Gilberto Parlotti, un pilota nella leggenda. Arrivato giovanissimo a Trieste dalla provincia di Treviso con la numerosa famiglia venuta ad operare nell’attività meccanica, si fece notare da ragazzino per le sue straordinarie attitudini di futuro pilota. Con la leva di velocisti formatasi a cavallo del 1960 a Trieste grazie al “patron” Piero Ostuni – tra gli altri Alfredo Suspize, Bruno Rustia, Luigi Rinaudo e Claudio Loigo – diventa popolarissimo in Jugoslavia con una serie interminabile di vittorie, pur disponendo di mezzi limitati. Sembrava che ogni veicolo nelle sue mani fosse magicamente potenziato nelle sue possibilità velocistiche. In un momento negativo per il settore motociclistico (1958-1968) riuscì tuttavia a mettersi in luce tra i tanti piloti “privati”nelle gare nazionali, alle quali fu introdotto dall’amico e collega Rinaudo, entrambe rientrati al Moto Club Trieste. Pur non essendoci disponibilità di moto ufficiali, Parlotti, la cui generosità in gara fu ben presto riconosciuta nell’ambiente, fu chiamato in varie occasioni dalle Case per “dare una mano” sui circuiti più difficili e, al tempo, pericolosi. Avvenne con la Morini per vincere con la bialbero 250 del campione Provini – infortunato – il Gran Premio di Jugoslavia ad Abbazia nel ’65, poi per l’esordio vincente della Ducati 500 bicilindrica, con la Derbi 50 per fare “da secondo” al campione mondiale Angel Nieto, e soprattutto con la Benelli 250 4 cilindri per consentire alla Casa pesarese ed al suo pilota Karruthers di vincere il mondiale. In questa occasione, sul pericoloso circuito stradale di Abbazia, Gilberto fece una gara memorabile “accompagnando” alla vittoria Karruthers e stabilendo il giro più veloce. Altra impresa fu quella delle due vittorie internazionali, sui circuiti romagnoli, con la Yamaha 250 privata prestatagli dall’amico pilota Visenzi, quando sconfisse l’analoga macchina ufficiale.
Parlotti, piccolo di statura ed esile nel fisico, sprigionava una forza insospettabile grazie alla quale fu uno dei pochi piloti che riuscì a vincere in tutte le cilindrate all’ epoca previste nelle gare di velocità (50, 125, 175, 250, 350, 500 e 750). Divenuto pilota ufficiale della Tomos assieme a Rinaudo, vinse per due volte il titolo italiano delle 50 (1969 e 1970), mettendosi in luce anche nel mondiale. L’ing. Janez della Tomos ebbe a dire, a chi gli chiedeva come faceva la Tomos a tenere il passo delle Derbi, Yamathj, Kreidler pur essendo chiaramente meno potente, che i cavalli che mancavano erano presenti nel corpo di Parlotti ! Nella seconda parte della sua carriera, ripresosi il mercato di settore, Parlotti trova le opportunità migliori. Si lega alla nascente Morbidelli e con questa marca vince spesso le gare di Campionato Italiano sia con la 50 che con la 125 nella stessa giornata. Pur essendo la 125 ancora da affinare, vince nel ’70 il Gran Premio di Cecoslovacchia e l’anno successivo si aggiudica il titolo italiano di categoria (vincendo quasi tutte le gare) e il Gran Premio d’Italia a Monza (con un record imbattuto per 10 anni). Sempre nel ’71 con la 125 Morbidelli è secondo nei Gran Premi d’Austria e di Germania e, con la Derbi 50 al G.P di Svezia in cui fece da “spalla” a Nieto. Nel ’72 il binomio italiano della 125 parte a “spron battuto” affermandosi nei primi due Gran Premi (Germania-Nurburgring e Francia- Clermont Ferrand) e nell’ internazionale di Zeltweg. A Clermont Ferrand – presenti 50.000 spettatori – stabilì il record sul giro e al Nurburgring fu presentato reclamo per verificare la cilindrata della Morbidelli, che in entrambi i G.P. aveva inflitto 18 e 20” al secondo arrivato Mortimer. La moto risultò regolare. Grazie a queste vittorie ed al secondo posto ottenuto al G.P. d’Austria ed il terzo al G.P. d’ Italia a Imola, col giro più veloce, Parlotti è in testa al Campionato Mondiale con buon margine su tutti gli avversari. Da ricordare che a Imola, caduto in seguito alle schermaglie con Nieto e recuperando poi quel terzo posto, il campione spagnolo volle con sé l’amico-rivale Parlotti sul gradino più alto del podio come un vincitore morale. Venne quindi il tragico epilogo del Tourist Trophy sull’ isola di Man, il difficile e pericoloso circuito stradale di oltre 60 Km dove Gilberto non aveva mai corso. Dopo lunghi sopralluoghi con l’esperto collega e amico Giacomo Agostini, Parlotti a metà gara è in testa con 30” di vantaggio sugli inseguitori quando, virtuale Campione del Mondo, sull’altura di Verandah entra con la sua moto bianca in una improvvisa e fitta coltre di nebbia da cui non potrà mai più uscire. Resta un indimenticabile ricordo per un generoso e sorridente campione.
Ufficio Stampa Moto Club Trieste