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I film del 2024 biancorosso: da Ghost a Maverick, e C’è Ancora Domani….

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A ripensare a tutto ciò che è accaduto nell’ultimo anno biancorosso, si fa davvero fatica a credere che si tratti solo di due mezze stagioni separate da tre mesi di off season: sono 12 mesi che raccontano un viaggio ai limiti dell’incredibile, che ha vissuto drammi e trionfi, che ha fatto versare lacrime di disperazione e lacrime di gioia, fatto di 1500 spettatori a partita e di sold out, di cadute e di rinascite, di promesse mantenute e di pubbliche ammende, di contestazioni e di entusiasmo. Il tutto gettato in una centifruga di emozioni che riporta il basket triestino, alla vigilia di Capodanno 2025, al centro del villaggio.

E allora mettetevi comodi sul divano con una bella boccia di pop corn e rivedetevi questo classico di fine anno….

Gennaio

L’alba del nuovo anno vede la Pallacanestro Trieste ancora attaccata al treno di testa. E’ una squadra che non convince e non riesce ad entrare in comunione con il suo pubblico, ancora scottato dalla retrocessione ed ipercritico verso una squadra che vince tanto ma non sembra essere in grado di poter raggiungere un obiettivo ambizioso e per nulla tenuto nascosto dal GM ad inizio stagione, quello di centrare immediatamente la promozione. Il 2023 si era comunque chiuso con una sofferta vittoria su Verona, bissata una settimana dopo da quella più agevole su Piacenza. Il 13 gennaio, però, arriva il momento della verità: è in programma il derby di ritorno al Carnera di Udine, dove i bianconeri del presidente Pedone vorrebbero vendicare la beffarda vittoria triestina di tabella del novembre precedente. Consuete schermaglie sugli spalti, il pubblico triestino è presente e molto numeroso. La partita è equilibrata con continui ribaltamenti di punteggio, nel finale Trieste ha anche la possibilità di chiuderla sul +6, ma Udine recupera tutto in un amen. Succede tutto nell’ultima azione: Filloy sbaglia malamente la rimessa decisiva, Clark mette i due punti della vittoria friulana, finendo anche su una maglietta celebrativa che costituisce anche uno dei peggiori autogol mediatici della storia della pallacanestro udinese. Ma soprattutto, accade ciò che è destinato a cambiare il destino biancorosso nei successivi due mesi e mezzo: il menisco di Justin Reyes si spezza togliendo il portoricano dai giochi fino ai playoff. Da allora, arrivano solo sconfitte, anche pesanti ed inaspettate, da lì in poi la popolarità della squadra è in caduta libera, fino a trasformarsi in aperta ostilità da parte di una parte del pubblico.

Tifosi triestini al Carnera di Udine

Febbraio

E’ il mese di down più profondo. La squadra fatica a trovare sé stessa, continua a perdere, ma a preoccupare è la mancanza di reazione, l’assenza di miglioramenti, i continui acciacchi che aggravano la già pesantissima assenza di Justin Reyes. La società cerca di far quadrato attorno al gruppo squadra, ma è come cercare di tappare con le mani le falle di una diga che si sgretola. Il giorno peggiore arriva domenica 11 febbraio: al Palatrieste arriva una squadra romana interamente fatta da universitari, che langue nelle retrovie del Girone Verde. E’ una debacle totale: Trieste arriva al +20 a 17 minuti dalla fine, ed in quel momento smette letteralmente di giocare, concedendo ben 18 rimbalzi offensivi ad avversari che prendono coraggio azione dopo azione. Sabin sembra Mike Iuzzolino, un tal Michele D’Argenzio, playmaker del 2001 alto 176 centimetri, porta a spasso Michele Ruzzier, ma è proprio l’intera struttura biancorossa a cedere di schianto dinanzi alla reazione ed alla voglia di vincere di questi ragazzotti che alla fine escono fra gli applausi della curva, con 2 punti in tasca che costituiscono probabilmente la vittoria più importante della storia della Luiss Roma. La contestazione esplode veemente, si arriva quasi alle vie di fatto, con gli steward che faticano a contenere le frange più accese della tifoseria.

