sito ufficiale Pallacanestro Trieste)
Reyer Umana Venezia-Pallacanestro Trieste 103-71
Stavolta nemmeno il Mose sarebbe riuscito a contenere l’ondata di marea orogranata che travolge, sommerge ed infine spazza completamente dal campo una intimidita truppa biancorossa. Ma non è tanto la sconfitta, non sono i due punti che tutto sommato Trieste può andare a prendersi con gli interessi nelle prossime quattro sfide. E’, piuttosto, il segnale che giunge da Venezia, dopo una partita, la seconda contro squadre di prima fascia, dalla quale la Pallacanestro Trieste esce annichilita dal punto di vista tecnico e, soprattutto da quello dell’atteggiamento. Sì, perchè ammesso e non concesso che un posto fra le prime otto sia conquistato, poi ogni singolo confronto sarà una corrida, un duello da vita o morte da affrontare con convinzione e cattiveria, intensità e concentrazione, tutte caratteristiche che in molti dei momenti in cui sono stati chiamati a dimostrare di valere già in questa stagione uno fra i posti nell’élite del basket italiano, gli uomini di Jamion Christian si sono dimenticati di mettere nei borsoni caricati sul pullman che li portava in trasferta per affrontare squadre indubbiamente più affamate, più concentrate, anche più diligenti. Ma una squadra che in tutte le sue componenti dichiara di voler vincere ogni singola partita, durante la post season non potrà certo continuare a farlo, altrimenti, qualunque sarà l’avversaria che dovrà affrontare, la post season rischia di durare davvero poco: la leggerezza, la faccia tosta, l’atteggiamento da allegra brigata che nella stagione regolare hanno spesso fatto la fortuna della squadra triestina saranno progressivamente meno determinanti rispetto alla ferocia agonistica a mano a mano che gli obiettivi di tutte le squadre divengono più definiti. Certo, il precedente dell’anno scorso infonde ottimismo in questo senso, ma attenzione che l’A2 è un altro mondo, quella era un’altra squadra con una storia ed un vissuto totalmente diverso da quella di quest’anno. E comunque il -75 accumulato in due partite contro dirette avversarie che prima o poi potrebbero essere rincontrate nella post season non possono non suscitare qualche piccola perplessità.
Poi, ovviamente, c’è anche da fare i conti con la qualità delle avversarie dirette: se Trapani, incontenibile nella serata dei record, pareva assatanata e probabilmente avrebbe vinto contro qualunque squadra in Italia e con la gran parte in Europa, Venezia fa valere in modo letale tutto il suo arsenale fatto di tanti, tantissimi centimetri e chilogrammi, senza inventarsi nulla di particolare dal punto di vista tecnico sui due lati del campo ed anzi sfruttando il suo gioco di sempre, quello che prevedibilmente Trieste avrebbe dovuto studiare e mettere in crisi per avere anche una sola chance di uscire indenne dalla palestra mestrina. In più, già dai primi minuti la squadra di Spahija mostra i muscoli, fa immediatamente maturare nelle menti dei giocatori triestini che appaiono inspiegabilmente appagati e scarichi, la convinzione che contro una Reyer in missione qualunque sforzo sarebbe stato vano. Aggiungiamoci la serata di totale confusione dello staff tecnico (un time out chiamato dopo 1 minuto e 22 secondi se non è un record poco ci manca), per una volta colto totalmente alla sprovvista dalla continuità del martellamento nel pitturato da parte degli oro granata, che entrano e si avvicinano al ferro senza apparente difficoltà con Kabengele e Tessitori -e questo si poteva anche mettere in conto- ma anche con tutti gli altri, pure i piccoli, che arrivano a concludere da sotto con una facilità disarmante. Provare a giocare small ball, togliendo per l’intero secondo quarto entrambi i centri, non sortisce alcun effetto, eccettuato un fugace quanto inconsistente break di 8-2 che non inverte l’inerzia e non consente nemmeno di sperare in un vero riavvicinamento nel punteggio, momento che peraltro dura un lampo fra due veementi accelerazioni veneziane che rimettono a posto gli equilibri. Anche perchè la serata al