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Overtime ancora fatale: Varese la spunta in volata

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OPENJOBMETIS VARESE – PALLACANESTRO TRIESTE 104-99 d.t.s.

Openjobmetis Varese: Ross 29, Woldetensae 13, De Nicolao 5, Zhao ne, Librizzi 4, Virginio ne, Ferrero 5, Brown 20, Caruso 10, Owens 12, Johnson 6. Allenatore: Brase. Assistente: Galbiati.  

Pallacanestro Trieste: Gaines 22, Pacher 1, Bossi ne, Davis 19, Spencer 11, Deangeli 2, Ruzzier 2, Campogrande 0, Vildera 2, Bartley 28, Lever 12. Allenatore: Legovich. Assistenti: Maffezzoli, Vicenzutto.

Parziali: 26-16 / 21-22 / 25-21 / 16-29 / 16-11

Progressivi: 26-16 / 47-38 / 72-59 / 88-88

Arbitri: Lanzarini, Grigioni, Pepponi.

Una partita infinita, dai mille volti, in cui Trieste prima sembra soccombere davanti ad uno tsunami fatto di contropiede e triple (pezzi forti dell’arsenale a disposizione della squadra di coach Brase), ma dopo essersi trovata sull’orlo del baratro a metà del terzo quarto, ad un bivio fra l’imbarcata che sarebbe arrivata arrendendosi in anticipo sul -14 come troppo spesso successo in passato e la voglia di provarci contro una squadra che segna tanto ma ha dimostrato di soffrire tremendamente i finali punto a punto, riesce a riagguantare per la coda la possibilità di un clamoroso comeback. Ciò che non cambia, però, è l’esito finale: i ragazzi di Legovich combattono, ci credono, mettono paura alla macchina da canestri lombarda, danno vita ad una partita palpitante, divertente e bella da vedere, ma alla fine non mette punti in carniere, e la situazione in classifica torna a farsi eufemisticamente traballante alla vigilia degli scontri che presumibilmente indirizzeranno la stagione biancorossa.

Protagonisti della riscossa in un quarto periodo da 29 punti sono i “tre tenori”, ed in particolare un Frank Bartley apparso l’ombra di sé stesso per 25 minuti salvo poi realizzare qualcosa come 15 punti in dieci minuti, con cinque falli subiti e la solita imprevedibilità che tiene costantemente in apprensione il quintetto avversario. Molto in partita (specie rispetto al solito) Frank Gaines, preciso da tre, più coinvolto nella manovra offensiva di squadra tranne nell’overtime quando praticamente non arriva mai alla conclusione, che mostra anche una inedita dedizione difensiva rimanendo in terreno positivo fra palle recuperate e palle perse. Prestazione in crescendo anche da parte di Corey Davis, che sembra un po’ scarico fisicamente nel primo tempo ma prende per mano la squadra nel momento di massimo sforzo. Con un tridente così efficace in attacco, Legovich non soffre più di tanto l’uscita per falli dell’intero pacchetto di lunghi, costretti a sedersi a cavallo fra la fine della quarta frazione ed il supplementare: alla fine può contare sul solo Vildera. Ma non è sotto canestro che a Varese si fa la differenza: nel pitturato la squadra di Brase non sembra poter opporre una pressione difensiva sufficiente, mandando a banchettare al ferro nel primo tempo anche uno Spencer capace di fare la voce grossa tenendo la sua squadra in linea di galleggiamento. I lunghi varesotti sono invece atipici, dinamici e verticali, sono pericolosi anche da fuori, ed il solo Pacher ha le caratteristiche per riuscire ad andare a difendere anche sul perimetro. Squadra spettacolare ma prevedibile quella dell’ex Assistant coach di Portland: il suo gioco si basa su contropiede e transizione offensiva, nelle quali si trova quasi sempre in vantaggio numerico approfittando della lentezza nel rientro degli avversari, e nel tiro aperto dalla distanza (tenta mediamente 33 bombe ad allacciata di scarpe). Per contro, soffre tantissimo il fatto di dover attaccare ragionando negli ultimi 10 secondi di azione: finché Varese è libera di sviluppare indisturbata il suo gioco, velleitariamente imitata da Trieste, si diverte e diverte il suo pubblico, andando velocemente in doppia cifra di vantaggio e dando l’impressione di poter controllare facilmente il gap. Ma quando una buona volta Trieste capisce che alzando la pressione difensiva, cercando di anticipare i rifornimenti ai tiratori sull’arco, non accettando i ritmi forsennati imposti dagli avversari e contestando ogni ripartenza a costo di caricarsi di falli, Varese blocca quasi completamente la sua produzione offensiva, riesce in pochissimi minuti ad azzerare lo svantaggio imponendo l’arrivo in volata. Altro difetto cronico varesino è quello di soffrire tremendamente quando si trova a giocare partite con vantaggi alternati, con finali giocati sul filo del nervosismo e del piccolo particolare. E’ così che i biancorossi triestini avrebbero meritatamente avuto anche l’occasione di portarla a casa, questa partita, mettendo per la prima volta avanti il naso ad una ventina di secondi dalla fine della quarta frazione. Ma Brace, sfortunatamente per Trieste, ha a disposizione anche alcune individualità di assoluto rilievo, ed in particolare un Colbey Ross che sembra imprendibile per gran parte dell’incontro e che realizza il canestro del pareggio, e probabilmente della vittoria. All’overtime Trieste si scioglie anche dal punto di vista fisico, ma nonostante tutto è sul +2 a poco più di 60 secondi dalla fine. Poi Ross mette il punto esclamativo su una partita emozionante e non c’è più nulla da fare, anche se la squadra di Legovich può recriminare pesantemente per tre episodi negli ultimi tre minuti che le costano i due punti: una interferenza a canestro di Spencer, che annulla l’ennesimo And One di Bartley (che poi non realizza nemmeno i tiri liberi, trasformando in completamente infruttuosa una potenziale azione da tre punti), un tiro aperto da due metri di Davis a 30” dalla sirena che però si vede maldestramente scivolare la palla dalla mano colpendo malamente il ferro, e soprattutto un clamoroso fallo non fischiato su un tiro da tre di Bartley sul 102-99 che avrebbe potenzialmente permesso l’ennesimo pareggio determinando un finale diverso, e che invece ha di fatto chiuso la contesa (peraltro, l’arbitro più vicino all’azione viene immortalato con il pugno alzato, ma il fischio gli resta evidentemente strozzato in gola suscitando la veemente protesta dello stesso Bartley e dell’intera panchina triestina, alla quale non viene fischiato il tecnico esclusivamente per compensazione e senso di colpa).

