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La difesa è uno scolapasta: quinta batosta consecutiva per l’Unione

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Triestina-Lumezzane 2-3 (7′ Pisano (L), 21′ Vicario (T), 33′ Iori (L), 59′ Struna (T), 70′ Taugourdeau (L)

Triestina: Roos, Jonsson (26′ Germano), Struna, Frare, Bijleveld (67′ Tonetto), Correia, Voca, Vicario, D’Urso, Attys (55′ El Azrak), Vertainen (55′ Kiyine). All. Santoni

Lumezzane: Filigheddu, Regazzetti (63′ Tenkorang), Pogliano, Piga (31′ Pagliari), Pisano, Moscati, Taugourdeau, Malotti, Ferro (74′ Dalmazzi), Corti (63′ Monachello), Iori (74′ Lipari). All. Franzini

Arbitro: Gauzolino di Torino. Assistenti: Laghezza di Mestre, Mallimaci di Reggio Calabria

Meteo da fine estate e temperatura gradevole al Rocco, clima però glaciale con lo stadio desolatamente vuoto per un quarto d’ora per la preannunciata protesta dei tifosi organizzati: a rimbombare nella cattedrale di Valmaura sono solo gli incitamenti dei cinque tifosi bresciani giunti fino a Trieste di giovedì sera. Non che l’entrata in curva di qualche centinaio di supporters contribuisca a migliorare l’atmosfera surreale di una partita nella quale, da parte alabardata, in molti hanno tantissimo da farsi perdonare: quella contro il Lumezzane è, infatti, un match da “adesso o mai più”. L’inizio della Triestina, però, pende con estrema decisione verso il “mai più”: il Lumezzane, giochicchia per qualche minuto, studia un’avversaria che pare totalmente priva di idee senza nemmeno dannarsi troppo l’anima, poi decide di averne avuto abbastanza ed alla prima accelerazione entra in porta come una lama calda nel burro. Desolante la reazione dell’Unione, che pare non avere nemmeno la forza fisica, oltre che morale, per riuscire anche ad organizzare un’azione degna di tale nome. Già nel primo quarto d’ora arrivano da parte alabardata tiri velleitari da quaranta metri più simili ad alleggerimenti dettati da frustrazione per liberarsi da un pallone del quale francamente nessuno dà l’impressione di sapere cosa farci, per non parlare di errori tecnici nell’esecuzione di elementari gesti fondamentali quasi impossibili da vedere anche sui campi dei dilettanti. Al culmine di un disastro del genere è quasi incredibile, oltre che inaspettato, il punto del pareggio alabardato, che giunge alla prima ed unica verticalizzazione architettata nei primi venti minuti proprio mentre la curva iniziava a perdere definitivamente la pazienza. Se non altro, il pareggio ha il merito di dare coraggio agli alabardati, che si scuotono dal torpore quasi ipnotizzato nel quale erano precipitati sotto i fischi e nel punteggio divenendo improvvisamente più propositivi in attacco, specie grazie alle invenzioni di D’Urso, unica vera “mente” alabardata che però dà spesso l’impressione di predicare nel deserto: del resto, se nonostante quattro rovinosi rovesci consecutivi si persevera nello schierare giocatori chiave cocciutamente fuori ruolo, il fatturato che ne deriva non può che essere il medesimo. Peraltro, il rinnovato manto erboso del Rocco non aiuta di certo: le zolle sollevate in modo scomposto impediscono trame e precisione, e presumibilmente causano anche danni fisici, con ben due vittime, una per parte, nella prima mezzora. La reazione dei rossoalabardati dura, comunque, giusto il tempo di far riprendere fiato alla contestazione della curva, progressivamente più sonora e pesante: è sufficiente una accelerazione nemmeno tanto irresistibile dei bresciani per posterizzare l’immobile ed imbarazzante difesa triestina, che specie sulle due fasce, con Struna e Voca, sembra aver messo radici sotto i tacchetti.