Marzo

Il 3 marzo la squadra tocca probabilmente il punto più basso della sua stagione. A Cisterna di Latina, in un palazzetto appena inaugurato ma ben lontano dall’essere completato, i biancorossi affrontano quella che è di gran lunga la peggiore squadra dell’intera A2, sorretta da due mestieranti appena presentabili, Mayfield e Alipiev, per il resto costituita da elementi che farebbero gran fatica anche nella serie inferiore. Latina, però, ci mette cuore e motivazione, intensità e voglia, conditi da una inaspettata lucidità nei momenti decisivi dell’incontro: tutti aspetti che, al di là di dati statistici alla fine agghiaccianti, Trieste sembra accantonare completamente. La sconfitta, con i conseguenti strascichi polemici, è inevitabile, a differenza di un maldestro ricorso presentato da un dirigente triestino, azione che in realtà voleva solo denunciare lo stato inaccettabile della struttura laziale, percepito invece come un patetico tentativo di sovvertire il sacrosanto risultato maturato sul campo. La settimana successiva, il 10 marzo, arriva una reazione contro Treviglio, superata nettamente, ma davanti ad un pubblico spaccato, dilaniato dalle divisioni, anche piuttosto colorite, fra chi vorrebbe continuare a crederci nonostante tutto e chi invece decide di abbandonare la nave fischiando “a prescindere” od entrando per protesta in ritardo nel palazzetto di via Flavia. Il quinto posto, obiettivo considerato come piazzamento minimo, appare nonostante tutto inattaccabile, ma ancora lontanissimo dall’essere conquistato matematicamente. Il 30 marzo arriva una travolgente vittoria di 50 punti contro Vigevano, partita significativa perchè segna il ritorno in campo, dopo due mesi e mezzo, di Justin Reyes, autore di 15 punti.

Aprile

La squadra, tornata al completo, eleva il suo rendimento, ma non al punto da far intuire ciò che sarebbe successo nelle settimane successive. Il 4 aprile viene annunciato il primo ed unico colpo di mercato: dalla Virtus Bologna arriva il giovanissimo croato Leo Menalo. L’11 aprile viene annunciato l’ampliamento della base degli investitori, con l’ingresso di un nuovo socio: è l’avvocato californiano, con famiglia di origini istriane, Paul Matiasic. La fase ad orologio, dopo la sconfitta casalinga con Milano e quella a Trapani, si chiude il 21 aprile con una convincente vittoria in trasferta a Rieti, preceduta due giorni prima dall’inaugurazione a Valmaura di un playground che la Pallacanestro Trieste aveva contribuito a restaurare: la squadra è presente al completo all’evento, e molti indicano quel giorno, per motivi sconosciuti e quasi esoterici, come il vero game changer dell’intera stagione.

Maggio

Fu vera gloria: il 5 maggio Trieste sorprende la Torino di Franco Ciani e Matteo Schina, mettendo a segno il primo di una serie di colpi clamorosi che ne cambieranno il destino. I biancorossi si impongono con una autorevolezza ed un carattere fino ad allora sconosciuti, approfittando anche della super prestazione di un Eli Brooks da 28 punti e di un Michele Ruzzier chirurgico. E’ solo la prima di 9 sinfonie, quella che dà coraggio e consapevolezza nei propri mezzi ad una squadra che da otto mesi andava ripetendo che l’unica cosa che conta sono i playoff. Torino non avrà scampo, e soccomberà in 3 partite esaurendo progressivamente benzina e morale. In semifinale tocca a Forlì, menomata dall’assenza di Kadeem Allen ma pur sempre dominatrice della stagione regolare ed oltretutto con un pesante fattore campo a favore. Ma il copione della serie contro Torino è ripetuto tale e quale: il 28 maggio arriva una straripante vittoria di 15 punti all’Unieuro Arena di Forlì in Gara 2, ed è la quinta vittoria consecutiva nei playoff per Trieste. Brooks ne mette 21, Reyes 19 e Ruzzier 20: per la squadra di Martino non c’è scampo, nonostante le promesse di pronto riscatto la serie è ormai definitivamente segnata, e si chiuderà tre giorni dopo a Trieste con addirittura Reyes tenuto a riposo.

