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Trieste surclassa Treviso per la seconda volta in neanche due mesi, prendendosi due punti di importanza inestimabile ed il vantaggio nel doppio confronto in classifica anche con la squadra di Nicola.

PALLACANESTRO TRIESTE – NUTRIBULLET TREVISO BASKET 97-86

Pallacanestro Trieste: Bossi 5, Davis 22, Spencer 13, Rolli 0, Deangeli 0, Ruzzier 11, Campogrande 6, Vildera 8, Bartley 17, Lever 9, Terry 6. Allenatore: Legovich. Assistenti: Maffezzoli, Vicenzutto.

Nutribullet Treviso Basket: Banks 14, Iroegbu 17, Tadiotto 0, Ellis 6, Zanelli 9, Jurkatamm 2, Vettori ne, Sorokas 16, Faggian 0, Scandiuzzi 0, Invernizzi 6, Jantunen 12. Allenatore: Nicola. Assistenti: Morea, Pomes.

Parziali: 20-13 / 37-27 / 20-22 / 20-24

Progressivi: 20-13 / 57-40 / 77-62

Arbitri: Mazzoni, Grigioni, Noce.

C’è un aspetto che appare evidente già dopo pochi istanti di partita, che chi conosce la pallacanestro individua da subito come l’elemento che molto probabilmente avrebbe determinato il risultato: l’approccio feroce, concentrato ed attentissimo, non influenzato solo dall’importanza della posta in palio ma entrato ormai a far parte del DNA di una squadra che partita dopo partita assomiglia all’ideale pensato dal suo allenatore durante l’estate, opposto all’incertezza di chi vorrebbe fare ma non ci riesce per troppa generosità, schiacciato dalla responsabilità, dalla tensione, dallo scoramento davanti ad una prestazione balistica inattesa e fuori scala degli avversari. Differenza condita anche dalla capacità del coach triestino di sapersi adattare alle situazioni contingenti ed impreviste in campo (ad esempio la quantità di falli commessa in un amen da Terry), difficoltà accentuate dalla brevità delle rotazioni dopo l’uscita non rimpiazzata di Gaines, risolte brillantemente con soluzioni inedite ed inconsuete, come il quintetto all Italian (Bossi-Lever-Vildera-Campogrande-Ruzzier) che conclude un secondo quarto da 37 punti. Marcelo Nicola, per contro, non è in grado di rispondere con la stessa moneta: sotto il diluvio di bombe che violentano la sua zona 2-3 pensata razionalmente per irretire una squadra che in campionato solitamente tira sotto il 34% da oltre l’arco, insiste nel non volerla cambiare per il tempo necessario a Trieste per salutare e doppiare i venti punti di vantaggio acapparandosi, di fatto, i due punti.

Davanti ai 5000 spettatori ormai diventati una desueta costante nell’ultimo mese e mezzo, sotto gli occhi del presidente De Meo per la prima volta a bordo campo durante un match ufficiale (Connor Barwin arriva invece giusto in tempo per la sirena finale ed i festeggiamenti sotto la curva a causa di un ritardo dell’aereo) la squadra dimostra che tutte le preoccupazioni ed i dubbi sulla sua tenuta dopo l’addio di Gaines non tamponato a livello di rotazioni dall’entrata di un nuovo giocatore, sulle difficoltà nel ruolo di ala, sulla carta tuttora scoperto, sulle tensioni seguite alla sconfitta contro Tortona espresse in modo un po’ improvvido sui social, sono letteralmente spazzate via da tre settimane di allenamenti nelle quali ha invece potuto prepararsi serenamente, nelle quali l’allenatore è stato capace di riprendere in mano le fila del gruppo anche a livello mentale ed emotivo, di limare difetti tecnici e procedere velocemente nel processo di integrazione di Emanuel Terry. Il fragoroso 55% da oltre l’arco con il quale Trieste sorprende e tramortisce gli avversari non può essere totalmente casuale: alla festa si uniscono, infatti, anche due giocatori che per motivi diversi avevano un po’ rinunciato al loro ruolo di killer dalla distanza, come Luca Campogrande e Alessandro Lever. Il primo, necessariamente più utilizzato da coach Legovich rispetto alla media, si sblocca dalla distanza ed appare fisicamente in palla tanto da rivelarsi decisivo anche in difesa. Il secondo, pungolato sull’argomento dall’allenatore proprio durante queste tre settimane di preparazione, entra a freddo e riacquista fiducia nei propri mezzi, tirando due volte di seguito da oltre l’arco fatturando sei punti in un amen e, aspetto ancora più importante, elevando la preoccupazione dei lunghi avversari costretti ad uscire dalla tana sotto canestro liberando praterie nelle quali sia Terry che Spencer sono liberi di pascolare preferibilmente sopra il ferro.

