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Trieste cicala, Treviso vince nel finale

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TREVISO – TRIESTE   83 – 78

Nutribullet Treviso Basket: Iroegbu 16, Sarto, Torresani 2, Zanelli 10, Jurkatamm 5, Vettori ne, Sorokas 6, Faggian, Cooke 10, Jantunen 12, Sokolowski 19, Simioni 3. All. Nicola

Pallacanestro Trieste: Gaines 17, Pacher 14, Bossi 4, Davis 4, Spencer 17, Deangeli 11, Marcius, Antonio, Campogrande 5, Vildera 6. All. Legovich

Parziali: 27-25; 38-39; 55-63

Arbitri: Bartoli Enrico di Trieste (TS), Wassermann di Trieste (TS) e Roiaz di Muggia (TS)

Pallacanestro Trieste quarta al torneo di Jesolo, a vincere la finalina è la Nutribullet Treviso dopo una partita passata a rincorrere i biancorossi. Legovich deve fare a meno di Lever e Bartley, Nicola non schiera Zanotti e Adrian Banks.

A differenza della netta sconfitta subita la sera prima con Venezia, Trieste combatte e mostra sprazzi di buon basket, trovando buone soluzioni anche in attacco, perlomeno per tre quarti di gara. Quando la partita pare in cassaforte, con vantaggio in doppia cifra ad una manciata di minuti dalla sirena finale, i biancorossi però incocciano sulla difesa granitica di Treviso, che con un 12-0 si riprende l’inerzia dell’incontro e mette la freccia nel punteggio, chiudendo in surplace davanti ad avversari andati totalmente in confusione negli ultimi 180 secondi.

Continua a tappe forzate il processo di integrazione di Skylar Spencer, al momento l’emergenza più pressante per coach Legovich, dal momento che ormai mancano solo sette giorni all’esordio in campionato. Spencer è un giocatore prettamente difensivo, dove mostra indubbiamente le sue doti migliori, con la sua velocità di piedi e l’ottimo senso della posizione che gli permette di difendere su qualunque avversario. Appare però ancora avulso dal gioco offensivo, e ciò può essere naturalmente ascritto ai soli quattro giorni di presenza a Trieste. Peraltro, conquista 9 rimbalzi e realizza con un buon 6/9 da due, sebbene prediliga le affondate al ferro data la limitatezza delle soluzioni tecniche ascrivibili al suo arsenale. L’impressione è che quando riuscirà a perfezionare l’intesa con Davis, specie sui pick and roll, potrà divertirsi e divertire. Spencer sarà in ogni caso fondamentale nelle lunghe settimane di assenza di Lever, perché il suo rendimento sotto canestro permetterà di “liberare” forze nel ruolo di 4.

Per il resto, soliti problemi strutturali per un roster destinato a dover sputare sangue sul parquet per riuscire ad essere competitivo in un campionato che di certo non regalerà nulla. Piace Gaines in quintetto, forse psicologicamente rinfrancato da non avere per forza addosso la responsabilità di entrare a freddo e spaccare in due la partita con la sua vena realizzativa, che evidentemente ha bisogno di “rodaggio” e non può essere accesa a comando. Aspetto fondamentale soprattutto quando si prolunga la rottura con il canestro di Luca Campogrande, all’ennesima partita praticamente a secco, in cui il tiro dall’arco si ostina a non voler entrare: Trieste sembra non avere alternative, anche perché né Davis, né Bartley sono degli specialisti, mentre Pacher, che quando ci prova spesso ci prende, ha decisamente altri compiti. L’altro rebus senza soluzione per il coach è quello del playmaking. Davis sembra molto preso dal suo ruolo di leader tecnico, è fisicamente in forma, si danna l’anima anche prendendosi iniziative personali quando salta ogni schema. Ma il buon Corey non potrà giocare 40 minuti a partita, e purtroppo Stefano Bossi non pare in grado di tamponare il ruolo per più dei secondi necessari a far rifiatare e dissetare il regista titolare: lo sanno soprattutto gli avversari, che come squali davanti al sangue lo aggrediscono già nella sua metà campo dal momento in cui riceve la rimessa dal fondo, facendo perdere secondi fondamentali per la costruzione di attacchi efficaci. Gaines e Bartley potranno metterci una pezza, soprattutto il secondo pare dotato di discrete capacità di ball handling, ma è facilmente intuibile come sradicare i due dalle loro doti naturali toglierebbe pericolosità soprattutto all’arsenale offensivo.

E’ inutile girarci attorno: il 5+5 porta con sé il rischio di veder inceppare le rotazioni in caso di uno o due assenze. La coperta è cortissima già a pieno organico, con l’assenza contemporanea di due giocatori in ruoli nevralgici, i giocatori da utilizzare con affidabilità scendono a 6-7, e questi non possono che arrivare sfiancati e poco lucidi nei finali di partita, determinando pericolosi black out come successo a Jesolo, black out che in partite punto a punto costeranno invariabilmente i due punti. Se non altro, comunque, sconfitte “indolori” come quelle di Jesolo forniranno ulteriori spunti di riflessione al coach ed ai giocatori, primo fra i quali è costituito dal fatto che questa squadra non potrà permettersi il lusso di avere l’arroganza di credere di aver vinto le partite, anche se sembrano nelle sue mani, finché non sentirà suonare la sirena finale.

Non è comunque più il tempo delle analisi preventive. Rien ne va plus, direbbero i croupier: la Pallacanestro Trieste, per il momento, è questa, e deve fare di necessità virtù. Da domani inizia la preparazione dei dispositivi anti-Pesaro, un incontro che sarà il più importante (perché, forse, il più abbordabile) dell’intero mese di ottobre, in questo inizio di campionato ideato dal Diavolo in persona. Il cuore deve già da subito andare oltre l’ostacolo.

(Photo Credit: Pagina Facebook ufficiale Pallacanestro Trieste)

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