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Trieste è brutta, sporca ma cattiva: contro Orzinuovi sono due punti

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(Photo credit: sito ufficiale Pallacanestro Trieste)

PALLACANESTRO TRIESTE AGRIBERTOCCHI ORZINUOVI 80-75 (14-14; 35-36; 60-57)

PALLACANESTRO TRIESTE

Bossi 1 (0/1, 0/2), Filloy 9 (0/1, 3/7), Rolli n.e., *Reyes 27 (10/13, 1/5), *Deangeli (0/1 da tre), *Ruzzier 9 (1/3, 1/1), Camporeale n.e, Campogrande 2 (1/1, 0/2), *Candussi 11 (3/7, 1/2), Vildera 4 (2/2), Ferrero 4 (2/2, 0/5), *Brooks 13 (2/5, 3/7)

All. Christian

AGRIBERTOCCHI ORZINUOVI

*Donzelli 5 (1/3, 1/5), *Bertini 20 (1/5, 5/7), Alessandrini 8 (1/1, 2/4), Trapani 2 (1/3, 0/1), *Gasparin 14 (3/5, 2/6), *Brown 11 (4/8, 1/1), Leonzio n.e, Zilli n.e, Ndzie, *Zugno 15 (2/5, 3/9).

All. Zanchi

Trieste sbatte il muso contro la durissima realtà: l’impatto con l’A2 di questa squadra costruita per vincere è brutto da vededre, ma per l’appunto questa è una squadra costruita per vincere, ed il risultato finale del vernissage contro Orzinuovi è fra le pochissime cose che verranno ricordate di questo poco memorabile mercoledì sera al Palatrieste.

Orzinuovi è il prototipo delle squadre che gli uomini di coach Christian si troveranno ad affrontare durante la stagione: sanno di essere strutturalmente, fisicamente, tecnicamente e numericamente inferiori, ma si rifiutano categoricamente di arrendersi prima di scendere in campo. Anzi, pensare di poter vincere in una arena che potrebbe contenere comodamente tre volte la loro, conquistando due punti che potrebbero rivelarsi determinanti nella corsa alla salvezza ma senza che nessuno possa criticarli in caso di insuccesso, dona loro quel coraggio, quello spirito indomito e battagliero contro il quale Trieste dovrà misurarsi da qui alla prossima primavera. I bresciani arrivano in Via Flavia privi di un americano, con l’altro americano arrivato da una decina di giorni, senza aver mai fatto allenamenti al completo, e quindi non le resta che mettere in atto la sua arma migliore: sporcare il gioco degli avversari, costringerli a giocare male, provarci sempre e comunque con notevole faccia tosta. La missione riesce in parte: Trieste gioca indubbiamente male nel primo tempo, scontando in avvio un po’ di tensione, di ansia da prestazione che i traguardi prefissati non possono non aver provocato. Poi i biancorossi si rilassano, cominciano a macinare gioco, costruiscono anche buoni tiri aperti ed in ritmo, fallendoli però quasi tutti. Nel secondo quarto dilatano il vantaggio oltre la doppia cifra, probabilmente pensano di aver risolto la pratica commettendo un errore che non dovranno commettere mai più a partire da domenica prossima in Toscana. L’1-17 subito a metà quarto e qualche fischio spazientito che piove dagli spalti scuotono la squadra, che semplicemente pigiando un po’ più sull’acceleratore e facendo più attenzione in difesa rimette il punteggio su un binario accettabile. E’ il primo tempo di Justin Reyes, che quando comprende che i suoi compagni sono imballati e macchinosi, imprecisi e nervosi, si mette in cattedra realizzando da ogni posizione ed in ogni situazione. Il portoricano è semplicemente immarcabile a questi livelli, e da solo, con 20 punti nei primi due quarti, si rivela l’unico terminale offensivo efficiente. Del resto, è arrivato proprio per questo: a chi sostiene che “senza Reyes avremmo finito il primo tempo sotto di 15” la risposta data dal coach in sala stampa è scherzosa ma neanche tanto: “Beh, allora meno male che Justin giochi per noi”. Dopo i primi sconcertanti venti minuti di campionato è però significativo il fatto che nonostante l’eloquente 3 su 19 da tre, una censurabile prestazione dalla lunetta, una percentuale da due appena sufficiente ed una difesa spesso in confusione Trieste finisca sotto di un solo punto concedendone appena 37 ad Orzinuovi.