I giocatori triestini esultano dopo aver battuto Cantù in Gara 2 a Desio in finale playoff

Giugno

Michael Arcieri lo aveva detto ad agosto 2023: questa è una squadra di Serie A che gioca in A2, accada quel che accada noi vogliamo giocare fino a metà giugno. Il 5 giugno, davanti a 6000 persone che esauriscono il PalaDesio per Gara 1 di finale contro Cantù, arriva il settimo sigillo, quello che ribalta il fattore campo, ma il capolavoro arriva due giorni dopo. Il 7 giugno, in una atmosfera incandescente, contro avversari con le spalle al muro, i biancorossi si ripetono esibendosi probabilmente nella prestazione più esaltante dell’intera stagione. Reggono l’urto, rintuzzano le fiammate di Cantù, non si abbattono quando finiscono sotto nel punteggio e ribaltano la partita mettendo i sigilli finali con una tripla di Candussi dall’angolo ed un tiro di Ruzzier da nove metri. E’ la partita della consacrazione a livelli di onnipotenza per Justin Reyes, che in pantofole, non certo al massimo della condizione, probabilmente rientrato in campo ben prima di quanto la riabilitazione del suo ginocchio infortunato avrebbe consigliato, mette a ferro e fuoco la difesa brianzola, colpendo da ogni posizione, innescando i compagni, recuperando palloni ed intimidendo gli avversari. Sullo 0-2 il match point si giocherà, con ogni probabilità, al Palatrieste. Il tiro all’ultimo secondo di Eli Brooks nella partita successiva avrebbe potuto vanificare il colpo di coda di Cantù, vittoriosa in via Flavia in Gara 3 a costo di rimetterci Moraschini ed ogni stilla residua di energia. Il 12 giugno è il giorno dell’apoteosi: Gara 4 è senza storia, Trieste domina e manda in delirio quasi 7000 tifosi riconquistando la promozione dopo una sola stagione all’inferno. Il 29 giugno arriva già il primo vagito del roster che dovrà affrontare la Serie A: dalla Reyer arriva Jeff Brooks, americano di passaporto italiano dalla carriera prestigiosa ed infinita.

Michele Ruzzier festeggia la promozione sotto la Curva Nord

Luglio

Il 5 luglio arriva la firma dell’MVP di due stagioni prima: Colbey Ross, vecchia conoscenza di Arcieri, è biancorosso. Colpo doppiato da un altro ex Varesino: il 17 luglio si unisce al roster anche Markel Brown.

Agosto

Dopo le firme di Jarrod Uthoff via Giappone, Jayce Johnson dalla G League e la riconferma di Justin Reyes, tutte arrivate verso la fine di luglio, il 10 agosto arriva l’inaspettato colpo finale: a firmare è l’ex Olimpia Milano Denzel Valentine, prima scelta NBA a Chicago con il n. 14 assoluto. La bomba scoppia il 18 agosto: senza alcun segnale premonitore, viene annunciato l’acquisto dell’intero pacchetto societario della Pallacanestro Trieste da parte dell’ultimo socio arrivato ad aprile. Paul Matiasic diventa l’unico proprietario di CSG, che a sua volta controlla il 100% delle quote del club, venendo anche nominato presidente. Tramonta così velocemente il precedente visionario progetto del gruppo di ex studenti di Wharton capitanati da Richard De Meo (della precedente compagine rimane in CdA il solo Connor Barwin), ma viene anche rilanciato da un Matiasic apparso entusiasta e motivatissimo.

Paul Matiasic è il nuovo presidente della Pallacanestro Trieste

Settembre

Un intenso programma di amichevoli contro squadre di primissima fascia e di livello internazionale costa qualche infortunio di troppo e non consente praticamente mai alla squadra di esibirsi al completo. Il 20 settembre una Pallacanestro Trieste decimata da numerose assenze si esibisce dignitosamente in un’arena prestigiosa, quella di Vitoria dove il Baskonia disputa l’Eurolega. La sconfitta è inevitabile, ma il fascino internazionale di questa prestigiosa amichevole rende finalmente concreto il deciso salto di categoria. Il 29 settembre, davanti ad un Palatrieste sold out e ribollente, ad inaugurare la stagione regolare arrivano i campioni d’Italia dell’Olimpia Milano. L’arena si trasforma in un vero pandemonio, Brooks, Brown e Valentine danno spettacolo annichilendo Mirotic, Bolmaro, Shield, Dimitrievic e Leday. Trieste vince nettamente e meritatamente, il salto di categoria è definitivo.

