di Andrea Furlanetto
Oggi ci spostiamo in una delle città più emblematiche dei Balcani: slava, ottomana, austro-ungarica; musulmana, ortodossa, cattolica, ebraica… un’etichetta sola non è mai bastata alla città divisa dalla Miljacka, che nel XX secolo ha fatto da culla alla prima guerra mondiale e da tomba alla Repubblica Federale Jugoslava, sopravvissuta per poco più di due lustri al suo fondatore. Una città così poteva essere rappresentata da una squadra sola? Ovviamente, no!
Infatti, la Miljacka e quattro km separano lo stadio olimpico del 1984, intitolato alla leggenda calcistica locale Asim Ferhatović, in cui gioca il FK Sarajevo, da Stadion Grbavica, la casa dello Željezničar. Ma i Bordo-bijeli e lo Željo sono separati da molte altre cose: il Sarajevo è storicamente la squadra della borghesia e dei dignitari bosniaci, i “ferrovieri”, invece, sono un club dall’anima operaia, con forte radicamento nei ceti bassi, spesso di origine serba. Inoltre, il Sarajevo nacque nell’immediato dopoguerra per iniziativa della leadership jugoslava, attraverso una fusione di diverse squadre locali e fu immediatamente cooptato nei quartieri alti al fine di rappresentare degnamente la Repubblica Socialista di Bosnia ed Erzegovina. Nel frattempo, lo Željezničar, fondato già nel 1921, continuava a giocare nelle serie inferiori della piramide calcistica jugoslava e arrivò a sfidare i cugini ricchi per la prima volta solo nel 1954, riportando una fragorosa sconfitta per 6-1. Da allora, però, il Vječiti derbi, il derby eterno di Sarajevo è stato disputato ben 141 volte in competizioni ufficiali, con 42 vittorie dei bordeaux e 45 dei blu, accompagnate da 54 pareggi.
Per finire, due parole sui gagliardetti che illustrano la nostra cartolina: per le loro caratteristiche sono usciti certamente dallo stesso laboratorio di ricamo, forse addirittura dalla stessa mano, a distanza di pochi anni. Quello del Željo arriva da un ex-calciatore francese, che forse lo ebbe in dono da Ivica Osim, figura simbolo del club che giocò lungamente nel paese transalpino. Il Sarajevo, invece, lo consegnò a Luis Guijarro, carismatico personaggio spagnolo, da molti indicato come il primo mediatore calcistico. Dopo lunghe peripezie, oggi sono riuniti uno accanto all’altro, per continuare il loro derby.
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