Nel terzo e quarto quarto Trieste aggiusta appena il tiro, quel tanto che basta per prendere il comando delle operazioni. Orzinuovi ci prova, eccome, trovando con continuità soluzioni da tre talvolta forzate, talvolta fortunate, altre volte ben costruite che la portano addirittura in doppia cifra di vantaggio. Ma l’attenzione difensiva biancorossa cresce, così come la distribuzione delle responsabilità. I piccoli di Christian salgono in cattedra, dettano i ritmi, imbeccano i lunghi sotto canestro, e sia Candussi (autore di un primo tempo horror) che Vildera rispondono presente, erodendo velocemente lo svantaggio, ed anzi ribaltando completamente l’inerzia della gara. Trieste, una volta tornata avanti allontanando la preoccupazione che cominciava a fare capolino, ha però il demerito di non riuscire mai a scrollarsi di dosso gli avversari, mantenendo un vantaggio costante ma mai rassicurante. Con il procedere dei minuti la lunghezza della sua panchina le permette però di arrivare lucida e priva di fatica nei minuti decisivi, ai quali per contro la squadra lombarda giunge stremata e costretta a forzature che ad un certo punto smettono di venir premiate anche dalla fortuna. Trieste domina a rimbalzo (43 a 34 il computo finale) e fa le scelte giuste per conservare quel minimo margine che le consente di scrivere “2” nella casella dei punti in classifica. E, per il momento, tanto basta.

Cosa non ci è piaciuto: le percentuali al tiro da tre nel primo tempo. La costruzione macchinosa del gioco da parte di Brooks nei primi due quarti. La prestazione dalla lunetta (61% su 18 tentativi??). I sistematici ritardi negli aiuti sul perimetro costati troppe triple aperte. La disattenzione che ha permesso più volte a Bertini e Gasparin (!) di arrivare indisturbati al ferro. Il break di 1-17 subito quasi senza reazione nel secondo quarto. L’assenza del gioco di squadra nei primi venticinque minuti, costata i break avversari nonostante il puntello Reyes. I soli 18 euro devoluti per l’iniziativa Tripla di Cuore, oltretutto senza nemmeno una tabellata che sarebbe valsa 10 € dagli amici di Tripla de Tabela. La lezione, se non imparata.

Cosa ci è piaciuto: i due punti in classifica. Justin Reyes. I pochi punti concessi, nonostante tutto, nel primo tempo. La reazione di Brooks e Candussi nel secondo tempo, che dimostra carattere e qualità. La manifesta superiorità dei piccoli nonostante la serata censurabile al tiro. La lucidità delle scelte nell’ultimo quarto. Il rallentamento delle rotazioni (ancora troppo vorticose per i nostri gusti, ma meno rispetto alla pre season). Il dominio totale a rimbalzo. Gli 80 punti segnati (terzo punteggio della giornata nel girone rosso) nonostante il 28% da tre, segno che le soluzioni alternative, e l’intelligenza nel ricorrere ad esse, non mancano. Il gioco di squadra, quando contava. La versione difensiva di Candussi anche quando in attacco non ne veniva a capo. Il muso duro di Jamion Christian prima e durante il time out chiamato sul -10, prima volta senza sorriso dal suo arrivo a Trieste: della serie, quando ce vo’, ce vo’. Il fatto che finalmente siamo riusciti a distinguere Christian a meno di 150 metri di distanza. La reazione rabbiosa -e fruttuosa- dopo il suddetto time out. La lezione, se imparata.