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Trieste condanna Cremona e torna settima

Tempo di lettura: 7 minuti

ALLIANZ PALLACANESTRO TRIESTE – VANOLI BASKET CREMONA   84-72

Allianz Pallacanestro Trieste: Banks 11, Davis 8, Clark 9, Konate 14, Longo, Deangeli, Mian 6, Cavaliero, Campogrande 5, Gražulis 17, Lever 14. All: Ciani

Vanoli Basket Cremona: Agbamu, Dime 8, Sanogo 5, Gallo, Poeta 2, Spagnolo 10, Kohs 3, Tinkle 10, Zacchigna, Cournooh 10, Juskevicius 24. All: Galbiati Paolo

Parziali: 26-24; 41-39; 63-56; 

Arbitri: Paternicò, Grigioni, Dori

Evidentemente è inevitabile che Trieste e Cremona incrocino i propri destini all’Allianz Dome, vivendo in questo palazzetto i loro momenti cruciali. Nel marzo 2019 i giocatori biancorossi vennero richiamati sul parquet dopo aver annichilito la Vanoli due giorni dopo lo scandalo Alma, che rischiò di cancellare la Pallacanestro Trieste dal panorama cestistico nazionale. Un paio di mesi dopo, nuova standing ovation del Red Wall al termine di una emozionante Gara 4 dei playoff, con la quale la Cremona dell’MVP Drew Crawford decretò la fine dell’avventura triestina. Tre anni dopo sono di nuovo applausi a scena aperta con i giocatori alabardati richiamati sul parquet, ma le parti sono invertite: Trieste raggiunge la salvezza matematica e rilancia, anzi, le sue ambizioni in chiave post season, Cremona, a meno di clamorosi ed improbabili miracoli, scende mestamente in A2.

Partita equilibrata per tre quarti

La partita contro l’ultima in classifica presentava comunque numerose insidie: intanto gli avversari, menomati da assenze importanti ma infarciti di giovani entusiasti e talentuosi e stranieri ben motivati a chiudere bene il campionato per mettersi in vetrina in vista della prossima stagione. La stanchezza fisica dopo la maratona di 50 minuti di appena 6 giorni fa a Bologna e la cavalcata vincente di Varese il mercoledì successivo. La perdurante assenza di Delia, che avrebbe in parte tolto a Trieste il teorico dominio totale sotto canestro. Ed infine una sorta di appagamento dopo due vittorie importanti, magari peggiorato dalla presunzione di poter vincere la partita senza particolari sforzi. Trieste, però, non è più quella di due-tre settimane fa, quella versione che balbettava contro qualunque avversaria, pareva attanagliata dall’ansia da prestazione e schiacciata dalla frustrazione di non riuscire a sbloccarsi, si abbatteva subito davanti alle difficoltà, pareva svuotata di energie fisiche e mentali. Da tre partite e due quarti (i secondi contro la Virtus) la squadra sembra rinata, è come se i giocatori avessero stretto un patto fra loro, moralmente trascinati dal tandem Davis-Banks e tecnicamente sostenuti a rotazione da protagonisti sempre diversi. La qualità del gioco non subisce particolari cadute qualunque sia il quintetto schierato, e questo, con l’innesto di Jason Clark, dona enorme profondità alle rotazioni a disposizione di coach Ciani: Clark può sostituire in modo credibile sia Corey Davis che Adrian Banks, Lever può giostrare sia da quattro che da cinque, e dunque può convivere con Grazulis anche quando Konate deve sedersi a riprendere fiato o resettare e far ripartire il sistema. E’ un vantaggio inestimabile, specie contro squadre come Cremona che lottano su ogni pallone, inventano, rimangono attaccate alla partita di puro talento, ma poi, inevitabilmente, mostrano la corda calando nel quarto decisivo contro avversari che, dal canto loro, continuano imperterriti con i loro ritmi ad imporre il loro gioco con grande intensità.

