Chi non ha mai sognato, almeno una volta, di essere un esperto di karate per difendersi da qualche sopruso, magari uscendo da un cinema dove si proiettava uno dei tanti episodi della saga di Karate Kid? Dai che la tentatzione è venuta a tutti… Difendersi e stendere l’avversario spaccone, magari davanti agli occhi della fiamma che ha fatto breccia nel cuore, è il sogno impossibile di ogni film di cui si vorrebbe esser protagonisti.
Ma, in effetti, se sforbiciamo il racconto fantastico, il karate non è irraggiungibile come sembra nei tanti film che lo celebrano e di cui gli eroi di turno si servono a profusione: ognuno può provarci, può “assaggiarlo”, imparare a conoscerlo, appassionarsi. E’ un po’ quello che ci racconta il maestro Giorgio D’Amico, quando lo incontriamo nella sua palestra presso il Trieste Campus, il complesso sportivo ideato e voluto da Enrico Samer.
Nei film c’è sempre il personaggio saggio, magari poco considerato, che alla fine istruisce e fa diventare eroe il neofita di turno che lo ricambia chiamandolo Maestro…
“E’ un titolo – ci dice Giorgio D’Amico – che ti definisce dopo che hai fatto un certo percorso di studi e di lavoro. Il mio parte da molto lontano: sono stato un atleta agonista, ho fatto parte della nazionale italiana, poi mi sonio trasferito a Trieste ed ho fatto, pian piano, un percorso di studi per insegnante tecnico, allenatore, istruttore, maestro, fino ad arrivare a maestro specializzato per atleti di alto profilo.”
Chiacchierando, D’Amico non può nascondere le sue origini: “Già – ammette con l’accento che sa di cannoli, aranci e pasta di mandorle – i miei sono siciliani, catanesi, e sono arrivato a Trieste nel 1982 quando avevo 22 anni: oggi ne ho 65 fate voi i conti…”
In questo lungo periodo il karate è stato sempre un punto di riferimento? “Assolutamente si – ribadisce – è stato una vera ancora per me, per la mia gioventù e mi ci sono proprio aggrappato con mani e piedi fino ad oggi.”
Poi, magari, si trova il tempo di scrivere anche due libri: “Nel primo, parlo un po’ della mia storia e del motivo per cui mi sono trasferito a Trieste. Non una ragione di lavoro, ma una decisione presa per tanti motivi, legati sempre al mondo del karate. Il secondo è nato da uno stimolo che mi ha dato Enrico Samer: mi chiamò una mattina per chiedere com’era finita con il mio libro…. avevo degli appunti, delle note, ma nessuna intenzione di metterlo a fuoco. Poi, invece, mi ha davvero convinto a scriverlo… era il periodo della pandemia…”
Allora, se uno apre quei due libri e li legge, poi corre a fare karate? “Sarebbe il mio auspicio – sottolinea D’Amico – diciamo che il secondo libro, “Il Karate è il Karate”, non vuole essere un manuale, ma propone delle informazioni per la corretta pratica del karate… Ci sembra proprio che sotto, sotto, ci sia sempre tanto amore per questa disciplina…: “Assolutamente si” – dice il maestro Giorgio con gli occhi che gli brillano.

Da Catania a Trieste, tanto lavoro in mezzo e si arriva ad aprire anche una palestra: “Diciamo – racconta – che già nel lontano ’85 fui contattato da una società triestina che mi proponeva di andare ad insegnare la disciplina da loro. Avevo anche la necessità di lavorare perchè avevo dovuto interrompere la mia professione. Fui colpito da un’allergia alla farina e, visto che facevo il pasticcere, come tradizione della mia famiglia, dovetti fermarmi. Da allora intrapresi la mia carriera di insegnante di karate. Ovviamente la voglia di farlo già c’era nella mia testa. Non mi trovai bene in quella prima società, passai alla Fiamma Karate del presidente Fulvio Depolo e da allora, a parte una parentesi con la Ginnastica Triestina, continua la mia attività nella società”.
E come si arriva a Trieste Campus:” E’ ovvio sia il sogno di una vita e non me lo sarei mai aspettato così bello, così fantastico. Questo spazio è veramente un gran dono che ci viene da Enrico Samer.”
In questi anni, tanti allievi: “Posso dire che molti dei miei allievi hanno dato anche lustro alla città vincendo titoli italiani: nel 2009 un mio allievo è stato campione del mondo a squadre in Florida, nella specialità “kumite” , cioè combattimento, nel 2019 un mio “veterano” ha vinto il mondiale Master nella specialità “kata” (forma) che ha poi replicato nel 2023 a Belgrado, E non mancano i risultati anche tra le donne: mia figlia Roberta è stata campionessa del mondo delle categorie cadetti e juniores nel “kumite” a squadre”.
Maschi e femmine quindi: allora tutti possono fare il karate? “Assolutamente si – ribadisce D’Amico – il karate non fa distinzione di sesso o età. L’importante è saperlo praticare correttamente, che vuol dire soprattutto percepire come il proprio corpo si muove nello spazio per eseguire una giusta e specifica azione tecnica, ricordando che si può essere efficaci ma non sempre efficienti.”

D’Amico parla con il cuore quando racconta del karate: cosa dire, allora, a qualcuno che volesse provare questa disciplina: “Perchè fare il Karate? Perchè ti fa star bene, è un’attività motoria e, al di là di quel che può sembrare, è altamente educativa dal punto di vista psicomotorio, mentale, ed è tutto tranne quello che, uno che lo vede da fuori, può pensare.” Ma è necessario fare le gare o uno può solo allenarsi: “Le gare sono quel “quid” in più per chi vuol fare agonismo ma, sicuramente, il karate non è fatto solo di gare. Ci sono persone, anche di una certa età, che si allenano anche solo per stare bene insieme ad altri allievi.” Ci sono anche tanti bambini in palestra: “Certo, la Fiamma Karate, come tante altre organizzazioni, si regge sui più piccoli perchè rappresentano il futuro della specialità. Ci sono corsi che vanno dai quattro anni fino ai 99 anni… E magari anche qualcosa di più: il karate va bene per qualsiasi età, tanto che abbiamo organizzato un gruppo che abbiamo chiamato “Karate for ever”, dove tutti possono entrare, partecipare, non per fare per forza lezioni, ma anche solo per creare aggregazione.”
Ma il Karate può far male, come si vede nei film? “Assolutamente no – sottolinea D’Amico – chiaro però che nei combattimenti potrebbe succedere. Ma, diciamo, il combattimento sportivo del karate è un combattimento a contatto controllato, e questa è una cosa molto difficile da fare: cioè si deve esprimere un’azione, un gesto ad altissima velocità, per poi inibirlo prima del contatto al viso o al corpo. E’ difficile, ovviamente, ci vuole molta disciplina: per dare pugni o calci, invece, non occorre andare in palestra.”
A proposito di palestra, quando siete presenti al Trieste Campus? “Ci trovate lunedì, mercoledì e venerdì dalle 17 alle 21.30.
Ma D’Amico si allena ancora per fare qualche gara? “Ahimè no, l’ultima l’ho fatta nel 2006 quando vinsi il titolo europeo Master di combattimento, poi il mio ginocchio ha detto stop…”
Insomma, per concludere, provate il karate: è un consiglio…D’Amico.