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La Trieste 2.0 fa il pieno di fiducia

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Ad un passo dal tracollo arriva la riscossa

La Pallacanestro Trieste, domenica sera verso le 20:15, è decisamente sull’orlo del baratro. Alla fine di una settimana di allenamenti nella quale il coach non era stato per nulla confortato dall’indispensabile -ma flebile- reazione d’orgoglio da parte dei suoi giocatori, lo 0-5 è dietro l’angolo, con le conseguenti pericolosissime spirali intrise di rassegnazione ed arrendevolezza davanti ad un destino ineluttabile, e quasi certamente l’abbozzo di processi che avrebbero coinvolto anche Legovich nonostante le rassicurazioni del club. Ed infatti, dopo i primi 10 minuti i biancorossi sono sotto di 10 punti ed in totale balia degli avversari nella partita più importante. Poi, nel giro dei due minuti che separano la fine del primo quarto e l’inizio del secondo, avviene qualcosa che probabilmente nessuno è in grado di spiegare, ma che potrebbe realmente invertire le prospettive in campionato del team guidato da Marco Legovich. Certo Napoli ci mette del suo, non riesce a venire a capo della difesa a zona di Trieste e si inceppa completamente in attacco affidandosi esclusivamente ad iniziative personali fuori ritmo e senza logica con un coach esperto come Buscaglia che per una volta viene surclassato nella gestione delle situazioni dall’esordiente avversario: difetti che suonano piuttosto familiari anche in riva all’Adriatico. Ma attenzione: la Trieste esibitasi contro Pesaro, Venezia e Tortona sarebbe stata solo lambita dalle difficoltà di Napoli, non ne avrebbe approfittato, avrebbe forse sofferto la pressione dell’ambiente ed avrebbe restituito l’iniziativa nelle mani degli avversari, arrendendosi alla loro prima fiammata. I biancorossi, invece, come se fosse stato premuto magicamente un interruttore, a Napoli cambiano finalmente marcia, soprattutto dal punto di vista mentale: è un mix di fiducia ed energia positiva derivante da una percentuale al tiro finalmente decente, dalla lotta alla pari ai rimbalzi, dalla resa di giocatori come Vildera in grado di sostituire Spencer senza farne sentire la mancanza, dalla furiosa garra del capitano, sorpreso e demoralizzato quasi fino alle lacrime per i fischi dell’Allianz Dome al termine della disfatta contro Tortona ed il più deciso a reagire, dalla voglia di dispiegare un arsenale variegato esibita finalmente da Pacher -il blog Backdoor Podcast dopo Napoli lo giudica così: “non si capisce cosa ci sia stato a fare così a lungo in A2”-. Sorprende anche la freddezza nei momenti decisivi, nonostante il quasi suicidio commesso con gli errori ai liberi finali da Gaines e Bartley e l’errore di Bossi nel fermare l’ultima azione di Napoli troppo presto, compensati da scelte in attacco pazienti e non forzate e da un rimbalzo offensivo di Spencer che, se non altro, gli attribuisce una qualche utilità.

Priorità numero uno, non disperdere il capitale emotivo

La vittoria e l’abbandono dell’ultimo posto solitario in classifica, che diventa ultimo posto in coabitazione, alleviano ma non mascherano certo del tutto i problemi strutturali e caratteriali della squadra. L’assenza nello spot di ala di un giocatore, italiano o straniero che sia, in grado di uscire dalla panchina e spezzare le partite è forse il problema più grave, ma anche l’assenza di un centro con punti nelle mani e di un play di ruolo che possa sostituire in modo credibile Davis almeno per qualche minuto viene sistematicamente utilizzato dagli avversari per intensificare lo sforzo difensivo sul portatore di palla. Per non parlare della necessità di adattare Deangeli nel ruolo di 4 per l’assenza di Lever, compito improbo per il gap di centimetri e chilogrammi con gli avversari -specie stranieri- nel pitturato. Ma le soluzioni, dal punto di vista strettamente tecnico, ci sono, e sono state utilizzate in modo esiziale a Napoli. Il prossimo fondamentale tassello sarà, invece, riuscire a non dilapidare il tesoretto di morale e consapevolezza donati dalla prestazione al Palabarbuto, dando continuità al rendimento anche oltre i 40 minuti, e sarebbe la prima volta in stagione che ciò avviene. E’ evidente che, esaurito il ciclo iniziale terrificante imposto da un calendario beffardo, Trieste debba scrollarsi definitivamente di dosso la veste di Cenerentola invitata al gran ballo, perché ha dimostrato in modo ineluttabile che quando gli avversari competono nella sua stessa classe di merito ogni risultato può essere considerato alla portata, a patto di non considerarlo né scontato né raggiunto senza una lotta all’ultimo sangue. Questa squadra, se vorrà salvarsi, è destinata infatti a lottare digrignando i denti, aggredendo gli avversari su ogni pallone, magari utilizzando soluzioni che da queste parti sono innovative (pur non essendolo in senso assoluto) come una difesa a zona osteggiata come il Diavolo nei dieci anni Dalmassoniani, ma lasciando l’aspetto tecnico sullo sfondo rispetto all’approccio ed alla motivazione. Del resto Scafati sconfitta a Trento e Treviso superata da Varese nell’ultimo turno, tanto per fare i due nomi più ricorrenti fra le avversarie meno attrezzate, saranno ossi duri perché lottano unite, giocando di squadra, non mollando mai per nessuna ragione camuffando difetti di roster che poco hanno da invidiare a quelli triestini.

