tsportinthecity

Tortona-Trieste 80-69: le pagelle dei biancorossi

Tempo di lettura: 5 minuti

Gaines 6-: fa quello che può in attacco, sparacchiando spesso a salve con tiri fuori ritmo, stavolta però dettati più dalla frustrazione o dalla necessità che da sue precise scelte poco condivisibili ed avulse dal sistema. Tira con il 67% da due e con il 43% da tre, ma al di là delle percentuali fallisce alcuni tiri che avrebbero potuto potenzialmente riaprire la contesa. Costantemente in ritardo, invece, in difesa, dove lascia chilometri di vantaggio ai tiratori avversari, che spesso trovano soluzioni piedi a terra in uscita dai blocchi senza che nessuno degli esterni triestini, lui compreso, decida di provare ad anticipare. Atteggiamento esiziale che costa i due punti.

Bossi 4: cinque minuti con un palleggio sul piede e palla persa che costa un contropiede, ed un airball da tre nell’unico tiro tentato. 1 assist e zero di valutazione finale. Al netto del minutaggio limitatissimo nella sua 101esima partita in biancorosso, dimostra di non poter reggere il campo, fisicamente e tecnicamente, contro Candi e Tavernelli. E meno male che Christon si limita da solo.

Davis 5-: sembra di rivedere la raccapricciante versione di Corey a Verona. 7 punti con 3 canestri su 10 tentati e 4 palle perse, tutte in modo banale, apparentemente frutto di una inspiegabile quanto inattesa scarsa concentrazione. Fallisce anche un paio di tiri dalla sua mattonella dalla media distanza. Finisce con un desolante -2 di valutazione che Trieste su questo campo non si può permettere se arriva da un pilastro fondamentale nelle rotazioni. Anche lui pigro e rinunciatario in difesa come i compagni di reparto, lascia aperte autostrade sia sul perimetro che in penetrazione. La prestazione mostruosa di Candi nel terzo quarto viene gentilmente offerta dai metri e secondi di vantaggio di cui la guardia piemontese può usufruire, al di là del fatto che poi le triple in campo aperto devi anche metterle, particolare che sul parquet piemontese pare sfuggire del tutto agli esterni triestini. Escluso dal quintetto iniziale, nel quale Legovich gli preferisce Ruzzier: evidentemente il coach aveva notato qualche particolare fuori posto nell’approccio già durante la settimana.

Spencer 6-: 32 minuti in campo con soli 4 punti ed otto rimbalzi che arrivano soprattutto nel garbage time finale. Affolla l’area sottraendo spazio a Terry quando sono entrambi in campo insieme, ed il rispettivo rendimento ne risente pesantemente, anche in termini quantitativi (numero di tiri tentati). In generale viene portato a scuola dal punto di vista tecnico da un Tyler Cain che brutalizza in pantofole lui e tutti i lunghi biancorossi per tempismo, senso della posizione, fisicità e voglia.

Deangeli 5: stavolta all’uomo in missione viene affidato un compito più grande di lui. Partito in quintetto, Legovich prova la carta piuttosto azzardata di utilizzare il capitano per cercare di contenere Daum, giocatore multidimensionale capace di essere esiziale allo stesso modo sotto canestro e dal perimetro. Trieste è pressoché priva di contromisure contro giocatori con queste caratteristiche, e Deangeli non può costituire un ostacolo credibile per l’ala americana di Tortona. Alla fine l’esperimento dura pochi giri di lancetta nel primo quarto, nei quali Daum rischia già di andare in doppia cifra. La rinuncia a Pacher, del resto, costringe nuovamente Legovich a riadattare giocatori in ruoli non loro, anche se c’è da ammettere che indipendente da questo il roster piemontese è dotato di soluzioni infinite, con una panchina sconfinata in rapporto a quella triestina. 2 punti su tre tiri tentati, due rimbalzi, 1 di valutazione per Lodo, davvero non la sua partita migliore, ne quella più consona alle sue caratteristiche.

Campogrande ng: i consueti pochi istanti sul parquet con un tabellino completamente intonso. Ai margini

Vildera 6+: è il lungo che lotta di più, in 8 minuti tira con il 100% (due su due da sotto) e cattura cinque rimbalzi, non si sottrae alle solite sportellate sia con Cain che con Radosevic (con il quale, tiro dalla media a parte, combatte praticamente alla pari). Però quando è in campo è spesso isolato, e soprattutto in attacco nulla può contro il presidio del pitturato piemontese. Sufficienza piena soprattutto per incoraggiamento e nel confronto con i compagni di reparto.

