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Ruzzier: l’Allianz Dome pieno è uno spettacolo unico

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(Photo Credit: legabasket.it)

E’ uno dei grandi protagonisti della “riscossa” biancorossa nell’ultimo mese e mezzo. Il suo arrivo è coinciso con la fine del difficilissimo avvio di campionato, ed ha traghettato squadra ed ambiente verso quella che può essere definita la nouvelle vague dell’entusiasmo giuliano per il basket. Certamente ci sono anche altri fattori che, mixati, hanno permesso alla squadra di risollevarsi dalle sabbie mobili del fondo della classifica, imponendosi come possibile outsider, ricacciando indietro i pronostici che troppo frettolosamente l’avevano indicata come una delle due certe retrocesse. Ma il sincero entusiasmo con il quale Ruzzier ha accettato di abbandonare un progetto ambizioso, l’Eurolega e le cure dell’allenatore campione d’Europa e del Mondo in carica per sposare quello di un club allora ultimo in classifica, guidato da un coach alla prima esperienza nella massima serie, assieme all’orgoglio misto a responsabilità di tornare a fare il leader sul parquet di casa sua, evidentemente sono stati capaci di contagiare l’intero team ben oltre le nuove soluzioni tecniche che il suo ingresso ha reso possibili. La strada verso l’obiettivo minimo stagionale è ancora lunghissima ed irta di enormi difficoltà, ma se non altro le idee del playmaker triestino, a trent’anni (li compirà il 9 febbraio) ormai arrivato all’apice della sua maturazione tecnica, sono chiarissime su obiettivi, squadra, coach e piazza.

2 vittorie in 7 partite prima del tuo arrivo, 6 vittorie in 10 partite, di cui le ultime quattro consecutive, da quando sei arrivato. Cosa è scattato da inizio dicembre nel rendimento della squadra, e quanto senti che il tuo arrivo sia stato l’interruttore del cambiamento?

Più che dal mio arrivo penso dipenda dal fatto che la squadra abbia raggiunto più maturità. Qualche volta ci sono annate che richiedono un po’ più di tempo affinché tutto vada per il verso giusto. Io ho provato ad inserirmi in un gruppo solido che già stava bene insieme, mancava solo la continuità di rendimento che con il lavoro settimana dopo settimana stiamo riuscendo a trovare.

Sei soddisfatto del tuo rendimento, che da più parti individuano come uno dei già alti da quando hai lasciato Trieste nel 2014? Ritieni di avere ancora margini di miglioramento rispetto a quanto ti viene richiesto dal coach?

Sono soddisfatto specialmente per i risultati della squadra. Giocando a Trieste per la mia città la mia prestazione singola è secondaria rispetto al rendimento della squadra. Sono contento se la squadra vince, poi io posso giocare meglio o meno, ma quello che conta è che la squadra giri e giochi bene.

Cosa vi ha trasmesso la nuova proprietà? Avete incontrato, seppur brevemente, il presidente e gli altri soci. Avete percepito un cambio di marcia, c’è maggiore motivazione?

La nuova proprietà con noi si è posta da subito davvero bene, ci hanno dato un bel messaggio, mi sono sembrate persone davvero super. Ci hanno chiesto di continuare così, sono soddisfatti di quello che stiamo facendo ora. Ci hanno addirittura raccontano che stiamo cominciando ad avere molti fan anche negli Stati Uniti. Davvero una buonissima prima impressione insomma, spero di rivederli presto qui a Trieste.

La Pallacanestro Trieste in questa stagione ha un elevatissimo tasso di triestinità. Al di là del legame con la piazza, quanto ti pesa la responsabilità di dover essere un leader a casa tua?

Credo sia bellissimo che ci siano così tanti triestini nel team, contribuisce anche a far capire ai ragazzi che vengono da fuori, e se non lo capiscono da soli li aiutiamo noi, l’importanza della maglia che indossano e dei colori per i quali giocano. Non mi pesa affatto, anzi lo reputo un orgoglio personale ed una grande responsabilità.

Voi giocatori state percependo il cambio di attenzione da parte della città, il riaccendersi di un entusiasmo che sembrava sopito? Quanto vi sta aiutando? Quanto sta motivando i giocatori americani?

Sicuramente giocare davanti ad un palazzetto come l’Allianz Dome pieno è una sensazione che puoi provare davvero in pochissimi altri palazzetti in Italia. Mi auguro che i pubblico continui a venire sempre più numeroso, ma è qualcosa che noi dobbiamo guadagnarci giorno dopo giorno, partita dopo partita. Credo che al momento lo stiamo facendo, ed il mio augurio è che continui così: è uno spettacolo sia per noi che giochiamo che per i tifosi stessi 

Quanto del rendimento della squadra oggi dipende da Marco Legovich? Cosa ti aspettavi da un allenatore alla sua prima esperienza a questi livelli, e cosa invece hai trovato?

Il coach lo conoscevo già prima di arrivare per essermi allenato con lui durante la scorsa estate, e già allora intravvedevo qualcosa. E’ uno che sa davvero cosa vuole dalla sua squadra, che manda messaggi chiari, ma soprattutto è una bella persona: quando ci sono queste caratteristiche lavorare diventa più facile e più bello. E’ anche molto preparato e soprattutto sa dove vuole arrivare. Sono molto contento di averlo come coach e credo che in futuro potrà togliersi molte soddisfazioni se riuscirà a continuare in questo modo.

Terry per Pacher: una scelta, arrivata nell’ultima settimana, per certi versi coraggiosa. Dopo un paio di settimane di allenamenti cosa pensi possa portare in più il nuovo americano?

E’ presto per giudicare, Emanuel è nuovo nel Paese e nel campionato. Si vede comunque che ha delle caratteristiche importanti sia dal punto di vista fisico-atletico che da quello umano. Per le letture del gioco, invece, ci vorrà un po’ di tempo. I miei compagni, come hanno fatto con me quando sono arrivato, dovranno avere un po’ di pazienza, farlo sentire a casa e poi gradualmente ci darà il suo apporto.