PALLACANESTRO TRIESTE – PISTOIA BASKET: 80-75
Pallacanestro Trieste: Bossi, Ross 8, Reyes 2, Deangeli (k), Uthoff 10, Ruzzier 5, Campogrande n.e., Candussi 12, Brown 8, Brooks 10, Johnson 8, Valentine 17.
Allenatore: J. Christian. Assistenti: F. Taccetti, F. Nanni, N. Schlitzer.
Pistoia Basket: Benetti n.e., Christon 3, Della Rosa (k), Anumba, Pinelli n.e., Rowan 10, Kemp 22, Cooke Jr 6, Forrest 22, Boglio n.e., Saccaggi, Silins 12.
Allenatore: Gašper Okorn. Assistenti: Tommaso Della Rosa, Giuseppe Valerio.
Progressivi: 22-21 / 47-36 // 64-54 / 80-75
Parziali: 22-21 / 25-15 // 17-18 / 16-21
Arbitri: Mazzoni, Pepponi, Lucotti.
Trieste completa con una vittoria il girone d’andata, gira la boa al settimo posto forte di nove successi in 15 partite ed ora è attesa, tanto per rimanere in tema velistico, da un lato di bolina in cui lo skipper dovrà essere bravo a catturare ogni alito di vento per mantenere salda la rotta. Un lato di bolina che inizierà con due trasferte consecutive a Reggio Emilia (raggiunta in classifica da Trieste proprio sull’ultima virata, ma che ha tirato per vincere a Milano, fallendo il buzzer beater), al Forum di Assago sul campo dei campioni d’Italia (che precedono Trieste di sole due lunghezze), in casa con Tortona (che, vincendo per il rotto della cuffia in casa con Scafati riesce a rimanere per un soffio nelle F8) e sul campo della attuale capolista solitaria Leonessa Brescia, prima di assaporare l’atmosfera dei grandi eventi alla Inalpi Arena di Torino, dove è attesa dall’ambiziosa Trapani per il quarto di finale di Coppa Italia. Final Eight che Trieste raggiunge per la terza volta negli ultimi cinque anni: nella prima occasione, nel 2020/2021 la squadra guidata da Eugenio Dalmasson finì settima il girone d’andata ma con soli 14 punti in classifica, la seconda volta, nella stagione successiva, con la guida di Franco Ciani i biancorossi finirono addirittura terzi pur conquistando lo stesso numero di vittorie della squadra attuale. In entrambi i casi la qualificazione finì per essere di per sé stesso un traguardo e sfociò in due esibizioni rinunciatarie nei quarti di finale, in cui Trieste fu massacrata da Brindisi e da Tortona. Ma alla Coppa Italia -ed alla determinazione nel tentare di vincerla veramente- c’è ancora tutto il tempo per prepararsi, e lo stesso Jamion Christian la vede come un impegno ancora ben oltre l’orizzonte. Tutta la sua attenzione è ora concentrata, piuttosto, sull’impegno di sabato prossimo a Reggio Emilia, dove la sua squadra avrà il compito (lui la definisce “l’occasione”) di ribaltare il -12 con il quale gli emiliani si imposero lo scorso ottobre al PalaTrieste.