Bartley 7: segna 23 punti in 31 minuti in campo, ma dalle sue mani partono ben 22 conclusioni, delle quali ne mette a segno solo una su tre. Però è l’unico a tentare di limitare l’emorragia offensiva triestina, è l’unico a prendersi responsabilità quando gli asfittici e semi immobili attacchi biancorossi rischiano di far morire le azioni con la palla in mano, cattura anche 8 rimbalzi ed alla fine ottiene la migliore valutazione (+22). Si riscatta rispetto alla prestazione insufficiente contro Milano, si eleva sulla desolante prestazione dei compagni, ma non riesce ad invertire l’inerzia dell’incontro quando ne avrebbe l’opportunità in apertura di terzo quarto.

Lever 4: è rimasto l’unico lungo in grado di poter costituire una minaccia da lontano, ma non ci prova nemmeno, permettendo agli avversari nel suo ruolo di collassare tutti in area ignorando il rischio di poter essere puniti da fuori ed al tempo stesso blindando l’area sotto canestro. Tornato timido e rinunciatario, deve capire che ora ha nelle mani la responsabilità di un intero reparto: dopo averlo visto giocare in passato con rendimento diametralmente opposto rispetto alla scialba versione delle ultime partite, sappiamo che il bolzanino può e deve dare molto di più.

Terry 6: dimentichiamoci lo showman del primo tempo contro Milano, che gli ha permesso di esibirsi a ripetizione sopra il ferro ignorandone completamente le caratteristiche per venti minuti. Una volta, però, che i coach ed i giocatori avversari ne prendono le misure (e Ramondino è famoso per il suo lavoro certosino nel preparare le partite) ne sfruttano la monodimensionalità. E’ possibile che nelle prossime settimane si tenti di far metabolizzare alla squadra un nuovo volto offensivo che contempli la sua presenza in campo, ma al momento le due torri, quando giocano insieme, si limitano a pestarsi i piedi, ed essendo entrambi dotati di un 50 abbondante, è un problema non da poco. Anche con lui Cain si diverte a spiegare i fondamentali del centro, mentre quando si allontana a più di due metri dal ferro qualunque avversario si dimentica della sua esistenza e gli lascia chilometri di libertà, che il buon Emanuel, esattamente come il compagno Skylar, non è minimamente in grado di sfruttare. In compenso rimane in campo 32 minuti, realizza una doppia doppia da 10+10 (anche se i dieci rimbalzi arrivano in gran parte quando Tortona ha già cominciato a studiare sugli iPhone in panchina i filmati dell’avversaria nei quarti di finale di Coppa Italia) con 18 di valutazione che gli permettono di raggiungere la sufficienza piena.

Ruzzier 6-: nella giornata di abulia di Davis, opposto ad avversari che lo mettono a dura prova dal punto di vista fisico soprattutto in difesa, continua sull’onda lunga del rendimento mostrato contro Milano. Michele è in un periodo fisiologico di down anche dal punto di vista fisico, e deve ritarare tempi e meccanismi per ricomprendere nel repertorio di assist e beneficiari di pick and roll centrale anche Emanuel Terry: intesa che pare ben lungi dall’essere raggiunta. E poi, talvolta è tornato il giocatore offensivamente rinunciatario dell’inizio della sua nuova avventura triestina, versione prevedibile e poco pericolosa che pareva definitivamente tramontata. In attacco tira bene (ma poco: solo 3 volte) da due, ma fallisce tutte e tre le bombe tentate. Piazza solo tre assist, ed è un numero che per un play dalle caratteristiche di “interruttore” per i lunghi non può essere considerato sufficiente. Del resto, a Casale né Davis né tantomeno Bossi offrono sicurezze da point guard, e dunque fa di necessità virtù nonostante la serata non particolarmente brillante al tiro.

Marco Legovich & coaching team 5: stavolta subisce l’esperienza dell’avversario Ramondino, non per niente nominato coach dell’anno nella passata stagione. Il coach campano di Tortona prevede tutte le mosse del triestino, irretendo in una gabbia inestricabile i lunghi biancorossi, sfruttando alla grande il gioco perimetrale punendo qualunque versione difensiva degli avversari. Sa che i lunghi triestini non sono in grado di essere pericolosi se non da vicinissimo a canestro, e sceglie di ignorarne la presenza quando si allontanano dal pitturato, godendo così di un superiore presidio sotto canestro che gli permette di dominare a rimbalzo nei primi due quarti, quando arriva il break che si rivelerà decisivo in quanto non recuperabile. Legovich non trova le contromisure, viene anche lui travolto dalla frustrazione derivante dalla semplicità con la quale Tortona esegue i giochi in modo esiziale, trovando sempre il fondo della retina a spegnere qualunque (peraltro poco convincente) tentativo di rimonta. Infine, le curiose sperimentazioni iniziali nelle rotazioni non portano i frutti sperati.