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Operazione San Gennaro

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Smaltita la sbornia da ritorno col botto in serie A, incassati gli stupefatti commenti di un mondo del basket italiano che si precipita a rivisitare precipitosamente gli inutili quanto approssimativi power ranking estivi, fatto l’occhiolino ai due o tre temerari controcorrente che gongolano affermando “ve l’avevo detto io…”, dopo essere divenuta addirittura virale apparendo milioni di volte nelle clip di Tik Tok con sprazzi di highlights tratti dalla roboante vittoria casalinga contro Milano, la Pallacanestro Trieste è ora chiamata alla prima conferma, una lunga trasferta su un campo tradizionalmente ostico contro un’avversaria scomoda e ricca di talento.

Si può però scommettere sul fatto che il fracasso mediatico scatenatosi negli ultimi cinque giorni, certamente amplificato dall’impatto visivo estremamente fotogenico di un impianto rimesso a nuovo, dagli spalti gremiti e colorati, dall’appeal di una nuova divisa finalmente ben progettata e realizzata, non abbia in alcun modo distratto la squadra, nelle sue componenti essenziali, dai suoi obiettivi e dalla serietà del lavoro in palestra. L’esperienza ad altissimi livelli di gran parte del roster è sufficiente per permettere ai giocatori di isolarsi e comprendere che le 29 partite che seguiranno fanno inesorabilmente storia a sé, e che due milioni di views di un’azione sui social possono senza sforzo tornare ad essere 200 dopo un paio di inattese sconfitte. La squadra ha quindi proseguito durante la settimana il suo percorso di crescita e di perfezionamento dei meccanismi offensivi e difensivi, forte del recupero in piena salute di tutti i giocatori, Reyes compreso. Ovviamente, le buone sensazioni lasciate dalla partita contro Milano non possono comunque impedire di infondere morale ed un prudente ottimismo sul reale valore del team. La squadra è dotata di individualità che non sorprendono dimostrando il loro talento solo nell’ultima partita, ma che ben si coniugano con un sistema di gioco molto libero, basato su un flow che segue pochissime regole preordinate e si basa molto sull’imprevedibile estro di fini esecutori. In questo senso il roster di quest’anno è chiaramente più adatto a questa filosofia di gioco rispetto a quello dell’anno scorso: Ross, Brown e Valentine sono lasciati liberi di esprimere la loro pallacanestro imprevedibile e difficilmente battezzatile dagli avversari, si alternano nelle invenzioni ma dimostrano anche poco egoismo, riuscendo a mettere in ritmo i compagni quando le circostanze impediscono loro di prendersi la scena. Contro Milano, la cui difesa ad un certo punto era quella di una grande squadra con le spalle al muro ben decisa a riprendersi inerzia e due punti in classifica che le stavano sfuggendo di mano, le forzature triestine sono state pochissime, così come molto limitate sono state le palle perse. Creatività quando possibile, organizzazione e pazienza quando la partita le esige. E 84 punti realizzati con medie clamorose soprattutto da due punti nonostante una batteria di lunghi avversari che sulla carta avrebbe dovuto far tremare le ginocchia. Quando allo score si aggiungeranno i punti di un grande tiratore dalle polveri insolitamente bagnate come Uthoff (mister utilità per 35 minuti in campo contro Milano) ed il sostegno nelle rotazioni in tre ruoli di Justin Reyes, il limite potrà essere solo il cielo.

Il cielo, certo, ma anche avversarie che la prima giornata di Serie A ha portato clamorosamente alla ribalta, come Scafati e Pistoia, autrici delle vittorie più sorprendenti (assieme a Trieste) in trasferta a Sassari ed in casa con Napoli, Brescia che realizza in 40 minuti quanto in NBA viene mediamente realizzato in 48 -grazie anche alla complicità compiaciuta dell’allegra brigata bracaleone costituita dalla difesa di Varese-, Trapani che perde di un punto contro la Virtus al termine di una partita giocata alla pari, se non meglio, con la seconda italiana da Eurolega.

