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Trieste si ritrova sotto il Vesuvio, è la vittoria della volontà

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Gevi Napoli-Pallacanestro Trieste 92-95 dts

Napoli: Zerini 2, Howard 8, Johnson 23, Michineau 10, Agravanis 4, Dellosto ne, Matera ne, Uglietti 0, Williams J. 20, Stewart 16, Zanotti 9, Grassi ne. All. Buscaglia

Trieste: Gaines 29, Pacher 14, Bossi 2, Davis 11, Spencer 4, Rolli ne, Deangeli 6, Campogrande 0, Vildera 8, Bartley 21. All. Legovich

Parziali: 26-16, 13-26, 21-16, 20-22, 12-17

Progressivi: 26-16/39-42/60-58/80-80

Proprio quando l’acqua, già alla gola, stava per salire a livelli letali sommergendo la squadra di coach Legovich sotto il peso di un difficilmente recuperabile 0-5, che peraltro in molti (noi compresi) avevano quasi già scritto, Trieste sfodera una inaspettata prestazione tutta attributi, sbancando un parquet difficilissimo contro una squadra lanciata e poco disposta a concessioni. I biancorossi prevalgono al termine di una autentica battaglia, che parevano aver già perso in partenza con un approccio nuovamente molle e timoroso, con i partenopei in vantaggio in doppia cifra già dopo 6 minuti grazie allo show di Johnson ed all’onnipotenza di Jacorey Williams sotto canestro. Pare un copione già visto quattro volte in questo campionato, una china che, salva qualche isolata quanto sterile fiammata, avrebbe condotto verso una inevitabile quanto pesante debacle. Una debacle che avrebbe avuto un peso psicologico enorme, e forse avrebbe aperto inevitabili processi. Ma stavolta Trieste non ci sta. Si ribella al suo destino, con una difesa 3-2 che si adatta velocemente a 2-3 quando la palla arriva nel pitturato mandando letteralmente in tilt la fase offensiva azzurra, e con un attacco intelligente e paziente, caratterizzato da pochissime forzature, realizza 26 punti nel secondo quarto, chiudendo il primo tempo addirittura in vantaggio. Per una volta Legovich trova apporto anche dalla panchina: Vildera sostituisce per lunghissimi minuti uno Spencer brutalizzato da Williams, Deangeli finalmente esce dal guscio limitante del grande difensore e si prende responsabilità importanti anche in attacco, catturando 7 rimbalzi in un amen (saranno 11 alla fine) ed in generale dando ai compagni la scossa emotiva decisiva. Sono i piccoli americani, però, a salire in cattedra: Gaines (partito per la prima volta in quintetto, segno della grande fiducia del coach nonostante l’irritante prestazione di una settimana fa) si ricorda di avere un curriculum pesante e guida la riscossa biancorossa, alternando grandissime giocate ad incomprensibili forzature. Davis segna meno ma ha grandissima personalità, difende con i denti sulle caviglie delle guardie napoletane e distribuisce qualcosa come 9 assist. In attacco fa finta di non sapere di essere il più piccolo di tutti ed è spavaldo nello gettarsi a rimbalzo ed andare addirittura al tap in. Bartley sfodera tutto il suo campionario, segna dalla distanza ed è imprendibile nell’attacco al ferro quando riesce a saltare la prima linea difensiva. Ai tre tenori -autori come a Bologna di 61 punti in tre- si aggiunge per la prima volta un AJ Pacher che pare rigenerato, più coraggioso nel prendersi conclusioni nelle sue corde -specie da tre punti dove risulta letale quanto immarcabile nei mismatch- duro in difesa, anche se punito in modo eccessivamente fiscale da arbitri che usano un metro severissimo (due infrazioni di tre secondi offensivi in una partita non si vedevano dagli anni 70).

