La Pallacanestro Trieste ha voluto incontrare e salutare, per l’ultima volta per questa stagione, autorità, stampa ed una rappresentanza della Curva Nord. Alla presenza della squadra e dello staff tecnico al completo, un presidente Mario Ghiacci in una inedita versione commossa (che replica la voce rotta di Daniele Cavaliero nel post Gara 3) ripercorre un anno difficile, in cui i suoi giocatori hanno dovuto affrontare in prima persona l’epidemia di Covid, una stagione costellata di problemi di ogni tipo primo fra i quali l’assenza di pubblico con evidenti ricadute finanziarie ma anche di rendimento, ma ciò nonostante ricca di soddisfazioni con il raggiungimento di un risultato finale importante. Ghiacci ha salutato uno ad uno i suoi giocatori ed i tre coach (tenutisi in disparte), finendo il suo intervento con gli occhi lucidi. Il presidente afferma che ora ci sarà tutto il tempo per sedersi attorno ad un tavolo ed iniziare a pensare alla prossima stagione, sia dal punto di vista organizzativo sia, naturalmente, da quello tecnico valutando tutti i possibili scenari, primo fra tutti il ritorno del pubblico
La parola passa agli altri due componenti del CdA, ed è la prima volta che i solitamente schivi Marco Bono e Luca Farina si prestano alla luce dei riflettori. Bono ricorda una importante iniziativa benefica a favore del Burlo, donando simbolicamente una maglia da gioco autografata da tutti i giocatori a Gabriele Cont, dirigente medico della clinica neonatale dell’ospedale infantile giuliano, cui seguirà l’evento con la messa all’asta delle divise da gioco originali utilizzate dai giocatori biancorossi nel corso della stagione.
Luca Farina torna invece sull’aspetto tecnico e ringrazia la squadra: lo fa anche in inglese a vantaggio dei giocatori stranieri che in pochi mesi, trascorsi oltretutto da reclusi causa pandemia, non hanno certo avuto modo di imparare l’idioma del Belpaese. Rimarca il fatto che i risultati giunti quest’anno, al pari delle difficoltà, sono arrivati in una situazione anomala, con giovani giocatori americani che a Trieste erano senza famiglie, ed hanno dovuto affrontare il contagio contratto in novembre in totale solitudine nei loro appartamenti. Difficoltà superate grazie anche alla loro forza interiore ed alla loro dedizione e disponibilità.
Finale con buffet triestino a base di cotto in crosta e vino del territorio. Non era l’occasione per comunicazioni ufficiali riguardo alla conduzione tecnica o riguardo a decisioni di qualche giocatore del nucleo storico. Notizie che, comunque, non tarderanno ad arrivare nei prossimi giorni.