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Star Wars: fra Trieste e Trapani è una sfida fra galassie diverse

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Secondo big match consecutivo per la Pallacanestro Trieste, che si appresta ad affrontare l’altra neopromossa che la affianca in classifica, entrambi forti di cinque vittorie in sette partite. In effetti, ora si può dire, sia Trieste che Trapani hanno ben poco, se non proprio nulla, delle caratteristiche che normalmente fanno delle nuove arrivate nella categoria le cenerentole invitate al gran ballo. 

E’ decisamente un bene per il movimento che gli incroci nei playoff della passata stagione abbiano scongiurato l’incrocio fra questi due club, perchè ciò ha permesso di portare nella massima serie due realtà ambiziose con progetti importanti, proprietà solide ed entusiaste, roster già ora in grado, perlomeno in stagione regolare e nelle competizioni “minori”, di inserirsi a pieno titolo fra le favorite, fra le più complete e credibili, fra quelle in definitiva più difficili da battere creando così un potenziale quanto salutare diversivo al noioso duopolio che ormai fa della LBA un libro di cui ogni anno si conosce già il finale. Due concezioni imprenditoriali e sportive diametralmente opposte, ma che hanno in comune la competitività immediata già al primo anno. Gli Sharks si basano praticamente per intero sulla magnanimità del classico presidente mecenate, dotato di risorse finanziarie che a questi livelli paiono illimitate, che non si pone remore ad investire anche in modo apparentemente scriteriato dal punto di vista quantitativo pur di conseguire il risultato nel più breve tempo possibile. C’è da verificare quanto un imprenditore evidentemente capace come Valerio Antonini sia disposto a proseguire ad iniettare liquidità in un giocattolo costosissimo che al momento non può ovviamente dare ritorni di alcun genere se non quelli limitati alla gratificazione personale ed a quella dei tifosi granata, ma senza il supporto di un tessuto imprenditoriale ed economico depresso, senza un impianto all’avanguardia, oltretutto situato in uno degli angoli più remoti d’Italia, senza i ritorni di immagine a livello mediatico (oltre ai diritti televisivi) che una coppa europea di rango elevato potrebbe fornire, la gestione di quel giocattolo si rivelerà non più sostenibile. Al momento è peraltro inutile porsi questa domanda: a partire dalla trionfale stagione in A2, durante la quale fra spese folli – e fuori mercato – soprattutto verso la fine della stagione, proclami altisonanti, cadute di stile, intemperanze che di riflesso hanno reso la squadra siciliana oltre che la più temuta anche la meno simpatica per i tifosi fra le 36 della categoria, la città di Trapani ha assistito prima all’allestimento di una corazzata praticamente impossibile da battere ed ulteriormente rinforzata per i playoff, alla sua meritata promozione ed alla creazione di un super roster affidato ad uno dei più celebrati coach d’Europa, che fra ulteriori proclami sulle possibilità di scudetto ed un atteggiamento leggermente più contenuto da parte del vulcanico presidente, si sta rivelando uno dei meglio pensati ed allestiti, dei più completi e vincenti dell’intera Serie A.

Sull’altro fronte, con risultati analoghi ma con molta meno medialità, sta prendendo forma una visione più simile alla gestione imprenditoriale di un club sportivo di stampo americano (del resto proprietà e direzione locale non possono smentire la loro origine culturale), con un progetto che utilizza i risultati immediati come mezzo per perseguire l’equilibrio patrimoniale in un contesto che travalica la singola partita, coinvolge la comunità cittadina ponendo fondamenta solide per permettere alla struttura di reggersi in piedi da sola senza dipendere da mecenatismi, a tendere, magari, addirittura in grado di generare utili. Una concezione forse innovativa per l’Europa, sicuramente per l’Italia, molto simile -fatte le ovvie debite proporzioni- all’impostazione di una franchigia NBA, in cui la partita domenicale è solo la punta dell’iceberg di una attività notevolmente più ampia. In comune, entrambe le concezioni hanno però la volontà di risultare vincenti sul campo da subito, ed in questa fase, specie per chi paga biglietti ed abbonamenti, a contare è solo quello. 

