(Photo Credit: sito ufficiale Pallacanestro Trieste)
Unieuro Forlì – Pallacanestro Trieste 49-72 (10-20, 13-19, 15-9, 11-24)
Unieuro Forlì: Xavier Johnson 10 (2/7, 0/3), Fabio Valentini 10 (2/4, 1/6), Daniele Magro 9 (2/3, 0/0), Luca Pollone 7 (0/0, 2/4), Daniele Cinciarini 7 (2/5, 1/9), Federico Zampini 4 (0/2, 0/4), Davide Pascolo 2 (1/4, 0/0), Maurizio Tassone 0 (0/0, 0/1), Todor Radonjic 0 (0/0, 0/3), Michele Munari 0 (0/0, 0/1), Edoardo Zilio 0 (0/0, 0/0), Matteo diego Borciu 0 (0/0, 0/0)
Tiri liberi: 19 / 24 – Rimbalzi: 25 5 + 20 (Xavier Johnson 6) – Assist: 8 (Xavier Johnson, Fabio Valentini, Luca Pollone 2)
Pallacanestro Trieste: Francesco Candussi 20 (3/8, 4/8), Michele Ruzzier 17 (1/1, 4/7), Justin Reyes 9 (1/4, 1/2), Giovanni Vildera 9 (4/10, 0/0), Eli jameson Brooks 8 (1/1, 1/5), Stefano Bossi 6 (0/1, 2/3), Ariel Filloy 3 (0/1, 1/8), Lodovico Deangeli 0 (0/0, 0/0), Giancarlo Ferrero 0 (0/0, 0/0), Leo Menalo 0 (0/0, 0/0), Danny Camporeale 0 (0/0, 0/1)
Tiri liberi: 13 / 15 – Rimbalzi: 46 13 + 33 (Justin Reyes 12) – Assist: 13 (Michele Ruzzier 6)
Ne mancavano 9, di vittorie, solo due settimane fa. Ora ne mancano 5, Trieste non è nemmeno a metà dell’opera, però nella sua esibizione in Gara 1 a Forlì, nella quale ribalta per la seconda serie playoff consecutiva lo svantaggio del fattore campo (lo dovrà fare almeno un’altra volta), dimostra di essersi trasformata nella vera mina vagante della post season. Una outsider inaspettata e che godeva di scarsissima considerazione dai bookmakers alla vigilia di una post season alla quale arrivava zoppicando, rischiando addirittura di non arrivare quinta, dopo sconfitte su campetti di periferia che facevano desiderare ai più una fine veloce e pietosa di questa stranissima stagione. Godeva di scarsissima considerazione anche da parte di un ambiente romagnolo arrivato a questa semifinale, pur priva della sua stella americana, forte di una incrollabile fiducia nei propri mezzi, della certezza di poter arrivare a disputarsi la seconda finale in due anni senza correre particolari rischi. Atteggiamento un po’ snob che di certo non fa parte del bagaglio di esperienza di coach Antimo Martino, che ovviamente non ha sottovalutato avversari e rischi, ma in effetti l’approccio alla partita da parte della sua squadra ha tradito sicumera e confidenza che alla fine le si sono interamente ritorte contro. C’è però da considerare i meriti di una Trieste trasformatasi improvvisamente in squadra dura e solidissima prima di tutto dal punto di vista mentale. In un ambiente sicuramente molto più caldo rispetto al triste deserto del Palaruffini, gli esperti giocatori biancorossi, che di queste sfide nella loro carriera ne hanno vissute a decine, non si lasciano per niente impressionare. Aggrediscono una partita che era iniziata con la siderale bomba di Valentini, potenziale incipit della solita marcia ad alta intensità cestistica alla quale i tifosi romagnoli sono stati abituati da una stagione sempre al vertice, ribaltandone immediatamente l’inerzia, sfruttando la serata sontuosa al tiro di Francesco Candussi ed il fosforo di Michele Ruzzier, ponendo velocemente fra sé e gli avversari un vantaggio in doppia cifra che in una partita playoff a bassissimo punteggio costituisce di per sé stesso quasi una sentenza. Se Forlì litiga ripetutamente con il canestro, intestardendosi nel cercare conclusioni da lontano che si rifiutano di entrare, se gli esterni di Martino cercano conclusioni improbabili nei primi cinque-sei secondi di azione per non permettere alla difesa triestina di prendere le opportune distanze, lo si deve anche alla pressione nel back court della squadra di Christian, che a Forlì compie infatti il suo capovalore soprattutto in fase difensiva. Vengono limati praticamente tutti i difetti che avevano rischiato di far sfuggire di mano ognuna delle tre gare vinte con Torino, i cambi difensivi sono puntali e perfettamente sincronizzati, i tagli dal lato debole mai un pericolo, il tagliafuori è riassunto nell’impietoso squilibrio nella conta dei rimbalzi (un 51-28 che si commenta da sé), che hanno concesso alla squadra triestina innumerevoli possessi supplementari in attacco, oro colato specie nel quarto quarto quando era imperativo far scorrere velocemente le lancette del cronometro. In una situazione come questa, alla luce del dominio totale sotto canestro e nel mid range, considerata la serata horror forlivese al tiro da tre, paga anche la scelta di “battezzare” i tiratori di casa preferendo evitare che possano conquistare il rimbalzo, scelta costata qualche punto in momenti importanti nella terza frazione ma tutto sommato nei limiti dei margini di sicurezza costruiti nei primi due quarti.
