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La bella addormentata milanese si risveglia: ultimi dieci minuti fatali a Trieste

Tempo di lettura: 5 minuti

(Photo Credit: profilo Facebook ufficiale Pallacanestro Trieste)

OLIMPIA MILANO – PALLACANESTRO TRIESTE: 87-74

Olimpia Milano: Mannion 6, Dimitrijevic, Bortolani n.e., Tonut 12, Bolmaro 7, Brooks 11, LeDay 12, Ricci (k), Flaccadori, Caruso 10, Shields 17, Gillespie 12.

Allenatore: E. Messina. Assistenti: M. Tomic, M. Fioretti, A. Serravalli.

Pallacanestro Trieste: Obljubech n.e., Ross 12, Reyes 4, Deangeli (k) 2, Ruzzier 3, Campogrande n.e., Candussi 5, Brown 17, Brooks 8, Johnson 9, Valentine 14.

Allenatore: J. Christian. Assistenti: F. Taccetti, F. Nanni, N. Schlitzer.

Progressivi: 25-23 / 46-46 // 72-68 / 87-74

Parziali: 25-23 / 21-23 // 26-22 / 15-6

Arbitri: Baldini, Valzani, Bongiorni.


Trieste, alla fine, viene abbattuta dai reietti di Ettore Messina, coloro che in stagione non avevano mai trovato spazio e gloria finendo ai margini delle rotazioni e della panchina. L’assenza dell’ultimo minuto di Jarrod Uthoff, affetto da qualche forma di attacco influenzale, non deve essere presa ad unico pretesto per raccontare una sconfitta contro una squadra che, di assenze, ne lamentava a sua volta numerose e pesantissime. E comunque la storia delle ultime due stagioni insegna che il club triestino non intenda sacrificare il benessere e l’integrità fisica dei suoi giocatori in funzione della singola partita o di equilibri di classifica parziali di brevissimo periodo, per cui recriminare sul mancato impiego dell’Ice Man di Iowa non avrebbe alcun senso. Anche perché in passato la squadra biancorossa ha dimostrato grande resilienza in ogni situazione, anche la più disperata e su campi altrettanto difficili, come peraltro successo anche all’Unipol Forum di Assago per i trenta minuti nei quali ha giocato alla pari con un’AX che le ha tentate tutte, ha difeso alla morte, ha eseguito diligentemente i giochi in attacco sfruttando i suoi punti di forza, affidandosi agli assi (Shields e LeDay su tutti) quando necessario e ad una difesa di squadra pressoché perfetta quando si trattava di controllare ed amministrare il piccolo vantaggio accumulato.
Trieste, alla fine, perde contro una squadra che si dimostra più lunga, dotata di soluzioni infinite e di grandissima qualità, che reagisce al momento agghiacciante (soprattutto in Europa) che sta attraversando rimanendo sempre concentrata ed equilibrata, accettando gli squilibri lì dove non poteva compensarli (sotto canestro) ma capitalizzando con interessi usurai la lunghezza delle rotazioni e la qualità cristallina dei singoli soprattutto nell’ultimo quarto.
I biancorossi giuliani, che schierano Jeff Brooks a tappare la falla difensiva creata dall’assenza di Uthoff, sono bravi nell’attuare diligentemente il piano partita, tenendo sempre altissimi i ritmi dell’incontro, cercando la conclusione costantemente nei primi dieci secondi di azione, anche perché, finita la fase di transizione, la difesa schierata milanese è troppo fisica ed aggressiva per essere battuta nell’uno contro uno o nei giochi a due fra esterni e lunghi. Trieste, però, pur subendo qualcosa a sprazzi da Gillespie, è nettamente superiore nel pitturato e sotto canestro, cattura una caterva di rimbalzi sui due lati del campo, mette in ritmo Jayce Johnson che dispone a piacimento, pur con tecnica non esattamente elegante, dei surrogati di centro che rimangono a disposizione di Ettore Messina. La percentuale da 2 di Trieste, a fine primo tempo, raccontava con un 75% irreale la facilità nell’attaccare direttamente il ferro senza che Milano opponesse adeguate contromisure. Si sa, però, come la squadra di Jamion Christian sia, per scelta, enormemente sbilanciata sul perimetro, e non ha la pazienza nell’innescare i lunghi nel suo DNA: il coach americano di Trieste si affida a quintetti piccoli agili e sguscianti, e per larghi tratti ha anche ragione. La sua squadra riesce senza scomporsi a reagire ad ogni singolo (timido) tentativo di fuga dei campioni di casa, piazzando anche un illusorio quanto fugace vantaggio in doppia cifra nel secondo quarto, territorio incontrastato di un inarrestabile Markel Brown. Shavon Shields ed un acciaccato ma stoico Zach LeDay fiutano il momento difficile e ricuciono in un amen il gap, riportando il perfetto equilibrio a metà partita. Il terzo quarto è il paradigma del