Questi due mondi domenica sera si incroceranno per la prima volta in assoluto, in quello che si preannuncia uno spettacolo anche a livello ambientale con quasi tutti i biglietti disponibili andati a ruba, comprese i centinaia riservati al settore ospiti: un pienone da quasi 7000 spettatori che sposta per un pomeriggio a Nordest il baricentro baskettaro nazionale.

A dispetto di quanto si potesse superficialmente presumere, Trapani durante l’estate ha speso tantissimo, ma ha anche speso molto bene, allestendo un roster completo con i nuovi arrivi che integrano, rafforzandolo, il gruppo consolidato dei top player che si sono conquistati la promozione. Un roster che coniuga tecnica e stazza, fosforo e dinamicità, esperienza e freschezza, affidato ad una guida tecnica, quella di Jasmin Repesa, vulcanica ma con un curriculum che di per sé fa giurisprudenza. Gli Sharks si possono permettere di non schierare quasi mai in quintetto AlibegovicHorton e Notae, eroi dello storico salto di categoria, facendoli entrare a partita in corso per dare la scossa quando necessario o per allungare le già infinite combinazioni di quintetti alti per presidiare il pitturato o bassi per aumentare velocità e pericolosità dal perimetro. Se lo possono permettere perchè durante l’estate sono arrivati giocatori da primissima fascia: sotto canestro il centro tedesco di 220 cm Tibor Pleiss, che nonostante i 35 anni, il recupero da un grave infortunio subito ed un certo appagamento dopo aver vinto tutto, compresa un’Eurolega ad Istanbul, sembra molto motivato e dotato di tecnica invidiabile sia (come ovvio) sotto il ferro che sorprendentemente dalla media distanza; con Chris Horton forma una delle coppie di centri stranieri più tecniche e versatili dell’intero campionato. Fra i lunghi l’innesto dell’ala ghanese Akwasi Yeboah, 197 cm di potenza e duttilità, ad occhio è forse l’acquisto meno celebrato ma anche quello più efficace dell’intero mercato siciliano. Con Amar Alibegovic (che dal canto suo deve ancora prendere completamente le misure al campionato) sarà uno dei rebus più difficili da risolvere per il defensive coordinator triestino. Fortemente celebrati sono, invece, gli arrivi dei quattro esterni: ricoperto di quattrini per strapparlo a Brescia, il nazionale italiano (ma americano di nascita) John Petrucelli si conferma difensore formidabile, gran ladro di palloni che trasforma in rapidi contropiede, micidiale anche da oltre l’arco, con capacità di ricoprire il doppio ruolo di guardia e di ala. Come se non bastasse, dall’NBA via Reggio Emilia approda sulla West Coast siciliana anche Langston Galloway, finora meno incisivo di quanto ci si potesse aspettare in campionato ma rivelatosi più volte risolutore di situazioni intricate con soluzioni chirurgiche quanto basta per portare a casa il risultato, come domenica scorsa contro Napoli. Il terzo esterno è forse il meno acclamato, ma sottovalutare l’ex Scafati Riccardo Rossato, peraltro spesso partito in quintetto, potrebbe rivelarsi un errore fatale. Infine, a disposizione di Repesa è stato messo probabilmente in miglior playmaker in LBA finora, quel Justin Robinson proveniente dalla Liga ACB spagnola, capace con leadership, imprevedibilità, letalità da oltre l’arco e nell’uno contro uno di soffiare il posto all’assoluto protagonista dei trionfi della stagione in A2, JD Notae, che nonostante un ego grande come la provincia di Trapani e Agrigento messe assieme, da secondo play trova comunque il suo equilibrio. Completano il 6+6 siciliano Stefano Gentile, un lusso impiegato pochissimo, e le ali Rey Pullazi e Marco Mollura (trapanese cresciuto nelle giovanili granata), quasi mai fatti alzare dal pino da parte di coach Repesa