La realizzazione di metà dell’opera può portare fiducia, ma a Trieste servono punti in classifica. Ed è proprio nella seconda metà di partita che si compie un piccolo capolavoro, fatto di tenacia e costanza di rendimento, di distribuzione di responsabilità, di rifiuto ad arrendersi alla prima difficoltà o a minuti di sterilità offensiva, o ad un minibreak avversario. Il più grave difetto di questa squadra non si palesa nemmeno per un secondo, e c’è da dire che per la prima volta Marco Legovich è capace di calibrare alla perfezione le rotazioni, fiutando i momenti di stanchezza o scarsa lucidità degli uomini chiave concedendo loro giusto il tempo di rifiatare, chiamando i time out al momento giusto, non abbattendosi con la sua squadra come successo sotto le grandinate avversarie nelle prime quattro partite. Ma Napoli non è squadra che possa pensare di arrendersi, e ribatte colpo su colpo, anche con giocate di grande difficoltà. La partita nel secondo tempo riconcilia con la pallacanestro i tifosi triestini dopo un mese di astinenza, pur non essendo di livello tecnico eccelso, ma con un pathos che potrebbe condurre direttamente in unità coronarica. Poi, improvvisamente, negli ultimi due minuti la battaglia si trasforma una partita a scacchi, con i due coach a ruotare vorticosamente i giocatori a seconda delle situazioni in campo. L’uscita di Pacher per falli costringe Legovich a rigettare nella mischia Skylar Spencer, che soffre in maniera smisurata la superiorità tecnica e fisica di Williams ma cattura tutti i rimbalzi e le palle vaganti. Trieste avrebbe la possibilità di chiuderla entro i quaranta minuti, ma una partita del genere non può che fnire al supplementare. I biancorossi partono benissimo nell’extra time, poi sbandano sotto i colpi di Robert Johnson, ma non deragliano mai. Bartley e Gaines la tengono a galla nel punteggio, Davis trasmette sicurezza e leadership. Spencer prima affonda un alley up, poi schiaccia imbeccato da Davis, ed infine cattura il rimbalzo in attacco che vale mezzo campionato (agevolato dalla scellerata scelta di coach Buscaglia di schierare quattro guardie più Zerini per gli ultimi 40 secondi, alla ricerca del colpo del KO ma mostrando il fianco nel pitturato), dalla lunetta Gaines e Bartley -con il batticuore- segnano i liberi che servono per mettere i due punti in cassaforte. La sirena del quarantacinquesimo minuto, subito dopo il ferro scheggiato dalla tripla disperata di Stewart, arriva come una liberazione, e tutto sommato è proprio una liberazione: la prima vittoria di Marco Legovich da head coach titolare, i primi insperati due punti che impediscono alle dirette avversarie di fuggire (ed anzi vengono riacciuffiate), il ciclo terrificante che va lentamente esaurendosi, anche se i prossimi tre scogli sembrano piuttosto proibitivi: Sassari in casa, Milano ad Assago e Brescia in casa. Poi, arriveranno gli scontri vitali, ai quali però Trieste può guardare con maggiore fiducia, sicuramente maggiore nel viaggio di ritorno da Capodichino rispetto ai pensieri cupi dell’andata. Una fiducia che deriva dalla dimostrazione che quando di fronte si hanno squadre che, seppur sulla carta leggermente superiori, giocano lo stesso sport, ogni risultato è aperto, a patto di mantenere la concentrazione e la determinazione mostrate a Napoli. Attenzione però, perchè sia Treviso che Scafati, che oggi perdono i loro difficili match a Varese e Trento, lo fanno solo negli ultimi secondi di partita combattendo alla pari fino alla fine: non saranno sicuramente clienti facili, così come non lo sarà Verona, a sua volta travolta a Milano. Ritrovata fiducia nei propri mezzi certo, ma anche consapevolezza di non aver ancora conquistato assolutamente nulla.

Nota di merito, infine, alla ventina di eroi della Curva Nord che hanno deciso di sobbarcarsi 1600 chilometri per assistere a quella che il resto del mondo aveva pronosticato come una mattanza.

I nostri voti ai biancorossi: Gaines 7, Pacher 6+, Bossi 5/6, Davis 7, Spencer 6-, Deangeli 7, Campogrande 5-, Vildera 6/7, Bartley 7+

Photo LiveMedia/Michele Nucci Bologna, Italy, October