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Trieste come da pronostico: Cividale sconfitta 76-86

Tempo di lettura: 4 minuti

GESTECO CIVIDALE 76
PALLACANESTRO TRIESTE 86

(23-21; 38-51; 59-67)

GESTECO CIVIDALE
Marangon 9, Redivo 19, Miani 15, Balladino, Mastellari 3, Rota 6, Balde, Furin 11, Bartoli, Barel, Isotta 9, Dell’Agnello 4. All. Pillastrini

PALLACANESTRO TRIESTE
Bossi, Filloy 9, Rolli, Reyes, Deangeli 13, Ruzzier 7, Camporeale, Campogrande 19, Candussi 14, Vildera 4, Ferrero 8, Brooks 12. All. Christian

Arbitri: E. Bartoli, Morassutti e Spessot

I debutti, si sa, portano sempre un po’ di ansia. E poi, il primo derby regionale ufficiale, la prima trasferta su un campo ostico, l’impazienza di mettere in pratica il frutto delle lunghe sessioni di apprendimento delle direttive di Jamion Christian. Ma la palla a due, si sa anche questo, spazza via ogni dubbio ed ogni timore, ed la pallacanestro torna ad essere quel gioco che rimane meraviglioso anche in una palestra da 2500 posti dopo un lustro trascorso a calcare il parquet più blasonati della penisola.

A Cividale, prima tappa della Supercoppa 2023 per la Pallacanestro Trieste, l’illusione di poter ammirare finalmente la squadra al completo dura giusto i minuti che servono a Vildera per uscire dolorante dal campo senza farvi più ritorno. Reyes conclude la sua serata con il riscaldamento, Bossi ha giusto il tempo di riassaporare l’impegno agonistico per poi tornarsi a sedere in panchina. Pur con l’intero compito di farsi spazio sotto canestro addossato interamente sulle spalle di Francesco Candussi, Trieste trova comunque le giuste soluzioni per tramortire alla distanza le velleità ducali, utilizzando la sua arma prediletta da oltre i 6.25 per scavare un solco nel punteggio che poi, nonostante piccoli strattoni, mantiene senza sforzo apparente fino alla sirena finale.

Trieste soffre inaspettatamente soprattutto in difesa, gli aiuti sui tiratori dalla distanza arrivano spesso in ritardo consentendo conclusioni ad altissima percentuale, con Redivo e Furin nel primo tempo, Marangon ad inizio ripresa, lasciati incomprensibilmente liberi con piedi a terra (clamorosa la percentuale da tre di Cividale nei primi venti minuti), mentre c’è sofferenza sotto canestro soprattutto per una approssimativa esecuzione del tagliafuori che permette la conquista di rimbalzi offensivi e seconde chance in misura decisamente eccessiva soprattutto considerando l’assenza del centro titolare di Pillastrini, Matteo Berti. Ma come spesso successo in questa pre season coach Christian dispone di soluzioni pressoché infinite, sia in quanto a quintetti che in quanto ad arsenale offensivo. E così, quando Campogrande e Filloy si mettono in proprio da oltre l’arco, Trieste pigia sull’acceleratore conquistando. a metà secondo quarto un vantaggio in doppia cifra che neanche il massimo sforzo dei gialloblu in apertura di terzo e quarto quarto riesce a scalfire in modo preoccupante. Quando serra le fila in difesa, circostanza che avviene solo per brevi tratti durante la partita, la squadra di Christian riesce a portare Cividale a concludere negli ultimi due-tre secondi di ogni azione, tiri a bassa percentuale di realizzazione che solo la bravura fuori dagli schemi di Redivo riesce ad evitare si trasformino in un break pesantissimo. Una fiammata di Marangon ad inizio secondo tempo, con due bombe di fila dai due angoli, fanno comprendere al coach triestino che “battezzare” l’esterno friulano scegliendo di intasare il pitturato lasciando sguarnito il perimetro dalla sua parte fosse una scelta totalmente errata: difesa aggiustata in corsa, quintetto inedito quanto inatteso con tre piccoli (Brooks, Ruzzier e Bossi più Filloy e Ferrero o Deangeli) contemporaneamente in campo anche senza Vildera e Candussi che sorprende Pillastrini e bagna definitivamente le polveri dei ducali da lontano, unica arma per tentare di ricucire lo strappo in extremis. Ed infine, con una decina di punti da difendere e tre minuti da giocare, Christian si può rifugiare nel quintetto più affidabile, quello con maggiore esperienza, quello dotato di giocatori che non esitano a prendersi il tiro importante e che fanno valere gli anni passati a calcare parquet al piano superiore più con furbizia che con la tecnica. Tecnica, però, che non latita di certo in alcuni dei pezzi pregiati: ammirare i movimenti e le scelte di Ariel Filloy è come guardare una vetrina di Tiffany. Vedere da vicino gli assist no look di Ruzzier che mandano la difesa ad acquistare i (peraltro ottimi) panini di porchetta al bar del palasport pescando liberissimo Candussi sotto canestro fanno intuire come siano ben pochi i giocatori di questo livello in quel ruolo in questa categoria.

Nonostante la sconfitta, piace comunque lo spirito indomito dei giovani di Cividale, ottimamente condotti da un coach esperto e motivatissimo, con un pubblico rumoroso e corretto che rende l’ambiente decisamente ostico per gli avversari. Venire al Palagesteco e pensare di uscire con due punti, specie quando i ducali scioglieranno le riserve sul secondo visto da spendere, sarà un problema vero per tutti.

Come prevedibile, ora diventa decisivo lo scontro fra Trieste ed Udine: chi vincerà venerdì sera al Palatrieste passerà il turno. Ma contro Clark, Da Ros, Alibegovic e Delia la musica sarà decisamente diversa.

Cosa ci è piaciuto: la vena ritrovata di Campogrande, la classe inarrivabile di Filloy, l’ultimo quarto di Ruzzier, la predominanza fisica di Candussi, la fase offensiva di Deangeli, l’esperienza di Ferrero, l’assenza totale di forzature in attacco, Filloy e Ferrero in piedi accanto a Christian ad incitare i compagni in difesa, l’assunzione di responsabilità al tiro di Brooks nei minuti finale.

Cosa non ci è piaciuto: il tagliafuori difensivo, i ritardi sugli aiuti sul perimetro, gli sporadici cali di concentrazione, le palle perse banalmente, la fase difensiva di Deangeli e Ferrero (a tratti, ma non quando contava), i troppi rimbalzi offensivi concessi, l’inaspettata sofferenza sotto canestro nel primo tempo