Squadra imbattibile? Ovviamente no. Trapani finora ha perso solo fra le mura amiche, di misura all’esordio con la Virtus e contro Tortona. In trasferta ha strapazzato Treviso e, con una prestazione mostruosa, una Brescia fin lì in grande forma. Però arriva da 40 minuti sottotono domenica scorsa in casa contro Napoli, che ormai con le spalle al muro e con un record di sole sconfitte, ha sfoderato la partita della vita, prima rimontando e poi accumulando un piccolo gruzzolo di punti di vantaggio a pochi minuti dalla fine che solo la classe e l’incoscenza di Petrucelli e, soprattutto, di Galloway e Yeboah sono riusciti a ribaltare dilagando negli ultimi secondi. Repesa di questa partita salva solo i due punti in classifica (che non sono poco), ma la sua squadra ha ancora una volta dimostrato la sua attitudine ad accendersi a corrente alternata, facendo seguire fiammate di intensità devastante a lunghi minuti di amnesia ed involuzione. Caratteristica nella quale Trieste, soprattutto con il fattore ambientale a suo favore a spingere per accentuarne l’inerzia, dovrà tentare di infilarsi. Markel Brown o Denzel Valentine saranno gli osservati speciali di John Petrucelli, per cui per uno dei due si preannuncia una difficile giornata in attacco, d’altro canto l’altro sarà lontano da uno dei migliori difensori della Serie A da anni, e comunque entrambi hanno classe ed imprevedibilità a sufficienza per combattere ad armi pari con l’italo americano: sfida nella sfida, spettacolo che aggiunge spettacolo. Sotto canestro si preannuncia sofferenza, ma la versione più recente del centro californiano di Trieste Jayce Johnson, molto più mobile e dinamica oltre che maggiormente coinvolta nel gioco offensivo, pur rimanendo qualche centimetro (non molti per la verità) sotto la torre di Bergisch Gladbach, sembra in grado di arginarne l’ingombrante presenza sui due lati del campo, così come Francesco Candussi sarà l’uomo deputato ad attrarre il tedesco e Horton lontano dal pitturato grazie alla sua pericolosità da fuori: metterla sul piano strettamente fisico, infatti, potrebbe rivelarsi la scelta più pericolosa in quanto evidentemente sbilanciato a favore degli ospiti. Meno prevedibile la sfida fra play e guardie, con i due reparti che per caratura tecnica, esperienza ed imprevedibilità si equivalgono, con Trieste che in più potrà anche contare con la razionalità e l’organizzazione di Michele Ruzzier per dare più varietà di soluzioni. Naturalmente sarà la sfida fra 3 e 4 la maggiore indiziata ad indirizzare l’incontro. Intanto sarà necessario verificare la possibilità di tornare ad impiegare Justin Reyes, eventualità tanto fondamentale quanto improbabile: contro Yeboah, Alibegovic e sporadicamente Petrucelli, per i soli Uthoff e Brooks si preannuncia una serata da manicomio, ma ormai sappiamo bene come le sfide più difficili, specie di ritorno da una sconfitta che brucia, siano il pane quotidiano dei due equilibratori biancorossi. Campogrande potrà dare qualche minuto di fiato ai compagni, improbabile, invece, che in assenza di problemi di falli venga dato spazio al capitano Lodo Deangeli.

Quella contro Trapani sarà anche la prima partita del logo MSC sul jersey biancorosso alabardato. Data l’assenza di informazioni ufficiali sulla durata ed il contenuto economico dell’accordo di sponsorizzazione con il colosso delle crociere, dalle sue dimensioni si potrà perlomeno desumerne l’ordine di grandezza. Palla a due alle 16:30: dato il presumibile (e postumo) schieramento di sicurezza che sarà inviato ad arginare le centinaia di pacifici tifosi siciliani annunciati, è del tutto consigliabile muoversi verso il PalaTrieste con consistente anticipo.