E dunque, anche e soprattutto per tutto ciò che attende i biancorossi nelle prossime settimane, il risultato della partita contro Pistoia andava ben al di là della curiosità di conoscere il piazzamento finale dopo metà campionato con la conseguente definizione del tabellone delle finals di Torino. Finire bene, senza fallire un impegno che tutti i pronostici si affrettavano un po’ imprudentemente a considerare già segnato in partenza, conquistando con la quarta vittoria nelle ultime cinque partite due punti fondamentali che tengono le più immediate inseguitrici (ed il nono posto) a quattro punti di distanza, si rivela un compito niente affatto banale, davanti ad una squadra, come quella toscana, in grande difficoltà dopo otto sconfitte consecutive, con un roster ed una panchina che sembrano porte girevoli, una società sotto attacco dalla tifoseria, il morale sotto i tacchi ed una chimica di squadra a dir poco approssimativa, ma proprio per questo imprevedibile, come ogni animale ferito e con le spalle al muro. Oltretutto, dotata anche di un quintetto base tutto sommato temibile, con gli esterni Forrest e Christon, le ali Rowan e Kemp ed il nuovo centro Derek Cook Junior (apparso peraltro vistosamente spaesato dopo i due soli allenamenti svolti con la squadra) con tanti punti potenziali nelle mani e la dinamicità giusta per risultare temibili anche sotto canestro, dove Pistoia è nelle primissime posizioni in Serie A in quanto a rimbalzi difensivi conquistati. Trieste, però, finché può farlo capitalizza la prima occasione nella quale può finalmente scendere in campo al completo, veramente al completo con l’ennesimo tentativo di esordio di Justin Reyes. Se Jamion Christian per quasi mezz’ora di gioco riesce a ruotare nove giocatori potenzialmente da quintetto, il povero Okorn può solo guardare un po’ sconsolato la panchina dietro a sé, dove siedono tre o quattro comprimari o poco più. Trieste prima lascia sfogare, poi contiene la voglia e la convinzione iniziali di Pistoia, poi inizia a fare sul serio, aumenta i giri in attacco, raddoppia sistematicamente i tiratori avversari e, soprattutto blinda completamente il pitturato dominando letteralmente a rimbalzo sui due lati del campo. Nel secondo quarto, in particolare, la squadra di casa diverte e si diverte, è inarrestabile in contropiede o in transizione, azioni che nascono dagli errori al tiro avversari ma anche, per una volta, dalle palle perse di una squadra che ne perde più di lei. Trieste è velocissima nel muovere la palla, trova sempre l’uomo libero con la palla che finisce nelle mani di tiratori letali come Brown, Valentine e Uthoff, è disorientante per gli avversari con interpretazioni del ruolo di point guard diametralmente opposte di Colbey Ross e Michele Ruzzier, oltretutto impiegati a tratti anche insieme in campo. Poi, quando sarebbe il momento di dilagare per potersi concedere il lusso di amministrare il vantaggio nel secondo tempo, sul +16 i biancorossi commettono l’errore di piacersi eccessivamente, cedono alla tentazione di concedere troppo allo spettacolo, perdono un paio di palloni banali e chiudono la prima metà di partita subendo un parziale fatto di due bombe in contropiede che, pur tenendo Pistoia oltre i 10 punti di distanza, danno anche agli ospiti la sensazione che, alzando l’intensità e la convinzione, qualche granello di sabbia nel meccanismo fin lì pressoché perfetto di Trieste sarebbero pure in grado di metterlo.
Ed infatti Pistoia ci prova con decisione, essendo del resto priva di alternative. Rowan e soprattutto Forrest e Kemp trovano un po’ di continuità in attacco, specie quando approfittano di cambi difensivi non tempestivi e riescono ad avvicinarsi al ferro. Il loro problema, però, è che Trieste non molla nulla in attacco e quindi la partita rimane in una sorta di “stallo tecnico” almeno finché, a metà terzo quarto, l’incantesimo vissuto dai 5500 presenti al PalaTrieste si rompe fragorosamente: in effetti, avere la squadra al completo a lungo sarebbe stata troppa grazia, e quindi prima Colbey Ross viene accompagnato negli spogliatoi dopo aver ricevuto un forte colpo sullo zigomo (nulla di grave per lui, che però non rientrerà più fino alla fine) poi Michele Ruzzier si scaviglia e viene portato fuori dal campo a braccia senza riuscire ad appoggiare il piede. Christian rimane improvvisamente senza i suoi due playmaker titolari e per la squadra si spegne improvvisamente la luce. In effetti, una cosa è pensare