Da sempre, il cibo rappresenta un obiettivo primario per l’evoluzione dell’essere umano. Nelle epoche e nei luoghi in cui scarseggiava, il cibo era agognato; nelle tavole più rigogliose, il cibo manifestava lo stato socioeconomico dei padroni di casa. Come un tempo, anche ora, il cibo rappresenta una fonte di salute, di piacere e soddisfazione, di identità personale e appartenenza culturale, ma anche di disparità e difficoltà.
Negli ultimi tempi, nel mondo occidentale, cibo è spiattellato in tutti i media in molti modi e con molti fini, tanto che la cultura dell’alimentarsi è diventata un dovere, un obbligo, tanto che ci accompagna in maniera pervasiva in ogni momento delle nostre giornate.
I più giovani sono i più esposti alle continue sollecitazioni e sembrano molto attratti da prodotti ipercalorici a basso prezzo acquistabili ovunque.
In tutti questi contesti, le emozioni, le capacità comunicative, gli aspetti motivazionali e le gratificazioni diventano caratteri cruciali da riconoscere per capire se la spinta verso il cibo è dovuta a un calo funzionale o a un momento di difficoltà o a una situazione – spesso temporanea – di disagio.
Di questi argomenti parlerà con un approccio leggero e partecipativo Giovanni Ottoboni, ricercatore di Psicologia generale e docente di Nutrizione e Benessere psicologico e cognitivo, per il corso di laurea magistrale in Nutrizione umana, benessere e salute dell’Università di Bologna.
L’incontro – rivolto a genitori, tecnici e dirigenti di piccoli calciatori di qualsiasi società – si terrà giovedì 23 maggio, con inizio alle ore 17, nella sala riunioni del San Luigi (via Felluga, 58 a Trieste).
L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti a disposizione.
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