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Milano gioca un altro sport: l’Allianz si ritrova ma è -18

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E’ una Pallacanestro Trieste che mostra qualche segnale di vita dopo un mese di morte apparente, ma in un contesto davvero troppo impegnativo per provare ad invertire anche il trend dei risultati. Era comunque indispensabile provare ad approcciare l’impegno al Forum di Assago liberando la mente da fantasmi e paure, dal fardello portato in dote dalla cupa atmosfera creatasi attorno alla squadra negli ultimi giorni. E’ una missione che, pur venendo surclassati alla fine da una banda di alieni prestati al campionato italiano, il team guidato da Franco Ciani riesce a realizzare, specie in un primo tempo in cui Messina abbandona in fretta le speranze di porter risparmiare i suoi pezzi pregiati, mette a sedere Alviti, Baldasso e Grant ed impiega i rientranti Shields, Datome con Mitoglou e Rodriguez. Trieste inizia bene in attacco, ricorre sistematicamente al tiro da oltre l’arco, tentato un numero doppio di volte rispetto alla media con percentuali simili, punge con continuità con i giochi a due alto-basso ed un inedito gioco con servizio al lungo che taglia dal lato debole tanto semplice quanto efficace. L’Allianz evidenzia in apertura ancora qualche amnesia difensiva, specie sotto canestro, dove Grazulis e soprattutto Sagaba Konate appaiono spesso in ritardo sia nelle chiusure sulle penetrazioni sia negli aiuti sugli esterni. Con il passare dei minuti Ciani riesce a regolare anche queste sfasature, complice percentuali non proprio eccelse al tiro da fuori dell’Olimpia: Mitoglou non disputa la sua miglior partita, Shields deve riprendere confidenza con il ritmo partita, è soprattutto Tarczewski a sfruttare il suo strapotere fisico e tecnico e colpire sia da sotto che dalla media tenendo Milano a stretto contatto con una Trieste capace di fuggire anche sul +4. E’ una bella partita, in cui Trieste esibisce aggressività ed intensità, in particolare con un Corey Davis in missione, che si lancia su ogni palla vagante digrignando i denti e ritrova anche confidenza al tiro. I biancorossi riescono finalmente ad attaccare con ordine e pazienza, trovando buoni tiri in ritmo. Banks viene come al solito fatto oggetto di cure particolari, con le mani del difensore costantemente addosso e sempre al limite del fallo, e non riesce ad incidere nemmeno quando, sfiancato, trova soluzioni piedi a terra. In una partita in cui Daniele Cavaliero non viene impiegato, a condividere con Davis le responsabilità in regia è TyShon Alexander, osservato speciale, al quale vengono concessi minuti ed attribuite responsabilità nella situazione tecnicamente più difficile ma mentalmente meno pressante. Il giovane nuovo innesto trova qualche canestro importante e difende con ferocia su Rodriguez e Baldasso, che trovano soluzioni vincenti più per il loro sconfinato talento (il primo) o una buona dose di fortuna (il secondo) che per organizzazione. La strada da percorrere per rimediare ad una scelta su un giocatore poco adatto alle esigenze triestine è ancora lunga e irta di ostacoli, ma se non altro Alexander dimostra al Forum di non essere quell’elemento evidentemente inadatto al gioco della pallacanestro che era sembrato nelle prime tre uscite in maglia biancorossa.

Poi, come prevedibile, sul finire del primo tempo Milano smette di scherzare e dimostra il perché le viene attribuito lo scettro di miglior difesa d’Europa, schierando oltretutto un quintetto da Eurolega. Shields decide che è ora di mettersi in ritmo ed innesca un tramortente break per l’Olimpia, che da -4 chiude il primo tempo a +4. E’ un film già visto: quando gli avversari trovano una serie positiva, magari con un paio di canestri fortunosi o impossibili, l’Allianz tende ad abbassare la testa e perdere totalmente l’inerzia della partita, rischiando di venire travolta o comunque di accumulare un distacco al quale poi è praticamente impossibile rimediare. Per fortuna è il “gong”, rappresentato dalla sirena di fine secondo quarto, a salvare Trieste, che limita così l’emorragia finendo sotto di soli due possessi un primo tempo giocato praticamente alla pari. Ci sono, però, ancora venti minuti durissimi da affrontare, e soprattutto c’è da evitare il solito tracollo in apertura di terzo quarto (contro Sassari i primi due minuti di ripresa erano costati 12 punti di break e 24 di distacco). Ed infatti Milano rientra in campo ben decisa a chiudere la pratica il prima possibile, per potersi risparmiare nel finale e magari preservare i giocatori migliori in vista dei prossimi importantissimi impegni di Eurolega. Trieste non demerita, cerca di replicare intensità difensiva e ordine in attacco, ma l’Olimpia è semplicemente troppo forte. Shields si prende la squadra sulle spalle e colpisce in ogni modo e da dovunque, Tarczewski quando viene servito all’interno dello “smile” è infallibile e non arginabile. Il gap si allarga ed i biancorossi cominciano a disunirsi in attacco, un po’ subendo la clamorosa pressione difensiva milanese, un po’ perdendo lucidità e razionalità, cercando soluzioni fuori ritmo o improvvide iniziative personali. E’ il solo Adrian Banks a banchettare in questa fase, trovando soluzioni difficilissime, ben più complicate di quelle fallite nel primo tempo, ma ampiamente nelle sue corde. Il solo pistolero, però, non può essere sufficiente per sostenere l’intera responsabilità dell’attacco triestino. Konate è seduto in panchina, Delia mostra qualche sprazzo di classe e di tecnica offensiva ma viene brutalizzato in difesa, anche perché quando non è il lungo americano ad attaccare il ferro è Biligha a colpire indisturbato dalla media distanza. Quando il distacco supera la doppia cifra la direzione in cui si dirigeranno i due punti appare ben chiara, ma Trieste perlomeno ha il merito di non demordere, non rinuncia mai a provarci né sbraca totalmente in difesa una volta capito che avrebbe perso la sfida (come peraltro successo nelle quattro partite precedenti). Gli ultimi 8 minuti sono un lungo garbage time in cui Milano centra praticamente tutto ciò che tenta pur alzando vistosamente il piede dall’acceleratore, punendo oltremodo l’Allianz al di là dei demeriti degli uomini di Ciani.