Dell’energia dell’Allianz Dome si nutre anche uno che con questa città ha dimostrato di avere un legame speciale, proprio colui che solo poche settimane fa non era stato capace di trattenere le proprie frustrazioni professionali e personali esternandole sul suo profilo Instagram ad uso e consumo di una piazza attentissima a questi particolari. Corey Davis, invece, sorprende urbi et orbi buttando sul campo energia difensiva sufficiente ad irretire un Adrian Banks che per trovare il fondo della retina deve dar fondo alla sua classe infinita, impedendo anche ad Ike Iroegbu (specie nel primo tempo) di ricevere palla oltre l’arco costringendolo a conclusioni improvvisate. E, aspetto ancora più piacevole, ritrovando iniziativa e concentrazione anche in attacco, dove non perde palloni e si prende responsabilità pesantissime nell’ultimo quarto con due bombe consecutive che mettono definitivamente in freezer il derby.

Stefano Bossi contro Ike Iroegbu

Un derby che non ha storia. Trieste conduce dal primo all’ultimo minuto, con un vantaggio che si dilata a dismisura in un secondo quarto pirotecnico da 37 punti che in pratica decide l’incontro. I biancorossi raggiungono e superano spesso anche i 20 punti di vantaggio, e danno l’impressione di essere sempre totalmente in controllo della situazione. Nelle rare occasioni nelle quali qualche lampo ospite riaccende flebili segnali di allarme, ci pensa il coach ad interromperne immediatamente l’abbrivio invertendo l’inerzia dell’incontro con time out chiamati in modo chirurgico. Negli ultimi quindici minuti sono Ruzzier e Davis a rallentare e gestire i ritmi i a loro piacimento, non cadendo nella tentazione di affrettare conclusioni facili indulgendo invece in manovre offensive più elaborate finalizzate essenzialmente ad arrivare il più velocemente possibile alla sirena finale.

A proposito di convivenze in campo: quella fra i due play permette a Davis di esibirsi nel ruolo di guardia, e migliora visivamente di partita in partita grazie anche e soprattutto alla paziente costruzione del rapporto da parte di Michele Ruzzier. Quella fra Spencer e Terry, invece, ha ancora alcuni aspetti da perfezionare, ma il doppio lungo è un pallino di coach Legovich e prima o poi arriverà alla perfezione. I due, coadiuvati da un ruvido quanto preciso Vildera e dal redivivo Lever, possono permettersi il lusso di passare lunghi minuti in t shirt seduti in panca per problemi di falli senza che la qualità del gioco ne risenta particolarmente. In una situazione del genere anche cinque minuti abbondanti con un quintetto composto da Ruzzier-Bossi-Campogrande-Lever-Vildera non sembrano incidere particolarmente sull’andamento dell’incontro, ed anzi coincidono con il momento migliore dei biancorossi sul finire del primo tempo. Se proprio si vogliono trovare ampi margini di miglioramento, bisogna cercarli nell’efficienza difensiva e soprattutto nel tagliafuori. 86 punti subiti con 14 rimbalzi offensivi concessi sono decisamente troppi, e secondo il coach dipendono da alcuni errori nei movimenti senza palla sui quali, si può star certi, da domani si inizierà a lavorare in vista della trasferta a Brescia.

Intanto, la giornata di campionato trascorre per una volta senza particolari sorprese. Nel derby delle pericolanti fra Verona e Reggio Emilia la spuntano in volata gli scaligeri, e se questo da un lato mette una pietra quasi tombale sulle ambizioni di salvezza degli emiliani, dall’altro rilancia quelle della Tezenis, che riesce a tenere ancora in apprensione le squadre che come Trieste salgono a 18 punti ma, tuttavia, rimangono a soli 4 punti dalla zona pericolo. Certo, il doppio confronto favorevole con Treviso e Napoli (due punti sotto) con la prospettiva di poter giocare in casa gli scontri diretti con Verona e Reggio Emilia donano una relativa tranquillità e permettono, perché no, di fare un pensiero anche al piano di sopra. Trieste, con 9 vittorie, è affiancata in classifica alla Reyer ed è distanziata di sole quattro lunghezze dal quintetto di squadre a 22 punti che occupano le posizioni dalla quarta all’ottava. Non pensarci, in un momento di consapevolezza ed autostima così elevata, sarebbe un peccato quasi imperdonabile anche conservando la giusta prudenza ed affrontando gli impegni ad uno ad uno senza voli pindarici a cominciare dalla difficile trasferta a Brescia di domenica prossima. I nuovi freschi detentori della Coppa Italia, dal canto loro, subiscono il previsto e tradizionale fall out al rientro nella cruda realtà del campionato e vengono sconfitti a Trento, precipitando inopinatamente (alla luce del lussuoso roster) in piena zona retrocessione. La prossima avversaria, insomma, è una pericolosa belva ferita, e come tale andrà affrontata. Chissà che Trieste non possa già presentare in Lombardia qualche novità nel roster: la presenza a Trieste di due componenti del CdA rappresentanti della nuova proprietà, tra cui colui che è deputato alla gestione prettamente sportiva, potrebbero essere il segno che qualcosa si stia muovendo, come peraltro preannunciato anche da coach Legovich in sala stampa al termine della partita.

(Photo Credit: profilo Facebook Ufficiale Pallacanestro Trieste)