Oltre all’ottima difesa -che tiene Forlì a meno di 50 punti a casa sua- Trieste dimostra ancora una volta grande coesione e forza mentale nel momento di massimo sforzo degli avversari, rientrati nel terzo quarto da un -20 a 17 minuti dalla fine che parevano irrecuperabili ad un -10 con palla in mano ed un palazzetto (quasi) intero a spingerli. In quel momento, a cavallo fra terzo e quarto quarto, Trieste non si scompone, continua a difendere con intelligenza, si inceppa per molti minuti in attacco ma non si disunisce, continua a non snaturare il suo gioco senza esagerare nel tiro da tre punti come troppo spesso avvenuto in situazioni simili durante la stagione. E soprattutto non concede nulla all’attacco forlivese, costretto a prendersi conclusioni improvvisate ed a bassissima percentuale che finiscono per far perdere alla squadra di Martino l’inerzia della partita, stavolta in modo definitivo. Anche perchè, quando più conta, anche stavolta Jamion Christian trae enorme fatturato dal quoziente cestistico fuori scala di Michele Ruzzier, rimesso in campo dopo qualche minuto in panca gravato da tre falli. Michele si prende responsabilità da oltre l’arco, innesca i compagni, recupera palloni, gestisce i ritmi ed i tempi mettendo di fatto un macigno su Gara1. Sopra le righe anche la prestazione di Francesco Candussi, migliore realizzatore ed infallibile da tre, ma soprattutto attentissimo in difesa dove annulla a turno Magro, Pollone, Johnson e Pascolo. Avesse evitato quel paio di stoppate subite la sua partita sarebbe stata decisamente perfetta.
Ora sarà necessario essere abili a resettare completamente Gara1 dalla mente. Si sa, nei playoff vincere di uno o di 23 non fa alcuna differenza, quarantotto ore dopo si inizia da zero a zero una partita completamente nuova, imprevedibile e disseminata di insidie. Ciò vale ovviamente anche per Forlì, che non potrà sperare in una seconda gara da 1 su 9 al tiro di Ariel Filloy, 17 punti in due di Brooks e Reyes o 19 palle perse triestine. Ma Trieste, dal canto suo, dovrà aspettarsi la reazione di una squadra umorale, che vive di spinta ed entusiasmo, che si innesca a fiammate e quando lo fa è pressoché impossibile fermarla. Dovrà anche aspettarsi percentuali difficilmente replicabili al tiro, il 4/31 (13%) da tre romagnolo Trieste non lo ha mai toccato neanche lei nei momenti più bui della stagione quando ricorreva esclusivamente e per frustrazione al tiro da lontano. E’ da dare per scontata la reazione d’orgoglio di giocatori come Cinciarini, annullato anche dal punto di vista morale dalla difesa triestina, che ne ha annientato anche i deboli tentativi di provocazione. Un animale ferito e con le spalle al muro è ovviamente più pericoloso, ma ora Forlì sa che non può più sbagliare e questo potrebbe appoggiare sulle sue spalle ansie e pressioni inedite in una stagione trascorsa sostanzialmente a vincere. C’è anche da dire che, al netto del fatto che Forlì una volta battezzata persa la partita ha evidentemente tirato i remi in barca anche dal punto di vista agonistico per risparmiare energie, anche in questa partita la squadra triestina ha dimostrato di essere in possesso di riserve di benzina suppletive per poter aumentare i ritmi e l’intensità all’occorrenza, mentre i romagnoli sembrano al loro limite anche sotto questo punto di vista. Alla quinta partita senza un americano da quasi trenta minuti di media da inserire nelle rotazioni, l’extra sforzo richiesto al pacchetto di esterni sta forse iniziando a pretendere il suo prezzo, aspetto che potrà avere il suo peso alla luce dell’unico risultato sicuramente raggiunto da Trieste con questa vittoria: l’allungamento della serie almeno fino a Gara4.
Intanto, non arrivano sorprese nell’altra semifinale: a Desio, al termine di una battaglia sostanzialmente equilibrata, la spunta di misura Cantù su Udine. Ma, da quanto si è potuto vedere, anche quella si preannuncia come una serie lunga ed imprevedibile.