tiro da fuori, che sarebbe dovuta essere l’arma principale per cercare di arginare il gap nel punteggio è di quelle che definire agghiaccianti è fortemente riduttivo. Qualcosa arriva dal solo Markel Brown nei primi tre quarti di partita, inguardabili tutti gli altri che prima non riescono ad entrare in ritmo e costruire tiri che abbiano anche una lontana parentela con qualche possibilità di andare a segno, e poi si intestardiscono anche nel fallire le conclusioni più aperte, con la difesa veneziana che ormai si permette di battezzarle: segno di una fiducia già latente in partenza, tramontata dopo neanche cinque minuti di gioco. Quando vivi una prestazione da tre così difficile, non resta che provare a penetrare, cadendo però nella devastante trappola fatta di forza bruta ed elevazione di cui Kabengele è solo l’interprete principale: Colbey Ross è annientato, un po’ meglio Ruzzier, ma privo di terminali per il pick and roll e con tutte le linee di passaggio per il penetra e scarica oscurate, anche lui finisce per naufragare nell’anonimato generale. Ultimo elemento che spiega la disfatta su tutti i fronti, strettamente legata a tutto il resto, è la superiorità orogranata a rimbalzo: Venezia non concede seconde chance e se ne procura, per contro, a ripetizione, ribadendo più di una volta gli errori con devastanti schiacciate in tap in. Comprensibile, infine, la voglia di andare sotto la doccia e cominciare a pensare già da stasera alla prossima, ma come già visto a Trapani, nessuna avversaria si ferma per una sorta di “mercy rule”, peraltro non contemplata nella pallacanestro: perdere di dieci o di trenta, di quindici o di quaranta, due punti in classifica a parte, fa una bella differenza per la gente che guarda, per i tifosi, per l’amor proprio, per non dare anche agli avversari la sensazione di resa totale. Giga Janelidze non giocava, né tantomeno segnava una tripla, probabilmente dal 2023: Venezia gioca, diverte e si diverte fino alla fine, Trieste sbraca completamente dopo venticinque minuti. Può sembrare un particolare insignificante, è invece una lezione da imparare velocemente.
Difficile dimenticare in fretta l’imbarcata da -32 incassata (stavolta peraltro senza nemmeno infilarne 91 come a Trapani), però è necessario che la squadra e ciò che rimane della reale voglia di completare la stagione a Trieste da parte del coach -che anche oggi viene sanzionato con un inutile tecnico per proteste- facciano immediatamente tesoro degli errori commessi, e soprattutto riacquistino morale e cattiveria in vista di un rush finale niente affatto scontato: Venezia, questa Venezia, è probabilmente destinata ad imporsi nella corsa a quattro con Trieste, Reggio Emilia e Tortona per la conquista di uno dei tre posti realisticamente disponibili per i playoff (la prossima trasferta a Trapani dirà moltissimo in tal senso), Tortona perdendo a Sassari si inguaia ed ha un piede fuori dalla post season. Nulla, però, è già definito: intanto contro Trento, sabato prossimo, Trieste (che tutto sommato rimane sesta) vedrà passare l’ultimo treno per un complicatissimo ricongiungimento con il gruppo di testa. E poi, dovrà affrontare squadre per fortuna già virtualmente (sebbene non matematicamente) salve, ma proprio per questo leggére e prive di ansie e per questo difficilissime da interpretare. Per contro, con quattro punti di vantaggio e lo scontro diretto a favore con Tortona a quattro giornate dalla fine, ai biancorossi sarà sufficienti solo altri due punti. La missione deve ancora essere completata, la legnata subita al Taliercio è tramortente ma non letale: risollevarsi e ripartire!
Risultati
NAPOLI-VARESE 87-97
SCAFATI-REGGIO EMILIA 69-84
TRAPANI-TREVISO 95-82
MILANO-PISTOIA 95-80
SASSARI-TORTONA 87-80
VENEZIA-TRIESTE 103-71
CREMONA-TRENTO 89-86
VIRTUS BOLOGNA-BRESCIA lun. 14/4 h.20
Classifica
1.TRAPANI 38
2.BRESCIA 36*
3.VIRTUS BOLOGNA 36*
4.TRENTO 36
5.MILANO 346.TRIESTE 32
7.REGGIO EMILIA 32
8.VENEZIA 30
9.TORTONA 28
10.SASSARI 24
11.TREVISO 18*
12.NAPOLI 16
13.CREMONA 16
14.VARESE 16
15.SCAFATI 12
16.PISTOIA 10