Trieste parte bene, sfrutta alla grande la superiorità tecnica e fisica nel pitturato, ma Cremona ribatte colpo su colpo. Ogni volta che l’Allianz tenta un allungo, è sempre riacciuffata in un batter di ciglia dalle invenzioni di Spagnolo, o dalle zingarate di Beppe Poeta che semina il panico in mezzo all’area o trova i compagni liberi sul perimetro. E’ un primo quarto piacevole e velocissimo, con Trieste che sembra infallibile da due: chiude con un incredibile 11 su 11 che le frutta 26 punti, ma solo due di vantaggio, dopo 10 minuti. Cremona soffre tantissimo in difesa quando Trieste riesce a servire i propri lunghi spalle a canestro, o anche con i giochi, divenuti una costante, che vedono il lungo servire le guardie sui tagli sotto canestro (4 assist per Konate). Però è anche molto abile nel gettarsi generosamente a rimbalzo in attacco: solo nel primo tempo ne cattura 8, e sono seconde e talvolta terze chance che portano fatturato. Il secondo quarto scivola via sulla falsariga del primo, con microbreak subito compensati da fiammate uguali e contrarie. E’ un basket veloce e piacevole, costellato da qualche errore di troppo ma anche da grandi gesti atletici, alley up innescati dal solito Poeta e clamorose stoppate di Konate (saranno 5 al termine della partita per il maliano). Le bombe di Cournooh tengono Cremona in linea di galleggiamento, e si va al riposo con Trieste avanti di un solo possesso (41-39). Terza frazione in cui Trieste inizia bene, si prende subito 7 punti di vantaggio e sembra indirizzare dalla sua parte il match. Nulla di più illusorio: un fulmineo 9-0 di Juskevicius, infallibile dalla sua mattonella dall’arco, riporta gli ospiti addirittura in vantaggio. Tutto da rifare, ma Trieste continua a giocare, e ruotare uomini, senza scomporsi. Redini della costruzione del gioco affidate a Clark, intensità difensiva aumentata, maggiore pazienza in attacco. L’Allianz si rimette in carreggiata, e Cremona sbanda: l’inerzia viene strappata a forza dalle mani degli ospiti, che sono costretti a forzare molte conclusioni o arrivano negli ultimi due-tre secondi dell’azione ancora con la palla in mano. Le loro percentuali cominciano a sporcarsi (tranne quelle di uno scatenato Juskevicius, che continua a bombardare senza muovere la retina), Trieste trova soluzioni importanti con un infallibile Grazulis, uscito come sempre alla distanza, e con Lever pescato meravigliosamente dai compagni nei tagli sotto canestro. E’ proprio il bolzanino, con 10 punti nell’ultimo quarto, a dilatare il gap dal +8 del 30′ fino ad un +14 che pare aver posto la pietra tombale sul match. Cremona ha un sussulto e non vuole rassegnarsi al suo destino, rimonta fino al -8 ma è un fuoco di paglia. L’Allianz ha nervi saldi, gestisce il ritmo in modo magistrale, controlla e tiene a distanza avversari sempre più stanchi e frustrati. Finisce 84-72 (terza partita di seguito oltre gli 80 punti per l’ex attacco meno prolifico del campionato), con i giocatori triestini a festeggiare sotto la curva dopo due anni e due mesi esatti: l’ultima volta che accadde fu dopo il buzzer beater di Fernandez per la vittoria su Sassari del febbraio 2020.

Ambizioni rilanciate, ora Trieste non si può (deve) più nascondere

Sagaba Konate dominatore sotto canestro

Le sconfitte di Sassari in casa con la Reyer, di Reggio Emilia che ne prende 32 a Brescia, e quella più prevedibile di Pesaro in casa con la Virtus proiettano nuovamente Trieste al settimo posto, ricollocandola nella griglia playoff dopo più di un mese di oblio e nuvole nere sul futuro. Ma non è solo una questione di risultati dagli altri campi: l’Allianz ora pare essersi nuovamente reimpadronita del proprio destino indipendentemente dalle avversarie, sembra tornata a divertirsi a giocare a pallacanestro e pare anche permeata da quella motivazione e quel furore agonistico, latitante a partire dai quarti di Coppa Italia e dalle vertigini causate dal raggiungimento del terzo posto al termine del girone d’andata, ma impostole dai proclami senza mezze misure dei suoi due americani “veterani” e dalla consapevolezza di aver trovato in Clark una sorta di coltellino svizzero in chiave cestistica. Che poi di questo nuovo corso siano testimoni dal vivo i soliti pochi appassionati è qualcosa con la quale la società dovrà prima o poi iniziare a fare i conti in vista della prossima stagione: ma quei pochi si fanno sentire, incitando costantemente la squadra, sostenendola nei momenti di difficoltà e gratificandola alla fine. E’ comunque una bella e desueta sensazione, energia pura per giocatori che nelle ultime tre partite potrebbero anche essere capaci di compiere un’impresa considerata un miraggio irraggiungibile solo una settimana fa.