La prima trasferta di Trieste (che nella domenica successiva sarà nuovamente on the road a Casale) è fra quelle più difficili da interpretare. Napoli è detentrice della Coppa Italia, unica squadra che nel corso del 2024 ha interrotto in una competizione ufficiale il dominio milanese, e reduce da una ottima stagione sempre a ridosso della prima fascia di merito. Ma di quella squadra rimane veramente poco, se non nulla: confermato il coach croato Igor Milicic, che guida anche la nazionale polacca quest’anno orfano, però, dell’assistente senior Cesare Pancotto, ha visto partire i due play Ennis e Pullen -quest’ultimo sceso in A2 a Verona per cercare la difficilissima risalita nella città dell’amore- il centro Tariq Owens, che in tanti davano per certo alla corte di Jamion Christian alla luce della predilezione del GM per i suoi ex pupilli di due anni fa a Varese, ed invece accasatosi a Cremona, i lunghi Alessandro Lever, finito in laguna a sgomitare per crearsi spazio in una squadra fra le più attrezzate della LBA, e Tomislav Zubcic, l’esterno Michał Sokołowski, finito a Sassari, e soprattutto, l’eroe della Coppa Italia Markel Brown, la cui destinazione è inutile ricordare. La squadra che è stata ricostruita è ancora tutta da decifrare. Il play Kevin Pangos è un grande costruttore di gioco -assomiglia a Michele Ruzzier nel modo di interpretare il ruolo, ma con un pizzico di intraprendenza offensiva in più- ha esperienza in Eurolega ma non ha certo lasciato un grande ricordo a Milano due stagioni orsono. Diffidare dai giudizi milanesi è, però, una regola da rispettare: ad esempio, anche l’arrivo di Denzel Valentine a Trieste è stato salutato con altezzosi sogghigni dai super esperti osservatori meneghini che lo considerano, nella migliore delle ipotesi, un clown finito. Tomas Woldentensae, dopo le innumerevoli boutade giornalistiche che sul finire della scorsa stagione lo volevano ora a Trieste, ora alla Fortitudo, conferma la sua legittima volontà di crearsi spazio in serie A accasandosi sotto il Vesuvio, dove però deve ancora trovare la sua esatta dimensione. Kaspar Treier ala super esperta dalle molteplici utilità in arrivo da Sassari è un giocatore che qualsiasi allenatore vorrebbe a disposizione. Fra gli altri, attenzione a Zach Copeland, guardia dai molti punti nelle mani proveniente dalla massima serie tedesca, ed all’ala Deane Williams, anche lui proveniente dalla Germania, giocatore dotato di eccezionale atletismo e grande rimbalzista. Ciò che lascia un po’ interdetti è la scelta di non cercare (o l’impossibilità di trovare) un 5 straniero d’impatto: l’ingaggio di Leonardo Totè, alla seconda esperienza napoletana dopo la sfortunata stagione a Pesaro, non sembra essere sufficiente a rassicurare sulle reali possibilità partenopee di essere competitivi sotto canestro contro squadre di LBA che sono andate esattamente nella direzione opposta. Si tratta di scelte e di scommesse ragionate, il tempo dirà se pagheranno. La squadra, però, nelle due uscite ufficiali finora disputate, non ha convinto appieno. Una buona semifinale di Supercoppa contro una Virtus in rodaggio, trascorsa però sempre a rincorrere e finita con una sconfitta piuttosto netta nonostante le ottime prestazioni di Pangos e Copeland. Un esordio shock in campionato sul campo di Pistoia, che i suddetti inutili power rankings indicavano unanimemente come derelitta ed inesorabilmente ultima nelle valutazioni di merito, finito con una sconfitta di 6 punti che non racconta del costante dominio toscano e di una prestazione talvolta rinunciataria, spesso indolente, con la costante impressione di incompiutezza, sempre alla rincorsa di qualcosa che evidentemente manca ancora.

C’è da fidarsi? Ovviamente no. Prima di tutto perché quella partenopea è una squadra ricchissima di talento, guidata da un coach che del carattere e la capacità di reazione ha fatto la sua cifra distintiva. Su un campo tradizionalmente ostico (sebbene i primi mugugni social non abbiano risparmiato neanche il solitamente generoso pubblico campano) Trieste dovrà dimostrare, oltre che qualità, anche tenuta mentale, peraltro mattoncino indispensabile nel processo di crescita verso l’eccellenza. Sarà anche il primo banco di prova nel “mondo reale” per Jaice Johnson, in grande difficoltà soprattutto dal punto di vista fisico in fase di conclusione a canestro contro Milano, ma stavolta opposto ad un reparto lunghi decisamente più adatto a testare le sue capacità nel pitturato. La partita di Napoli potrebbe anche coincidere con il primo assaggio di parquet per Justin Reyes, sebbene un suo impiego intensivo nonostante le buone condizioni fisiche è da escludere a priori. Ma già il poterlo includere nelle rotazioni degli esterni potrebbe dare maggiore tranquillità e maggiore energia complessiva nei momenti decisivi dell’incontro.

Palla a due prevista domenica alle 18:00: giorno ed ora standard, caso più unico che raro in questo inizio di campionato. Sul gradimento personale dello spezzatino imposto dalla Pay Tv meglio sorvolare.