In ultima analisi, Milano ha ragione di Trieste giocando da par suo per non più di venti minuti, ma dovendo ricorrere a rotazioni con uomini che probabilmente le avrebbero permesso di vincere anche in Eurolega. Finisce con giocatori, tecnici e notabili dell’Olimpia ad omaggiare Giorgio Armani, munifico mecenate da più di 40 milioni a stagione, salutato da tutti con un reverente mezzo inchino, nemmeno si trattasse di un imperatore romano. Considerato che 40 milioni costituiscono più di 10 anni di budget triestino, essere riusciti a competere a testa alta sul parquet del Forum, nonostante la batosta in termini di distacco e di punti incassati, deve di per sé stesso essere sufficiente a restituire morale ed ottimismo in casa alabardata. Con il rientro di Lever, intravisto per qualche minuto a sportellare sotto canestro, ora la squadra torna veramente al completo, ed in tali condizioni potrà finalmente affrontare l’intera settimana di allenamenti che la separa dalla sfida interna contro la Fortitudo, con il palio la parola fine sul discorso salvezza (per quanto la salvezza sia un discorso che possa ancora riguardare l’Allianz a nove giornate dalla fine). Poi, la trasferta a Trento, su un campo a dir poco ostico, sarà fondamentale perché si potrebbe trattare di un vero spareggio in chiave playoff. Ma di questi tempi è preferibile affrontare un impegno alla volta, se non altro in termini strettamente sportivi, senza abbandonarsi alla tentazione di stilare tabelle o fare programmi al di là del breve termine. I miglioramenti vanno conquistati, metabolizzati e consolidati un passo alla volta: la convalescenza deve diventare guarigione, e solo allora si potrà tornare a parlare di ambizione ed obiettivi prestigiosi.

Le pagelle dei biancorossi

Banks 6: un secondo tempo con sprazzi da fuoriclasse, per il resto viene tramortito da una staffetta di alieni. Davis 6/7: atteggiamento cattivo, buona difesa, responsabilità offensiva. E’ tornato. Konate 6: anche il maliano sembra rinfrancato, ci mette la giusta cattiveria, qualche volta si dimentica che deve difendere ma gioca meno di quanto ci si potesse aspettare. Deangeli sv: gioca solo due minuti. Ciani con lui non rischia, eppure nell’ultimo mese è sempre stato uno dei meno peggio per atteggiamento e voglia. Mian 6: tira con buone percentuali, la missione su Shields non è semplicemente pane per i suoi denti. Delia 6-: sufficienza meritata soprattutto in attacco, dove tira con buone percentuali. In difesa viene maltrattato da Tarczewski, anche se chiude con la miglior valutazione fra i suoi. Campogrande 6-: anche per lui la sufficienza è meritata quasi esclusivamente per la ritrovata vena al tiro. Da elevare l’intensità difensiva. Grazulis 6+: con il passare dei giorni dopo la pausa per la Nazionale si sta ritrovando sia in attacco che in difesa. Lever 5/6: deve riprendere confidenza con la partita, ma averlo ritrovato è una grande notizia per Ciani. Alexander 5+: due voti sopra la media, ma ancora insufficiente come apporto. Se non altro segna i primi canestri in campionato, alla terza partita, e va addirittura in doppia cifra di valutazione. Difende meglio di come attacca. Sono comunque ampi i margini di miglioramento, che vanno colmati quanto prima.

ARMANI EXCHANGE MILANO – ALLIANZ PALLACANESTRO TRIESTE 102-84 

Armani Exchange Milano: Melli 2, Grant 8, Rodriguez 13, Tarczewski 20, Ricci 3, Biligha 6, Mitoglou 7, Baldasso 6, Daniels 8, Shields 16, Alviti 4, Datome 7. All: Messina

Allianz Pallacanestro Trieste: Banks 12, Davis 14, Alexander 7, Konate 8, Deangeli, Mian 10, Delia 7, Campani, Cavaliero, Campogrande 11, Grazulis 13, Lever 2. All: Ciani

Parziali: 19-17;44-40; 72-60;

Arbitri: Begnis, Perciavalle, Catani