ad un piano B, magari prevedendo correttivi in caso di una o due assenze, un’altra è gestire l’assenza improvvisa di due giocatori così importanti nello stesso ruolo a partita in corso. Gli ospiti sentono l’odore del sangue e si mettono a pressare a tutto campo, Trieste schiera per un po’ Stefano Bossi, che non si aspettava di essere impiegato in una serata di abbondanza come questa, poi si affida per portare su la palla a due guardie come Brown e Valentine. Pistoia dimezza lo svantaggio, ma senza mai dare l’impressione di poter riuscire a completare l’impresa: i possessi di vantaggio per Trieste, tranne che per qualche secondo, saranno sempre due o più di due fino alla sirena finale, anche perchè nel momento del bisogno i biancorossi trovano sempre almeno un giocatore che li prende per mano e li traghetta fuori dalle sabbie mobili. Nel momento di maggiore difficoltà, quindi, a decidere di averne avuto abbastanza è il solito pazzo, imprevedibile, sornione, immarcabile Denzel Valentine, che al solito campionario offensivo stavolta aggiunge una sorprendente dedizione difensiva, con più palle recuperate che perse (proprio lui, che è primo in serie A per turnovers). L’importanza del barba, però, va oltre quello che si può leggere sul tabellino: lui è il go to guy nei momenti difficili, lo sanno i suoi compagni, che ormai lo considerano una coperta di Linus, lo sanno anche gli avversari, che però a questi livelli, pur sapendolo, non hanno armi per contrastarlo. Ma non c’è solo Valentine: quando la palla scotta, in una partita che lui stesso ha definito psicologicamente difficile da affrontare per motivi extra sportivi, Francesco Candussi infila due bombe ed una schiacciata di importanza incalcolabile per l’economia del risultato, si prende ben 10 conclusioni e dimostra una ulteriore crescita dal punto di vista tecnico e della personalità. Sotto i colpi dei due giocatori “in charge” Pistoia sente di non avere la forza per completare la rimonta, perde progressivamente convinzione e, soprattutto, paga lo sforzo perdendo lucidità, sbagliando i tiri che avrebbero potuto potenzialmente riportare l’incontro in equilibrio e pressoché “regalando” uno dei potenziali protagonisti annunciati, un Semaj Christon demotivato ed indolente, irriconoscibile rispetto ai fasti di Tortona un paio di stagioni fa, che finisce con 1 di valutazione ed una preoccupante inconsistenza sui due lati del campo.
Ma si sa, la pallacanestro potrà anche essere un gioco in cui i numeri potranno non dire tutto per spiegare un risultato come il coraggio e gli attributi di Valentine e Candussi insegnano, ma letti a posteriori sono invariabilmente l’esatta sintesi di ciò che si è visto in campo. Leggendo il tabellino della partita contro Pistoia è inevitabile, perciò, notare una prestazione che ad occhio nudo pareva silente ed “appesantita” da un 2 su 7 dalla linea dei tiri liberi che grida vendetta. Ma i numeri generati da Jayce Johnson raccontano con esattezza il dominio suo e, di conseguenza, della sua squadra sotto canestro: 21 di valutazione (il migliore fra i suoi, secondo fra i venti scesi in campo), 13 rimbalzi, di cui 5 in attacco, 8 falli subiti e pure 3 assist. Contro squadre “leggere” come Pistoia il californiano è sempre più dominante: quando si convincerà a liberarsi da un certo atteggiamento intimidito e rinunciatario anche contro i centri dalla potenza fisica debordante come quelli di Trento o Venezia o quelli fisicamente normali ma tecnicamente superiori come quello di Brescia, atteggiamento che deriva più dal suo autoconvincimento che da effettiva ed incolmabile superiorità degli avversari, potrà potenzialmente diventare uno dei “cinque” più determinanti dell’intera LBA. Nonostante la superiorità strategica sotto canestro, però, il gioco offensivo triestino è sempre fortemente sbilanciato verso il perimetro, peraltro così come vuole il coach, che definisce la distribuzione delle conclusioni (30 tiri da 2 – realizzati il 67% delle volte – e 41 da tre – con il 30% scarso di successo) declinata in campo esattamente come preparata in palestra. C’è, però, ancora spazio e necessità di migliorare, perchè sbagliare 29 conclusioni da oltre l’arco con squadre capaci più di Pistoia di dar filo da torcere a rimbalzo si tradurrebbe invariabilmente in una sconfitta: è sempre, quindi, una questione di bad execution di tiri costruiti bene, non di scelta concettuale, e tanto basta al coach, per il momento, per essere soddisfatto.
