di Francesco Freni
Lo stanno dimostrando i velisti triestini a bordo del bolide nero nelle acque di Auckland: quando riescono a fare una buona partenza vincono la regata. Stavolta coach Dalmasson ed il suo team ne fanno tesoro e lavorano benissimo in settimana sull’approccio alla partita, che molto, troppo spesso in questa stagione si era dimostrato uno dei peggiori difetti della squadra: in un match importantissimo e sulla carta difficilissimo, contro avversari alle prese con gravi problemi in fondo alla classifica e bisognosi di punti salvezza, con un coach motivassimo e per la prima volta realmente in bilico, con un roster costoso e rinnovato, l’Allianz per una volta parte concentrata e determinata, sbanda leggermente con qualche scelta azzardata ed una regia talvolta confusa in attacco, ma rimane sempre in scia agli avversari nel primo quarto per poi prendere decisamente in mano le redini dell’incontro, mostrando sempre maggiore autorità e consapevolezza a mano a mano che, per contro, gli avversari perdevano fiducia e motivazioni. Nel terzo quarto piazza il break che si rivelerà decisivo alzando decisamente l’intensità difensiva, recuperando una caterva di palloni tramutati in numerosi contropiede, sporcando in modo letale le percentuali di una Reggio Emilia progressivamente meno convinta di poter realmente ribaltare l’inerzia dell’incontro.
La svolta è data dall’ingresso sul parquet di Juan Fernandez, capace di dettare i ritmi alla squadra con precisione disarmante e di andare a canestro con una sorprendente varietà di soluzioni: ancora una volta, Trieste si dimostra Lobito-dipendente, e d’altro canto il play triestino d’adozione dimostra che in questa stagione, quella della consacrazione definitiva ad altissimi livelli, quando e se è integro fisicamente può senz’altro essere annoverato fra i migliori tre-quattro piccoli in serie A: a Bologna nei 22 minuti di impiego finisce con 17 punti, l’80% da due ed il 50% da tre, compresa una bomba da otto metri e mezzo dopo aver perso banalmente un pallone nell’azione precedente nel momento di massimo (sebbene blando) sforzo degli avversari, in cui dimostra tutto il suo carattere e l’estrema sicurezza nei propri mezzi.
Il Lobito è nuovamente assecondato dalla vena di un Myke Henry tornato definitivamente a divertirsi e divertire giocando la sua pallacanestro: certo non un mastino in difesa (sebbene a Casalecchio ci abbia messo un po’ più di buona volontà anche sul suo lato del campo), è un rebus irrisolvibile per gran parte dei diretti avversari. Giocatore verticale, capace di attaccare il ferro con disarmante facilità, inarrestabile in uno contro uno quando decide di risolvere da solo l’azione, è però letale anche dall’arco. Fino a metà dell’ultima frazione il nativo di Chicago viaggiava con un clamoroso 100% al tiro, solo parzialmente sporcato alla fine: finirà con 18 punti, 5/5 da due, 2/3 da tre, 2/2 ai liberi, 3 rimbalzi e 3 assist per 27 di valutazione. Coach Dalmasson può dare definitivamente il bentornato al giocatore clamoroso di inizio stagione, salutando per sempre la versione scialba e demotivata di dicembre e gennaio quando evidentemente le conseguenze del Covid avevano pesato sul suo fisico in misura ben maggiore rispetto a quanto successo a qualche suo compagno: è una grande notizia per un rush finale in salita ma che ora può essere affrontato con grande fiducia.
Le buone notizie però arrivano anche dal pitturato: Sims, Elegar e Justin Johnson (preferito da Martino a Kryzlink per il match contro Trieste proprio per mettere a nudo una teorica debolezza del roster triestino) costituivano un pacchetto di clienti piuttosto complicati da affrontare per gli atipici lunghi triestini, che hanno sempre mostrato grande sofferenza contro giocatori fisicamente imponenti che viaggiano spesso sopra il ferro. Il dosaggio misurato dell’impiego di Delia, Upson, Da Ros, Alviti e del rientrante Grazulis permette però a Dalmasson di costruire una rete difensiva in cui il solo Elegar riusciva talvolta a districarsi e raggiungere il ferro grazie più che altro alla sua stazza, consentendo agli altri di tentare conclusioni perlopiù dalla media distanza: davvero troppo poco per riuscire ad imporre il dominio sotto canestro, ed infatti la sfida a rimbalzo viene vinta da Trieste 37-31 e le percentuali da due dei biancorossi giuliani, superiori ad un clamoroso 72%, testimoniano la facilità con la quale i lunghi triestini riuscivano ad andare a concludere con tiri da sotto ad alta percentuale. Il Delia del secondo tempo e il poco appariscente ma super efficace Upson in ognuno dei 22 minuti di impiego (nessun errore dal campo per lui) costituiscono una batteria di “5” leggera ma versatile, in puro stile dalmassoniano. Del resto, quando anche Davide Alviti torna ai suoi livelli sui due lati del campo, e finalmente si rivede sul parquet Andrejs Grazulis, i sonni di tecnici e tifosi possono tornare ad essere tranquilli. Per dire la verità il lettone un po’ di tensione l’ha fatta salire a coach e spettatori a casa quando, dopo pochissimi istanti dal suo nuovo esordio, si contorceva al suolo reggendosi il ginocchio operato, ma evidentemente si era trattato solo di un colpo le cui conseguenze stavano molto più nella testa del giocatore che nell’articolazione. Il buon Andrejs ha fatto probabilmente più chilometri sulla cyclette curiosamente sistemata a bordo panchina che in campo, ma era intanto importante riaverlo, sano, nel roster.
Segni di vita arrivano anche da Milton Doyle dopo la disastrosa esibizione contro Cantù. Il leader designato inizia male, capisce che le polveri sono ancora bagnate e fa giocare alla grande i compagni, divertendosi a piazzare assist e coadiuvando Laquintana e Fernandez in regia, oltre a dannarsi in difesa su Kaponen, Taylor e Candi autori di 11 punti in tre. Esce alla distanza nel terzo quarto con i 5 punti consecutivi che uccidono virtualmente il match ed hanno il pregio di sbloccarlo anche in attacco dove, come spesso accaduto, si esalta a partita abbondantemente finita infilando una serie dalla distanza che, se non ha il pregio di essere determinante per il risultato, potrebbe esserlo per la fiducia che ha probabilmente restituito al giocatore.
Trieste ora sale a 22 punti, gli stessi che aveva conquistato nella spettacolare cavalcata del primo anno in Serie A. Ha un record positivo di 11 vinte e 10 perse, mantiene sicuramente il sesto posto ancora una settimana in attesa dei risultati di Pesaro, che scende sul campo di una Varese affamata ed in ripresa, e di Brescia che ospita sul suo campo il derby lombardo contro una Milano lanciatissima in Eurolega ma reduce da una brutta sconfitta a Trento in campionato. La terza inseguitrice, Treviso, affronta in un match delicatissimo e sentitissimo i rivali di sempre della Fortitudo Bologna. Quattro punti provvisori di vantaggio sulle inseguitrici, dunque, ma anche soli due punti sotto la quinta posizione occupata dalla Reyer Venezia, ferma per il turno di riposo ed ospite all’Allianz Dome domenica prossima in un match che, a questo punto, assume se possibile ancora maggiore fascino per la posta in palio.
Statistiche ed immagini dal sito ufficiale della Lega Basket Serie A