Colbey Ross Varese, 18/12/2022 Foto Mattia Ozbot / CiamilloCastoria.

A parte i due punti mancati, che già basterebbero come rovescio della medaglia, le cattive notizie arrivano però dal resto della squadra: Spencer, a parte un paio di stoppate e di affondate voltanti, per il resto conferma la sua inadeguatezza tecnica commettendo ingenuità assurde sui due lati del campo, non riuscendo mai a venire a capo delle iniziative di Owens e Jones e non riuscendo mai a realizzare se tira da più di pochi centimetri di distanza dal canestro. Pacher, al di là dei 10 rimbalzi, toppa la seconda partita consecutiva, specie in fase offensiva. Inoltre, Legovich si trova totalmente scoperto nel ruolo di ala piccola, dal momento che a suon di aspettare il ritorno di Campogrande a livelli almeno accettabili è quasi finito il girone d’andata. Considerando che Luca non ha ricambi nel suo spot, è evidente una lacuna che sembra una voragine. Infine, il capitolo Ruzzier: Michele è veloce ed ispirato, innesca i compagni ed è sempre più integrato nei giochi della squadra, è scaltro e duro quanto serve, ma si rifiuta sistematicamente di guardare il canestro, specialmente da fuori. Va alla conclusione sfruttando il blocco dei compagni che gli aprono autostrade in area, però non prende iniziative dall’arco che pure sarebbero nelle sue corde: alla lunga, ciò si tradurrà in un vantaggio per avversari che potranno dedicarsi a difendere in altri spot lasciando libero un giocatore che battezzano poco pericoloso. In questo caso però, a differenza del problema Spencer, il tempo sistemerà gli equilibri.

In altre parole, traducendo in modo esplicito la situazione, è tempo di prendere urgentemente una decisione su un intervento di mercato che appare improrogabile, prima che la situazione in classifica diventi irreparabilmente compromessa. Trieste ha bisogno di un centro credibile e di un ala con punti nelle mani, che parta dalla panchina a spaccare le partite. Merce non particolarmente facile da reperire specie con il budget attualmente a disposizione che non permette nemmeno di valutare l’upgrade al 6+6, ma nel mare magnum degli americani di G-League o scontenti in Europa l’occasione è costantemente dietro l’angolo, come dimostrano le operazioni messe a segno da Scafati e Verona, o le prossime di Treviso e Reggio Emilia.

Lunedì prossimo arriva a Trieste una Trento esaltata dalla vittoria su Milano. Poi, sarà tempo di verdetti, con la trasferta a Verona, la sfida casalinga con Scafati e l’ultimo viaggio del girone d’andata al Palaverde. Quattro partite che, a metà stagione, forniranno i primi, incontestabili, verdetti.