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Severna ma giusta

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Un’altra cartolina dal cuore della penisola balcanica e, precisamente, dal luogo in cui la storia e la cultura slave si incontrano con quelle greche, dando luogo a innumerevoli diverse dominazioni nell’arco di venticinque secoli di storia, ma anche a tre diverse denominazioni negli ultimi 20 anni. Infatti, fino alla pacifica secessione dalla Jugoslavia, questo territorio si chiamava Repubblica Socialista di Macedonia, nel 1991 il nome ufficiale divenne Repubblica di Macedonia, ma iniziò una lunga disputa diplomatica e identitaria con la Grecia, che portò le Nazioni Unite ad accogliere il nuovo Stato membro sotto il nome di Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, con l’acronimo inglese FYROM. Solo nel 2019 si è addivenuti ad un accordo con i vicini ellenici, trovando l’accettabile compromesso per il quale oggi si parla di Macedonia del Nord (in macedone: Severna Makedonija).
Dopo tale lunga ma necessaria premessa, volta ad evitare rimostranze da parte di eventuali lettori greci, è tempo di dedicarsi alla squadra della capitale, il Vardar Skopje. Fondato una prima volta nel 1919 sulle sponde dell’omonimo fiume, a pochi passi dal Kamen Most (ponte di pietra), che appare anche nello stemma cittadino, passò il periodo interbellico a fondersi con altri club locali, cambiando nome e colori sociali non meno di due volte (Graganski nel 1926 e Makedonija nel 1942). Nel 1947 le più forti squadre cittadine vennero tutte riunite sotto l’egida del rifondato Vardar, la cui assemblea decise di adottare la combinazione cromatica visibile nella cartolina. In quegli anni il Vardar fece l’elastico tra la prima e la seconda divisione, cogliendo il primo successo di rilievo nell’edizione 1961 della Coppa del Maresciallo Tito, caratterizzata da numerose sorprese, fino all’eliminazione in semifinale delle due squadre spalatine: il Rabotnicki da parte del Vardar e il blasonatissimo Hajduk da parte del Varteks Varaždin, regolato poi in finale dai macedoni per 2-1.
Nel 1963 un disastroso terremoto causò migliaia di morti e rase al suolo gran parte degli edifici storici di Skopje, destando grande impressione in tutto il mondo e originando una grande gara di solidarietà internazionale. In questo drammatico contesto, si inquadrò un piccolo evento di rilevanza calcistica: il Milan, che solo due mesi prima sotto la guida di Nereo Rocco aveva alzato al cielo la sua prima Coppa dei Campioni, donò al Vardar una muta di maglie rossonere in segno di vicinanza e affetto. Da allora questi colori non sono più stati abbandonati e con essi si identificano anche le frange più calde della tifoseria locale.