(Photo Credit: sito ufficiale Pallacanestro Trieste)
REALE MUTUA TORINO – PALLACANESTRO TRIESTE 103-91
Reale Mutua Torino: Thomas 12, Vencato 24, Ghirlando, Schina 15, Fea, Poser 23, Jahier, Petruzzi, De Vico 15, Cusin 2, Pepe 12. Allenatore: F. Ciani. Assistenti: A. Iacozza. M. Siragusa.
Pallacanestro Trieste:Bossi 10, Filloy 12, Rolli , Reyes ne, Deangeli 14, Ruzzier 14, Camporeale, Campogrande, Candussi 8, Ferrero 8, Brooks 25. Allenatore: J. Christian. Assistenti: M. Carretto, F. Nanni, N. Schlitzer.
Parziali: 24-25 /28-21 / 23-25 / 28-20
Progressivi: 24-25 / 52-46 / 75-71 / 103-91
Niente da fare: non si interrompe la sequenza di sconfitte biancorosse su campi che probabilmente saranno testimoni delle sue gesta durante i playoff: dopo Verona, Bologna, Forlì, Udine e Cantù arriva, prevedibile e prevista, anche la battuta d’arresto a Torino, nonostante una prestazione da 91 punti segnati, frutto di percentuali perlomeno decenti in attacco. Ma quando difendi per 40 minuti con una “uomo” spesso immobile, spettatrice inerme delle scorribande incontrastate di Schina, Vencato e De Vico, ed incassi 103 punti mandando 6 giocatori avversari su 8 scesi in campo in doppia cifra, non c’è buona prestazione offensiva che tenga, soprattutto in trasferta le perdi tutte. E stavolta non c’è l’attenuante costituita dall’assenza di Vildera e da quella infinita di Reyes, perchè anche Ciani deve rinunciare a Kennedy e vede il rientro di un acciaccato Cusin dopo settimane di stop: certamente le assenze in casa triestina pesano in modo ben più evidente, ma è la sopravvenuta brevità delle rotazioni a disposizione di coach Christian a rivelarsi letale. Se Torino distribuisce equamente responsabilità ed iniziativa su tutti gli effettivi a disposizione, togliendo ogni punto di riferimento agli avversari ed ammortizzando agevolmente le assenze, Trieste non se lo può permettere, perchè dispone di alcuni giocatori che, per scelta del coach o perchè fisicamente e tecnicamente stanno attraversando un periodo di down, non danno nemmeno lontanamente il rendimento e l’apporto indispensabili, e vengono a lungo relegati in fondo alla panchina. In altre parole, se Ciani deve rinunciare alla sua guardia americana, viene ripagato da Schina e Vencato con 39 punti in 56 minuti in due, cui si possono aggiungere i 12 in 25 minuti di Simone Pepe. Vildera e Reyes, per Christian, si dimostrano invece insostituibili: che il portoricano non potesse essere “replicato” nemmeno dalle varie staffette con le quali si è tentato di riconquistare gli equilibri perduti con il suo infortunio era ormai palese da settimane. Che però l’assenza di Giovanni Vildera sotto canestro si dimostrasse un rebus impossibile da risolvere era invece meno prevedibile. Candussi è impalpabile in difesa contro un Poser che viaggia al doppio della sua velocità, commette subito i falli che lo tolgono dalla contesa nella sua parte centrale e conclude facendosi brutalizzare da un Marco Cusin che a 39 anni non assomiglia certo a Flash Gordon. Pochissimo arriva da Giancarlo Ferrero, che perlomeno alza la testa con una fiammata nel primo tempo, ma per caratteristiche fisiche e tenuta atletica non è in grado di competere con Niccolò De Vico, lasciato libero di tirare e segnare ogni singola volta che riceve palla all’altezza del pettine, e tantomeno con Poser, cui rende centimetri e chilogrammi in abbondanza. Non arriva ancora niente da Luca Campogrande, forse ancora dolorante, ma incapace dare il benché minimo apporto sui due lati del campo nei 10 minuti trascorsi sul parquet. Filloy è l’altro obiettivo individuato da De Vico come vittima designata, e viene battuto nell’uno contro uno in isolamento 10 volte su 10.
Ciò nonostante, Trieste regge l’urto per tre quarti e due minuti, ribattendo colpo su colpo grazie soprattutto all’ennesima ottima serata di Eli Brooks ed all’essenzialità letale di Michele Ruzzier, entrambi in ottima vena in attacco (clamorosa la sequenza di 12 punti consecutivi dell’americano in apertura di secondo tempo, ottime le iniziative in penetrazione di Michele), con la partita che tende a sfuggire di mano quando giustamente Torino sceglie un gioco profondo con il quale non incontra opposizione alcuna, e viene riagguantata quando la squadra di Ciani tende ad affidarsi ad un gioco più perimetrale, sebbene sia proprio una sequenza incredibile di bombe a cavallo fra terzo e quarto periodo a rivelarsi la spallata finale alla partita. Trieste, nonostante tutto, è addirittura avanti nel punteggio sul 78-80 quando mancano 8 minuti alla sirena finale, ma poi anche in attacco torna quella di sempre, arruffona, senza idee, irretita dalla difesa degli avversari (sulla quale incocciano anche Brooks e Ruzzier, fin lì impeccabili) ed incapace di contenerne l’intensità in attacco, a rimbalzo e sulle palle vaganti, frustrata e fragile dal punto di vista emotivo. Ma, soprattutto, totalmente immobile in difesa. Subisce senza accorgersene il decisivo 18-0 in poco più di cinque minuti, break ingiustificabile se non per la difficile tenuta atletica dei 7 impiegati dal coach di fronte all’improvvisa, violenta accelerazione piemontese. In un paio di occasioni la facilità con la quale Matteo Schina arriva al ferro depositando in sottomano totalmente da solo dopo aver battuto in punta il proprio difensore, con i quattro rimanenti avversari aperti come una vongola sul fuoco, può essere scambiata ingannevolmente per un’azione a gioco fermato dagli arbitri. Ma di fermo, purtroppo, ci sono solo i giocatori in canottiera rossa.
Tolti i minuti centrali dell’ultima frazione, comunque, è una sconfitta non disastrosa, che ha mostrato sprazzi di basket piacevole, poco manovrato ed apparentemente poco “pensato”, ma comunque a suo modo efficace. Una partita, peraltro, che ha molta più importanza per Torino, alla rincorsa del secondo posto, e per coach Ciani, alla ricerca di rivincite contro la sua ex squadra, che per Trieste: ormai abbandonate da tempo le velleità di agguantare posizioni migliori in classifica (ma sarà necessario mantenere alta l’attenzione al ritorno di chi segue in classifica andando a vincere almeno due delle quattro partite che mancano per evitare rischi) e facendo definitivamente all in sui playoff, appare corretta la politica conservativa che induce a non forzare il rientro di Reyes ed il mancato impiego di Vildera. Del resto, questa inutilmente lunga fase ad orologio espone tutte le squadre alla possibilità di infortuni in una situazione in cui fare mercato riparatorio è impossibile anche per motivi regolamentari, e si traduce in partite nelle quali si tende soprattutto a non farsi male, con agonismo ridotto e limitato a pochi minuti e spettacolo cestistico discutibile. Gli spalti del Pala Gianni Asti, semi deserti e poco entusiasti, sono lì a testimoniare una volta di più il grado di interesse del pubblico per le contese di questa fase: per fortuna la riforma porterà all’abolizione di questa noiosa ed infinita appendice.