(Photo Credit: sito ufficiale Pallacanestro Trieste)
Il “capitano per sempre” della Pallacanestro Varese, che Michael Arcieri aveva fortemente voluto con sé alla vigilia della sua prima stagione triestina, investendolo del gravoso compito, oltre che della grande responsabilità, di diventare una delle guide tecniche ma soprattutto spirituali della squadra che avrebbe dovuto tentare l’impresa quasi impossibile di tornare subito in Serie A, dopo aver compiuto quella missione lascia Trieste e si accasa alla Germani Brescia. Evidentemente il giocatore sente di poter dare ancora qualcosa a livello agonistico sul finire della sua lunghissima carriera e, non rientrando nel progetto tecnico della nuova Pallacanestro Trieste, ha accettato una sistemazione che lo tiene alla minima distanza da quella che diverrà la sua casa post agonistica, quella Varese che lo ha adottato come un figlio. Una sistemazione, peraltro, di taglio elevato, evidentemente conseguenza della unanime stima che Giancarlo si è costruito per la sua serietà, per la sua dedizione al lavoro, per le sue doti di leadership, per la sua volontà di mettere sempre a fattor comune esperienza e supporto: tutti aspetti che lo hanno reso, durante l’incredibile cavalcata della riscossa biancorossa, un elemento imprescindibile nel roster nonostante periodi non brillantissimi dal punto di vista del rendimento (comunque cresciuto quando contava veramente). Soprattutto nei momenti bui, quelli più difficili di inizio anno, ha avuto la capacità di raccogliere i compagni attorno a sé contro tutto e tutti, convincerli a reagire, a credere nelle proprie qualità, ha risollevare la testa fino ad acquisire la mentalità vincente capace di sbaragliare ogni avversaria. Del resto, che si trattasse di una persona speciale lo testimonia la “migrazione” di tifosi e simpatizzanti di Varese presenti a sostenerlo nelle due partite di playoff a Desio contro Cantù, o anche la petizione lanciata quando si diffuse la notizia della sua mancata conferma a Varese dopo otto anni da capitano. Con Filloy e Vildera se ne va, dunque, il terzo “leader morale” della truppa di Christian, che ora, al di là delle scelte tecniche, dovrà necessariamente puntare a ricreare le loro doti nei nuovi arrivati.
Ferrero saluta con grande eleganza dai suoi social la città di Trieste ed i tifosi biancorossi, senza togliersi sassolini ma dedicandosi piuttosto ad esaltare esclusivamente gli aspetti migliori degli ultimi dodici mesi. Una parte della città, specie considerando il panorama di cui ha goduto dalle finestre della sua casa sulla riviera di Barcola, rimarrà di certo nel suo cuore.
Questo il saluto di Michael Arcieri: “La mia più grande fortuna nel basket italiano è stata vivere ogni singolo giorno con Giancarlo Ferrero nella nostra squadra. I giocatori non sono chiamati solo a performare, ma anche a guidare, ispirare e portare gioia a ogni persona che incontrano. Ogni tiro da tre di Gianca valeva come se fossero quattro punti; ogni carica da lui subita equivaleva a tre stop difensivi consecutivi. Ha firmato ogni autografo, ha parlato con ogni classe di studenti, e persino dopo le sconfitte più dolorose, ha radunato i suoi compagni per fare il giro del campo e ringraziare il pubblico che lo adorava. È grazie alla brillantezza del suo carattere e ai suoi tiri da tre punti nei momenti cruciali che Trieste si prepara per la prossima stagione in Serie A. Sarà sempre il mio Capitano. Tredici mesi fa abbiamo mangiato una pizza insieme, promettendoci di fare qualcosa di speciale. Questo meraviglioso sport ha premiato questo tiratore mancino nel modo più giusto possibile. Indipendentemente dalla maglia che potrà indossare in futuro, Trieste sarà sempre la sua casa, e il bianco e il rosso saranno sempre i suoi colori.”