Ottobre

La prima parte di campionato è sfolgorante. Dopo Milano, Trieste vince a Napoli e, il 13 ottobre, torna sul magico parquet di Casale, per affrontare, stavolta, un’altra delle favorite, la Bertram Tortona. La prestazione è fenomenale, Trieste comanda e mantiene costantemente l’iniziativa, regge l’urto della reazione dei padroni di casa e finisce suggellando la vittoria con un’azione da cineteca: Uthoff recupera palla in difesa, lancia Valentine da solo in contropiede, il barbuto esterno biancorosso finge di andare al ferro ma consegna un assist no look da sopra la testa a Brooks, che va a schiacciare a due mani. Il 18 ottobre si chiude la campagna abbonamenti: dopo cinque anni si superano nuovamente le 4000 tessere vendute, ed è un risultato clamoroso. Il 27 ottobre arriva la terza vittoria consecutiva in trasferta (la decima da metà aprile) sul parquet di Treviso davanti a quasi 400 tifosi triestini in trasferta

Esordio con vittoria in Serie A: al PalaTrieste cade l’Olimpia Milano

Novembre

Il 4 novembre Trieste spazza via Varese con una prestazione da showtime: è il ritorno al passato per Arcieri, Ross, Brown e Reyes, ma anche per Ruzzier. E’ anche un ritorno amaro per Marco Legovich, che su questo parquet aveva condotto una partita ufficiale per l’ultima volta contro Verona nel maggio 2023. Il 13 novembre, otto mesi dopo i primi sussurri, arriva l’annuncio della firma dell’accordo di sponsorizzazione da parte di MSC Crociere.

I 400 tifosi triestini a Treviso a fine ottobre

Dicembre

Dopo alcune settimane difficili, costellate da infortuni che mettono fuori gioco elementi fondamentali del roster e tengono lontano forse definitivamente Justin Reyes, il 13 dicembre arriva l’annuncio del prolungamento pluriennale del contratto con Michael Arcieri. Il 15 dicembre, pur in formazione fortemente rimaneggiata, con rotazioni ulteriormente accorciate dall’espulsione di Valentine dopo pochi minuti, domina su un campo tradizionalmente tabù, approfittando in modo cinico della prestazione sotto standard dell’attonita Virtus Bologna. E’ il trionfo della mentalità vincente, della capacità di reazione, della consapevolezza dei propri mezzi. L’anno si chiude il 29 dicembre con il ritorno del derby degli ex con la Reyer Venezia, che riporta a casa parte del miglior passato triestino: da Eugenio Dalmasson a Giga Janelidze, da Jordan Parks al Lobito Fernandez ed Alessandro Lever, per non contare il passato in orogranata di Michele Ruzzier e Jeff Brooks.

Il 2025, con queste premesse, non potrà che essere l’anno della svolta, in un senso o nell’altro: le basi (solidissime) sono state posate, le idee su come muoversi sembrano chiarissime. Se il genere di film a cui assisteremo sarà epico, catastrofico, thilling o romantico, però, potrà dirlo solo il campo.

Glossario biancorosso 2024

A come Michael Arcieri ma anche come Serie A
B come Eli e Jeff Brooks: la staffetta che definisce il 2024 biancorosso
C come Coach Christian e come CSG
D come Derby di ritorno a Udine: la partita che mette fuori gioco Justin Reyes per due mesi e mezzo, i peggiori dell’anno
E come Ex: da settembre è la Trieste degli ex Varese, da Arcieri a Reyes, da Colbey Ross e Markel Brown e Michele Ruzzier. Durante l’anno si affronta Matteo Da Ros ad Udine, a Trieste tornano fra gli altri Corey Davis, Giancarlo Ferrero e il Lobito
F come Fan Engagement Department
G come Gaucho e come Gara 2 a Desio
H come Highlights, che non sono più il metodo più usato per scegliere i giocatori
I come Infortuni
J come Jersey, o canottiera da gioco: rossa, essenziale, vintage, con il nome della città ben in evidenza
K come Kicks, o snickers, o scarpe da gioco: Valentine le sbaglia a Napoli e scivola come se giocasse su pattini da ghiaccio per tutto il primo tempo
L come Latina e Luiss
M come Matiasic e come MSC
N come Nuovo parquet, di livello Eurolega
O come Olimpia Milano, prima partita e prima vittoria in serie A
P come Playground di Valmaura, all’alba della rinascita
Q come Quattromila, come gli abbonamenti venduti
R come Reyes
S come Sold out, come scouting e come Summer League
T come Tiro da tre, come turnovers e come Tripla de Tabela
U come underdog, la rivincita dello sfavorito
V come Vitoria, prima amichevole e primo approccio ad un campo da Eurolega
W come Win
X come Dieci partite giocate nei playoffs
Z come Zona. O meglio, come l’assenza della zona nelle scelte di Trieste e la difficoltà ad affrontarla quando ad usarla sono gli altri