Il quarto d’ora nell’initimità dello spogliatoio non sembra dare alcun tipo di scossa: evidentemente la squadra ormai è affetta da elettroencefalogramma desolatamente piatto: la frustrazione porta solo a cercare di interrompere il serafico paleggio ospite con una catena infinita di falli che spezzettano il gioco e non permettono alcun genere di costruzione razionale da entrambe le parti. Dopo solo una decina di minuti nella ripresa Santoni, forse nel tentativo di privilegiare la velocità e l’imprevedibilità sceglie oltretutto di privarsi di attaccanti di peso con l’uscita di Attys e Vertainen nello stesso momento, anche se non è che la presenza dei due arieti abbia partorito alcunché nei 55 minuti di presenza. Imprevedibilmente la Triestina diventa leggermente più pericolosa proprio in questo momento, specie con Vicario, e trova subito il secondo pareggio proprio grazie ad un difensore, il beccatissimo e stizzito Struna (che alla luce delle sue precedenti prestazioni ha ben poco da reagire in modo scomposto ai pesanti rimbrotti della curva). E’ il miglior momento della Triestina, che trova più convinzione e ci prova con continuità. Ma è un fuoco di paglia che dura una decina di minuti, analogamente a quanto successo subito dopo il primo pareggio, come se specchiarsi in qualche rara quanto improduttiva azione offensiva possa essere sufficiente a risollevare il giudizio su una prestazione oggettivamente agghiacciante. L’ennesima dormita collettiva della retroguardia alabardata, più spettatrice della partita rispetto agli stessi tifosi paganti, costa il terzo goal del Lumezzane, che trova un jolly che un tempo verrebbe definito Eurogoal, ma la colpevole complicità giuliana che concede a Taugourdeau tempo e spazio per prendere comodamente la mira è imperdonabile. Ci si mette oltretutto anche la sfortuna: a dieci minuti dalla fine la Triestina perde anche l’uomo meno negativo della rosa, un Christian D’Urso che esce zoppicando dopo un contrasto sulla tre quarti di campo. Sfortuna sì, ma anche imprudenza dell’allenatore, che non si sa quanto consapevolmente aveva completato i cambi al 25′ della ripresa costringendo così la sua squadra a finire la via crucis in dieci. “Salta la panchina” canta la curva, che ad un certo punto perde anche la voglia di contestare squadra ed allenatore. La palla passa ora nelle mani della società, sperando che ne faccia un uso migliore di quanto ne abbia fatto la squadra sul campo.

La cronaca

Inizio che non vuole tradire una tradizione ormai ampiamente consolidata. Stavolta almeno la resistenza iniziale dura ben 7 minuti, il tempo per il Lumezzane di entrare per la prima volta in area. Cross dalla sinistra, Pisano tutto solo da cinque metri ha il tempo di prendere la mira e colpire di testa il pallone che finisce in rete alle spalle di un non totalmente incolpevole Roos. La Triestina pareggia al 21′: verticalizzazione di prima da fuori area che mette Vicario solo davanti a Filigheddu. L’attaccante alabardato non può proprio sbagliare e mette il pallone rasoterra alle spalle del portiere ospite. La Triestina ci riprova al 27′: D’Urso in mezzo all’area fa da sponda passando il pallone indietro a Vertainen, mettendo quest’ultimo nelle condizioni di calciare da buona posizione, ma il pallone finisce di poco alto sulla traversa. Al 33′ passa di nuovo il Lumezzane: stavolta l’incursione parte dalla destra, Voca è saltato come un birillo, l’assist rasoterra in mezzo all’area trova puntuale e solitario Iori, che di piatto deve solo metterla nell’angolo.

Al 59′ pareggia la Triestina: calcio d’angolo dalla sinistra e colpo di testa da distanza ravvicinata di Struna, pallone che si infila alle spalle di Filigheddu. Al 67′ grandissimo tiro di Correia da fuori area: il pallone, dritto per dritto, incrocia sulla traversa all’altezza dell’incrocio dei pali e finisce sul fondo. Tutto inutile: al 70′ nuovo vantaggio del Lumezzane, che arriva con un gran gesto tecnico di Taugourdeau, lasciato solo sulla fascia destra, approfitta dei cinque-sei mesi di libertà che gli vengono concessi e lascia partire un missile che si spegne sotto l’incrocio dei pali sulla destra di un immobile Roos. I 5 minuti di recupero partoriscono solo un tiro pericoloso di El Azrak che da ottima posizione in mezzo all’area mette il pallone di poco sopra la traversa. Si finisce sotto una meritata salva di fischi, l’ennesima di questa stagione già divenuta disastrosa prima della fine di settembre.