Buoni i segnali che giungono dalla conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore della Pallacanestro Trieste. Colui che si appresta ad essere di gran lunga il più giovane allenatore della Serie A (non ha ancora compiuto 30 anni) ha già le idee chiarissime sul tipo di pallacanestro che vorrà proporre, e di conseguenza sul tipo di giocatori che meglio si adattano ad indossare su misura il vestito che il coach ha confezionato per loro, tanto per utilizzare la metafora proposta proprio da Legovich. Si intravvede la volontà di introdurre soluzioni innovative, inedite sul parquet triestino dopo 12 anni di continuità. Al nuovo coach piace una pallacanestro veloce, intensa soprattutto nei primi secondi di ogni azione difensiva ed offensiva, con gioco in transizione frutto proprio di questa intensità. Per farlo, ha già stilato una nutrita lista di giocatori da cercare sul mercato, lista naturalmente condivisa con Mario Ghiacci che la deve inesorabilmente filtrare attraverso le fitte maglie del budget e della volontà di atleti e, soprattutto, di procuratori.
Ma di mercato si inizierà a parlare da domani, una volta ufficializzato lo staff tecnico, che verrà completato a stretto giro con i due assistenti. Naturalmente, i contatti per eventuali conferme o per tentativi su nuovi giocatori per costruire il nuovo “5+5” sono già avviati da settimane, ma al momento a disposizione del coach ci sono ufficialmente solo i tre sotto contratto: Luca Campogrande, Alessandro Lever e Lodovico Deangeli. Grazulis, oltre ad ambizioni, aveva pretese economiche fuori portata per Trieste che dunque ha abbandonato ogni velleità di trattenerlo così come Adrian Banks, pur con le indiscutibili doti da leader naturale ed una classe che da decenni non si ammirava da queste parti, è un lusso che lo stesso Legovich sa di non potersi permettere, specie per le pause difensive necessarie a consentirgli di “sopravvivere” 35 minuti a partita, ma poco adatte alla feroce intensità che verrà pretesa in campo. Ci sono maggiori possibilità di rivedere in riva all’Adriatico, invece, quel Corey Davis che oltre ad aver convinto nello scorcio di stagione speso a Trieste, non ha mai fatto mistero di gradire una eventuale riconferma. Mistero, invece, che permane sulla sorte sportiva di Daniele Cavaliero, presente in sala stampa assieme a Deangeli per celebrare l’amico coach (che ha sette anni meno di lui), ma che ha voluto sviare l’attenzione dalle inevitabili domande sul suo futuro.
Ciò che però appare con forza durante una conferenza stampa a tratti emozionante, è la grande soddisfazione e l’orgoglio con i quali la società porta un allenatore che era entrato come terzo assistente sei anni fa a diventare, a casa sua, head coach della squadra in Serie A. E’ la conferma di quanto già traspariva da tempo: la promozione di Legovich non è affatto una scelta dettata da questioni di borsa, visto che oltretutto lo staff tecnico per la prossima stagione costerà più di quanto era costato in quella passata. E’, invece, una scelta programmatica, frutto di una profonda fiducia nelle qualità tecniche ed umane di un grande lavoratore, di un ragazzo che non ha mai lesinato ore sul parquet anche per lavoro individuale sia con veterani che giovani promesse e nottate passate ad analizzare video degli avversari di turno per individuarne pregi e debolezze. Una decisione fortemente voluta, dunque, forse audace ma ben ponderata, che è anche un sogno che si avvera per lo stesso Legovich. Lego ringrazia i due allenatori con i quali ha condiviso il suo percorso di crescita e dai quali ha imparato gran parte dei segreti del mestiere soprattutto dal punto di vista della gestione del gruppo, in particolare Eugenio Dalmasson, con il quale è rimasto in contatto e con il quale ha trascorso il periodo più lungo in una età di grande formazione. Ma chi si aspettava un ragazzo intimidito dalle luci della ribalta improvvisamente ed implacabilmente accese su di lui (la sala stampa gremita e fremente di domande e curiosità né è solo il primo assaggio), preoccupato da un’avventura ancora tutta da scoprire si sbagliava di grosso: molto consapevole e sicuro di sé, concentrato sul nuovo compito e determinato nel portarlo a compimento pur in modo non certo incosciente, con idee già molto chiare e la giusta faccia tosta per difenderle al tavolo delle trattative in primis con il presidente Ghiacci.
Atmosfera serena e rilassata, dunque, un linguaggio del corpo che trasmette ottimismo nonostante le incognite sulla copertura del budget e sulla risposta della città all’imminente lancio della campagna abbonamenti: senza mezzi termini il presidente ricorda che una buona fetta del budget teorico messo nel bilancio preventivo deriva proprio dal ticketing, che prudenzialmente non prevede certo sui livelli dei primi anni di Serie A ma che non dovrà deludere completamente le attese se si vorrà continuare a vedere basket di vertice a Trieste.
Neanche il tempo di presentarsi e Lego è già in partenza per l’avventura azzurra: è stato scelto, infatti, come assistente sulla panchina della Nazionale Under 20 che si appresta a disputare gli Europei. C’è da giurare che dividerà il suo tempo fra gli azzurrini e la linea diretta con la Società, dalla quale si separa proprio nel momento cruciale per il mercato: ma l’esperienza in azzurro è qualcosa di irrinunciabile, un’altra perla sul breve ma brillante curriculum di questo figlio della pallacanestro alabardata.