Un General Manager italiano euforico e rilassato, soddisfatto per l’ottima riuscita di un corteggiamento, un lavoro ed una trattativa durati sei mesi. Un presidente, una vicepresidente ed un managing director americani compassati ma estremamente pragmatici come la loro provenienza anglosassone impone, dalle idee chiare, prudenti ma al tempo stesso decisi ed impazienti di iniziare il progetto che vuole portare la pallacanestro triestina in una nuova dimensione.
E’ Mario Ghiacci a fare gli onori di casa nella sala stampa dell’Allianz Dome (insolitamente minuscola per la presenza di decine di giornalisti) per la prima apparizione Triestina dei nuovi vertici della Pallacanestro Trieste, il Presidente Richard de Meo -che comprende e parla perfettamente l’italiano per aver studiato all’università di Siena- la Vicepresidente Fitzann R. Reid (che a sua volta guida la Cotogna Sports Group Italia, proprietaria da ieri del 90% delle quote della Pallacanestro Trieste) ed il dirigente Prabhdeep Sekhon. De Meo, Reid e Ghiacci, assieme a Connor Barwin ed al rappresentante del socio di minoranza Trieste Basket Srl Andrea Bochicchio costituiscono anche il nuovo consiglio di amministrazione del club. Il loro progetto ormai è noto: l’obiettivo è la progressiva crescita della società e della squadra, fino ad una dimensione internazionale e la partecipazione alle coppe europee. Le parole più usate in tutti i discorsi programmatici, intrisi di buoni propositi senza scadere nel sensazionalismo, sono “comunità” e “crescita sostenibile”, assieme ai già noti slogan “Audaci” e “Be Bold”. La CSGI è ben consapevole che in una prima fase sarà necessaria una discreta iniezione di capitali (“capitali che abbiamo” tiene a precisare de Meo), ma gli investimenti dovranno essere effettuati per gradi, costruendo mattone dopo mattone iniziando dalle fondamenta, quel settore giovanile attualmente sottodimensionato e piuttosto trascurato che dovrà divenire un punto di riferimento -il faro per usare il vocabolo pronunciato da da Fitzann Reid- per il basket non solo triestino, ma per tutta l’area di influenza triestina. In una situazione di questo genere gli sponsor, che saranno di livello internazionale oltre a quelli appartenenti al territorio, saranno il corollario, una delle voci di entrata in un business plan che prevede l’autosostenibilità nel medio termine, come del resto è successo fino a giovedì mattina giorno del closing che ha visto passare di mano una società sana, con i conti in equilibrio, che non fa registrare alcuna perdita economica. Il club dovrà anche diventare parte integrante della comunità triestina, essere attrattivo come spettacolo sportivo e di contorno, tornare a riempire l’arena così come riusciva a fare prima del Covid. Le nuove idee non mancano, ma non saranno comunque di rottura, rimarranno rispettose delle usanze e delle abitudini del pubblico italiano (Reid si stupisce del silenzio nei palazzetti italiani durante l’half time: qualcosa per coinvolgere il pubblico nel riposo lungo si farà, ma senza “violenze”). Al centro, comunque, rimane il progetto sportivo, con la consulenza e la supervisione di Connor Barwin (ex atleta professionista nella NFL): l’intenzione è quella di far tesoro di esperienze e relazioni nella NBA ed in altri sport di vertice negli Stati Uniti per replicarle a Trieste. E’ un progetto che nelle intenzioni vuole trasformare il club in una sorta di magnete per attrarre giocatori, soprattutto americani, che devono vedere questa realtà come una occasione di crescita, una vetrina per la propria carriera.
Naturalmente è troppo presto per parlare di quantificazione del budget per la prossima stagione, sebbene il business plan e la road map del progetto siano già ben chiari e studiati. Intanto, non bisogna lasciare nulla di intentato per raggiungere la salvezza al termine della stagione in corso, obiettivo che a questo punto diviene indispensabile se non vitale. L’arrivo di Michele Ruzzier era già stato concordato con CSGI sia sul piano economico che su quello sportivo, così come l’arrivo di Emanuel Terry, arrivato a Trieste anche con la raccomandazione del suo amico Javonte Green (i due sono seguiti dallo stesso procuratore). Non si è ancora deciso se passare al 6+6 o meno, ma la volontà di trattenere tutti gli attuali giocatori, Pacher compreso, potrebbe portare a questa costosa decisione. A proposito di progetto sportivo: i giovani proprietari ripetono più volte l’importanza di coach Legovich, lo considerano il loro punto di partenza ed il fulcro per la realizzazione della crescita. Davvero una iniezione di fiducia per l’allenatore triestino, sottovalutato e semisconosciuto dai più in Italia (peraltro sempre meno, dopo l’ultimo mese della sua squadra), oltremodo apprezzato ed investito di responsabilità oltre oceano. L’Italia, del resto, non è mai stato un paese per giovani….
Mario Ghiacci è un fiume in piena: “E’ ora di smetterla con la cultura del sospetto, con la depressione, con il dubbio: è il momento, piuttosto, di cominciare a remare tutti dalla stessa parte con ottimismo, con la consapevolezza che stiamo assistendo a qualcosa di bello, anzi eccezionale. E’ il momento che la città torni a divertirsi con la sua squadra di basket tornando a riempire il palazzo”.
De Meo, Reid e Sekhon trovano anche il tempo di incontrare una delegazione di tifosi della Curva Nord, che legge loro una lettera per presentarsi e raccontare loro cosa significa il basket, ma anche rappresentare i colori biancorossi, per questa città: un approccio da parte dei fan totalmente diverso da quello da meri spettatori al quale sono abituati negli USA. La loro lunga giornata, iniziata con l’incontro con la squadra negli spogliatoi del Dome, continuata con la visita al palazzo della Regione e l’incontro con il presidente Fedriga, si chiude in serata con l’incontro con gli sponsor locali, ai quali viene ribadita la serietà di un progetto a lungo termine. Nel loro secondo giorno triestino incontreranno il sindaco Dipiazza in Piazza Unità e torneranno al Dome per assistere ad un allenamento della squadra. La prossima settimana sarà il turno di altri due soci, John Jeffries (medico dei Grizzlies) e quel Connor Barwin ex stella dei New York Giants nella NFL e già consulente sportivo di Trieste nell’operazione che ha portato al ritorno di Michele Ruzzier. I due si tratterranno in città fino alla partita interna contro Napoli.
Aria nuova, dunque. Entusiasmo e curiosità. Trieste accoglie i nuovi soci a braccia aperte. Da domani, però, ricominciano a contare solo i fatti.