basket odiato dai puristi tradizionalisti, quelli che appoggerebbero una petizione per abolire il tiro da tre: bomba e controbomba, tiro da tre sbagliato contro tiro da tre sbagliato sull’altro lato, il tutto giocato a cento all’ora con l’evitabile contorno di nefandezze inguardabili sui due lati del campo. Ross (per il resto autore di una prova insufficiente per superficialità ed imprecisione) Brown, Candussi e Valentine non mollano di un metro la presa, e tengono la loro squadra appesa ad una partita la cui inerzia prende inesorabilmente una direzione precisa quando Messina, una buona volta, decide di poter concedere minuti alla sua second unit. In apertura di ultimo quarto proprio loro danno la spallata decisiva, accumulando quel gap che una Trieste stremata quanto disorganizzata in attacco non sarà più in grado di ricucire, specie quando la luce da oltre l’arco, pur con tiri presi in modo decente, si spegne inesorabilmente e definitivamente.
Solo 6 i punti segnati dalla squadra triestina negli ultimi dieci minuti, fra cui un canestro di Brooks da sdraiato tanto fortunoso quanto incredibile. Per il resto, spadellate sempre più disperate da otto metri, palle perse a ripetizione ed una difesa gabbata dai cambi difensivi che mettono Caruso in condizione di andare addirittura in doppia cifra. Non che Milano negli ultimi dieci minuti sia in grado di elevare il tasso spettacolare (15-6 è un parziale da UISP di basso livello), ma il compito degli uomini di Messina era fondamentalmente quello di tornare a vincere e riportare il sereno, a costo di concedere pochissimo all’estetica (i sorrisi al termine dell’incontro raccontavano di una tensione sciolta e di una preoccupazione scacciata non tipica di una squadra di Eurolega che affronta una neopromossa a casa sua).
Trieste può recriminare sulle 19 palle perse e sulla incapacità di capitalizzare il patrimonio offerto dal dominio a rimbalzo: 35 a 26 il computo totale, con addirittura 14 rimbalzi offensivi catturati dai biancorossi che però raramente riescono a sfruttare le seconde e talvolta le terze chances. Può anche riportarsi a casa la consapevolezza di un Justin Reyes che migliora la sua condizione fisica di partita in partita, risultando visivamente più reattivo, più pronto, più sicuro nei movimenti, molto meno frenato dal timore di farsi nuovamente, e definitivamente, male: riaverlo almeno ai livelli dei playoff della passata stagione costituirebbe l’operazione di “mercato” più redditizia in assoluto.
I risultati dagli altri campi “sterilizzano” questa sconfitta, che tutto sommato rimane abbastanza indolore. Ovviamente Milano si stacca due punti più sopra (con la differenza canestri a favore), Reggio Emilia raggiunge Trieste dopo aver battuto Tortona a domicilio ricreando un terzetto che probabilmente si contenderà un posto nella griglia playoff fino all’ultima giornata. In compenso, perdono sia Treviso che Venezia, tenendo il nono posto a distanza di sicurezza. Il terzetto di testa composto da Brescia, Trapani e Trento aumenta a sei i punti di vantaggio sui biancorossi, rispetto a loro rimane indietro solo Bologna, sconfitta a Sassari. Si fa drammatica ed avvincente, invece, la lotta salvezza, con ben quattro squadre affiancate a otto punti in fondo alla classifica, in una bagarre che si protrarrà fino a fine campionato.
In definitiva, per Trieste è una trasferta ed una sconfitta fuori trend stagionale da metabolizzare e dimenticare in fretta, anche perché sabato prossimo è già tempo di affrontare con la necessaria preparazione un match casalingo che profuma già di spareggio playoff: in via Flavia arriverà infatti Tortona, affiancata in classifica ai biancorossi, già sconfitta all’andata. Poi, in rapida sequenza, arriveranno la trasferta sul campo della capolista Brescia ed il tuffo carpiato nel quarto di finale di Coppa Italia contro Trapani. Riavere la squadra al completo ed in salute, senza doversi nuovamente affidare alla resilienza, diventa da qui in poi indispensabile.

I risultati:
TORTONA-REGGIO EMILIA 67-69
VARESE-BRESCIA 77-118
TREVISO-NAPOLI 78-90
TRAPANI-PISTOIA 104-60
CREMONA-SCAFATI 88-85 d.t.s.
VENEZIA-TRENTO 70-74
MILANO-TRIESTE 87-74
SASSARI-VIRTUS BOLOGNA 76-68

La classifica:

1.TRAPANI 26
2.BRESCIA 26
3.TRENTO 26
4.VIRTUS BOLOGNA 24
5.MILANO 22
6.REGGIO EMILIA 20
7.TRIESTE 20
8.TORTONA 20
9.VENEZIA 16
10.TREVISO 14
11.SASSARI 14
12.VARESE 12
13.PISTOIA 8
14.SCAFATI 8
15.CREMONA 8
16.NAPOLI 8