I giocatori devono però sentire su di sé la fiducia dei compagni e del coach (quella della piazza arriverà), ed il segnale mandato da Legovich a Gaines facendolo partire in quintetto a Napoli dopo l’irritante disastro personale contro Tortona, si è inevitabilmente tradotto in una risposta da 29 punti. Come ulteriore elemento, la società, a dispetto delle pochissime parole spese pubblicamente, rimane in effetti al fianco di coach e squadra anche in modo tangibile, con colloqui personali con i giocatori e la ricerca di soluzioni comuni: avere la fiducia del club, oltre che del proprio allenatore, non può che aumentare la self confidence e le sicurezze dei giocatori, specie di quelli meno esperti.

Inizia una nuova stagione

Raggiunto il gruppetto delle ultime a due punti, con la prima vittoria Legovich & Co. non si fanno distanziare dal gruppone di quelle a 4: otto squadre su 16 sono ora compresse nel piccolo spazio di due punti. Queste otto, d’ora in poi, escludendo Napoli già affrontata e battuta, e Milano, che dovrà ancora essere sfidata ad Assago fra tre settimane, saranno le prossime avversarie di Trieste da qui alla fine del girone d’andata, e questo può davvero essere considerato come un nuovo inizio di stagione. La sequenza Reggio Emilia-Brindisi-Varese-Trento-Verona-Scafati-Treviso, dal 4 dicembre al 15 gennaio, deciderà di fatto la sorte di Trieste in questa difficilissima serie A. Ma, escludendo realisticamente la trasferta al Forum milanese, anche le prossime sfide casalinghe con Sassari e Brescia sono, per motivi diversi, ben dentro la portata delle possibilità biancorosse, anche perché è probabile che in queste settimane (forse proprio a Milano) possa arrivare il primo “colpo di mercato” stagionale, e cioè il sospirato rientro di Alessandro Lever, che a regime restituirà il delicato equilibrio sul quale era stato ideato e costruito il pur modesto 5+5 di Marco Legovich. Molte delle difficoltà messe a nudo in ottobre derivano da un’assenza troppo spesso sottovalutata dai più, ma che ha di fatto sconquassato le rotazioni a disposizione del coach – complice anche l’apporto insufficiente di elementi dai quali ci si attendeva decisamente di più specie sotto canestro.

Troppo presto per andare sul mercato

Non è ancora tempo di parlare, invece, di mercato vero, almeno finché non saranno chiari i prossimi passi a livello societario e l’eventuale maggiore capacità di spesa che ne deriveranno: ha ragione Legovich quando continua a ripetere che gli interventi sul mercato sono argomenti di cui discutere con la società e non con lui, sebbene appaia evidente che il coach accoglierebbe con entusiasmo almeno un paio di novità nel roster, sulle quali si può star certi che abbia già riflettuto a lungo, magari anche con Mario Ghiacci. Sarebbe ovviamente opportuno che il maquillage arrivasse prima del 4 dicembre, ma le variabili sono talmente tante che anche solo sperarci toglierebbe il focus dalle prossime partite. Sempre tenendo presente che Trieste ha ancora a disposizione due visti stranieri, mai come quest’anno perseverare in scelte frettolose e quasi sempre sbagliate proprio per essere state prese troppo precipitosamente, sarebbe decisamente diabolico.

(Photo Credit: pagina Facebook ufficiale Pallacanestro Trieste)