Justin Reyes, dal canto suo, appare ancora lontanissimo da uno stato di forma almeno accettabile, sebbene sembri determinato e non si tiri indietro anche nei movimenti più pericolosi come i cambi di direzione, i salti, le difese piegato sulle gambe. Viene ancora battuto troppo facilmente negli uno contro uno -generando in lui grande frustrazione, dal momento che i ruoli, rispetto alla normalità, sono invertiti- ma il suo rientro, come del resto la standing ovation tributatagli dal pubblico al momento del rientro dimostra, è visto da tutti come una liberazione e getta una ventata di ottimismo sul resto della stagione. Sorrisi ed ottimismo offuscati dalla preoccupazione per le condizioni di Michele Ruzzier, la cui eventuale assenza prolungata sarebbe un problema di non facile soluzione per Jamion Christian, sebbene di alternative temporanee nel ruolo (se preparate a dovere in settimana) ce ne siano in abbondanza.
E soprattutto, compensati dalle lacrime versate in spogliatoio dal gruppo squadra (soprattutto, c’è da giurarci, dai suoi “fratelli” Deangeli e Candussi) per la partenza di Stefano Bossi, preannunciata da qualche giorno e confermata in sala stampa dallo stesso giocatore e dal GM Arcieri. Stefano non si è mai lamentato, negli ultimi tre anni di permanenza a Trieste, di uno scarso impiego che aveva certamente messo in conto, facendosi però trovare sempre pronto quando le circostanze lo chiamavano a gettare il cuore sul parquet magari a freddo e con pochissime azioni in cui dare tutto sé stesso. Nella carriera di un giocatore, però, arriva il momento nel quale la voglia di giocare, di tornare protagonista per come sente di poter ancora essere, prevalga sulla determinazione a voler continuare a sposare la causa della sua città accanto a compagni di squadra di una vita che hanno condiviso con lui momenti esaltanti e tragedie sportive, gioie e dolori dentro e fuori dal campo. If you love somebody set them free afferma un commosso Michael Arcieri (bravo nel controllare lacrime che avrebbero voluto uscire libere a testimoniare il suo sincero attaccamento ad un ragazzo che è stato il primo a chiamarlo nell’estate 2023 per offrirsi di tentare l’immediata risalita in Serie A e che incarna tutti i valori umani ed etici che lui stesso reputa indispensabili per giocare in una squadra ideale). Ad Arcieri non piace cambiare, e Bossi il GM lo avrebbe tenuto fino alla fine della stagione. Ma, appunto, se ami qualcuno devi avere il coraggio di lasciarlo libero di andare. Orzinuovi, squadra ambiziosa di A2 che proprio nei giorni scorsi aveva rinunciato al play Simone Pepe ed era alla ricerca di un nuovo protagonista cui affidare le chiavi della squadra, saprà certamente rimetterlo al centro di un progetto. La storia sportiva ed umana di Stefano lo meritano, anche se non sentire più chiamare il suo numero 3 durante la presentazione delle squadre renderà un po’ meno familiare la serata al Palatrieste. Arcieri, come prevedibile, non risponde all’inevitabile domanda sulle strategie di mercato conseguenti a questa partenza, volendo cedere l’intera scena della serata a Stefano. Ma il rientro di Reyes e l’uscita di un italiano potrebbero anche essere il segnale di un cambio di rotta sulle prossime eventuali decisioni, che peraltro non sembrano imminenti.
I risultati
TORTONA-SCAFATI 99-94
BRESCIA-TRENTO 83-77
TRAPANI-SASSARI 88-68
CREMONA-VENEZIA 78-86
MILANO-REGGIO EMILIA 108-106
VARESE-TREVISO 92-89
TRIESTE-PISTOIA 80-75
VIRTUS BOLOGNA-NAPOLI 86-75
La classifica:
BRESCIA 24
TRAPANI 22
TRENTO 22
VIRTUS BOLOGNA 22
MILANO 20
REGGIO EMILIA 18
TRIESTE 18
TORTONA 18
TREVISO 14
VENEZIA 14
SASSARI 12
VARESE 12
SCAFATI 8
PISTOIA 6
CREMONA 6
NAPOLI 4
Gli accoppiamenti dei quarti di finale di Coppa Italia
BRESCIA-TORTONA
VIRTUS BOLOGNA-MILANO
TRAPANI-TRIESTE
TRENTO-REGGIO EMILIA