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Legovich e Trieste si separano

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Con una decisione che pareva ogni giorno più probabile, la Pallacanestro Trieste annuncia di aver risolto il contratto con Marco Legovich. I rumors che nei giorni scorsi collocavano il coach triestino fra i papabili assistenti di Matt Brase a Varese ed il protrarsi dell’assenza di qualunque comunicazione in merito da parte della società facevano presagire che il nuovo corso inaugurato con la nomina di Mike Arcieri alla guida operativa del club avrebbe aperto nuovi e diversi orizzonti per il progetto tecnico e sportivo, orizzonti che non necessariamente avrebbero ancora coinvolto il coach triestino. Coach che, almeno fino all’immediato dopopartita della vittoria contro Verona alla penultima giornata, pareva uno dei punti saldi del futuro biancorosso in salsa americana.

Il presidente De Meo, oltre alle frasi di prammatica in questi casi (ma che stavolta perlomeno sembrano sincere alla luce degli ottimi rapporti di collaborazione e unità di intenti intercorsi in questi primi mesi di CSG) ammette una non ottimale gestione dei tempi, unico vero neo dell’intera vicenda: dal 7 maggio, data nefasta che decretò la retrocessione sul campo di Trieste, non ci sono stati colloqui, il coach non è stato interpellato, gli è stata chiesta infinita pazienza in un ambiente nel quale l’inizio dell’off season è fondamentale per tessere i rapporti e raggiungere gli accordi per le stagioni successive. Marco Legovich ha atteso, ha sempre posto la panchina biancorossa in cima alle sue priorità, avrebbe senz’altro voluto essere il condottiero della riscossa dopo la grande delusione. La separazione, per quanto logica e motivata nelle parole del presidente, arriva colpevolmente in ritardo e non rende onore all’attaccamento ed all’onestà intellettuale di Marco Legovich.

A dire il vero, la tempistica dell’annuncio non è il solo errore commesso dal club nella gestione dell’allenatore. Il suo primo anno da head coach è stato dapprima condizionato da scelte estive dettate più dal budget risicato che dalla sua volontà, i primi errori sono stati doppiati e triplicati da ulteriori passi falsi gestionali. Ma la sensazione peggiore è quella che nel momento di maggiore difficoltà, quando la non sconfinata esperienza di Legovich ha mostrato un po’ la corda soprattutto nella gestione di uno spogliatoio difficile, talvolta ribelle, spesso indolente e talvolta inaccettabile: in tali frangenti, almeno dall’esterno, pare sia stato lasciato da solo al comando, ad affrontare una situazione nella quale ha dovuto fare del suo meglio ma che in nessun modo avrebbe potuto risolvere in proprio. Una “scommessa” fortemente voluta dal precedente corso dirigenziale, sposata con entusiasmo da CSG in questi primi mesi e persa malamente sul filo di lana anche, beninteso, a causa di qualche comportamento un po’ sclerotizzato dell’allenatore in alcuni frangenti cruciali del campionato. Legovich, però, è il primo e finora il più eccellente a pagare pubblicamente per il fallimento di una stagione che ha, invece, molteplici padri, sebbene il “repulisti” a stelle e strisce sia già iniziato con il trasferimento a Brindisi dell’assistente Maffezzoli e soprattutto con l’accantonamento di fatto (ma con l’onore delle armi) di Mario Ghiacci, che però rimane formalmente in sella.

Di conseguenza, ora si attendono le tanto sospirate novità. De Meo dichiara che vorrebbe annunciare il nuovo coach nella prima settimana di luglio, al termine del processo di selezione che accosta a Trieste alcuni candidati eccellenti dalla lunga esperienza in panchina, non necessariamente italiani. E’ proprio il fattore esperienza ad essere considerato prioritario in questo momento: la ripartenza dalla A2, unitamente alla volontà di rimanerci il meno possibile (possibilmente un solo anno) presuppone che alla guida della squadra ci sia un elemento collaudato e di sicuro affidamento, insomma non proprio l’identikit ideale di una proprietà americana che ora si trova a dover fare di necessità virtù. Senza contare che, in aggiunta, l’aspetto non comunicato ma evidente è che il nuovo coach dovrà essere già pronto a metabolizzare le metodologie di Michael Arcieri, a partire dalle scelte di mercato per continuare con gli allenamenti per finire con la gestione delle rotazioni e dei giochi durante le partite.

Non resta, dunque, che attendere. Non senza, però, ringraziare di cuore Marco Legovich per tutti questi anni di dedizione totale, crescita costante, passione, attaccamento viscerale alla causa triestina. E, da cronisti, per il suo garbo, la sua costante lucidità analitica e la sua disponibilità, tutti aspetti che, assieme alla profonda conoscenza del gioco, siamo certi gli consentiranno di proseguire con il percorso di crescita fino alla consacrazione definitiva che, conoscendolo, pare inevitabile.