I prossimi impegni

Prossima fermata, Brindisi: anche nel caso dell’ex bestia nera (sconfitta all’andata, con maledizione svanita) le parti saranno invertite rispetto alle ultime tre stagioni. Con la sconfitta a Treviso e la netta vittoria della Fortitudo ora i pugliesi, inchiodati a 22 punti, sono impelagati addirittura nella lotta per la salvezza: sarà una dura lotta fra due squadre fortemente motivate e dal roster di qualità equivalente, ma la Trieste ultima versione ha faccia tosta sufficiente per scendere nella ex habitat dell’MVP Adrian Banks e sfatare un altro taboo, sconfiggere Vitucci a casa sua. Poi si andrà a Casale, con mille ricordi a riaffiorare su quel magico parquet: di quella incredibile partita del giugno 2018 saranno nuovamente in campo da avversari Daniele Cavaliero e Jamarr Sanders. Come andò a finire allora, e chi dei due vinse la sfida, è scritto nei libri di storia del basket giuliano. E poi c’è la bastonata di Coppa Italia da vendicare. Si finirà con il derby in via Flavia contro Treviso, e potrebbe essere una partita decisiva per entrambe. Di certo sarà l’ultima partita con il marchio Allianz a campeggiare sulle canottiere triestine, da quel giorno inizierà di fatto una nuova era.

Le pagelle dei biancorossi

Banks 7+: doppia cifra con l’80% al tiro, 5 rimbalzi e 3 assist. Giornata in pantofole per il pistolero, che controlla sornione che le sue creature non deraglino rifiatando dopo una settimana over the top. Davis 6+: 2 su 5 al tiro e tre palle perse per il play, la cui utilità contro Cremona non si misura però nei numeri. Consueta grinta, feroce accanimento difensivo (e naso spaccato involontariamente a Kohs), energia per i compagni. Clark 7: senza eccellere in nessuna statistica, il nuovo arrivato risulta fondamentale per dar fiato sia a Davis che a Banks, e lo fa senza abbassare la qualità del quintetto. Credibile ed affidabile. Konate 8: 31 minuti in campo senza bestialità né tecniche né mentali, con il 50% al tiro, 8 rimbalzi, 5 stoppate e 4 assist. Terza partita da protagonista, a questi livelli è dominante. Mian 6: inizia bene, poi si spegne a livello realizzativo. Ma difende con attenzione. Cavaliero 6: continua a litigare con il canestro, ma due dei suoi tre assist di serata sono da cineteca del basket e gli valgono la sufficienza. La sfida con l’altro grande vecchio Beppe Poeta deve averlo stimolato. Campogrande 6: 5 punti in 22 minuti con il 50% al tiro, una bomba importante ed una difesa attenta. Grazulis 8/9: partita pressoché perfetta da 17 punti e 9 rimbalzi in 31 minuti con 8 su 9 al tiro totale e 7 su 7 da due. Il lettone gioca una pallacanestro tecnicamente lussuosa, fra i roster “umani” semplicemente non ha avversari al suo livello. Lever 7/8: il bolzanino piace anche in versione “5”, in cui si sente sempre più a suo agio. Si fa trovare pronto sui tagli a ricevere gli assist dei compagni, ha senso della posizione sotto canestro sia in ambito realizzativo -14 punti per lui- che a rimbalzo, può solo migliorare e mettere su qualche chilo di muscoli. Poi potrà essere l’elemento attorno al quale costruire la squadra del futuro. (Deangeli e Longo ng). Ciani & coaching team 8: per la terza volta preparano bene la partita, togliendo completamente quel substrato di pericolosi alibi che avrebbero potuto minare la testa dei giocatori: contro Cremona, più che dal punto di vista tecnico, era fondamentale preparare l’impegno sotto l’aspetto mentale. Obiettivo evidentemente raggiunto.

La classifica

1.Virtus Bologna46
2.Olimpia Milano42
3.Germani Brescia38
4.Derthona Tortona30
5.Reyer Venezia30
6.Dinamo Sassari26
7.Trieste26
8.Reggio Emilia26
9.Pesaro24
10.Treviso22
11.Varese22
12.Aquila Trento22
13.Brindisi22
14.Napoli20
15.Fortitudo Bologna18
16.Vanoli Cremona14