Anche questa domenica, ennesimo esame: non potrebbe esser altro, del resto, perché appena sembra abbia imboccato la strada giusta per risalire, puntuale arriva la delusione. Ovvio che parliamo di Triestina che, nella sua recente storia, va tanto in altalena da disorientare anche i tifosi più incalliti che, a vedere le gradinate del “Rocco”, sembra abbiano perso anche quel “vizio” ormai irreversibile, di seguirla.
Se la presenza allo stadio innesca tante altre considerazioni, il rendimento della squadra non può prescindere dalle “strisce” di risultati più o meno positivi, ragion per cui vien sempre da dire che, ad ogni partita, la formazione in maglia rossa è sotto osservazione. Tanto che nemmeno due vittorie di seguito mettono da parte il sospetto che possa ricadere in antichi comportamenti. Insomma, la solita… “prova del nove” – in fatto di punti consecutivi – che recentemente non ha dato il risultato sperato.
L’insipido pareggio sul campo della Virtus Vecomp ha aperto, invece, una buona serie di risultati visto le due vittorie su Fiorenzuola e Mantova: si è intravvista una buona determinazione della squadra, un assetto più deciso e il miglioramento delle condizioni atletico-agonistiche di quelli che scendono in campo. Qualcosa si muove, insomma, di pari passo anche al recupero di diversi infortunati che, con la loro assenza, avevano condizionato le scelte di Cristian Bucchi, privo di opportune alternative.
Le vittorie hanno il dono di creare i presupposti per altre vittorie, pur se poi queste vittorie vanno conquistate sul campo: troppo semplice pensare, grazie a sei punti consecutivi, di ritenersi in una fase di ascesa assicurata, anche perché il calendario propone a raffica partite che la classifica configura come difficilissime. Renate è una tappa importante del cammino – diciamo di rinascita? – della squadra alabardata, come lo sarà l’impegno successivo casalingo con la Feralpisaò per cui continua questo tema degli esami che non finiscono mai, se non… a partita finita.
Nulla di nuovo sotto il sole, insomma, per gli incontentabili del pallone che sognano la squadra perfetta che, perlomeno, non perda mai…
Avversario di turno molesto, il Renate: nella scorsa stagione, ai playoff, incrociò il Padova e, dopo aver perso in casa 3-1, andò in Veneto a riconsegnare lo stesso risultato ai biancoscudati che si salvarono solo perché erano meglio posizionati in graduatoria. I brianzoli hanno sicuramente carattere e viaggiano sicuri alle spalle di Padova de Sudtirol: dopo la sconfitta in Alto Adige, hanno messo assieme tre vittorie (battuto Trento e vinto con Albinoleffe e Lecco) ed un pareggio casalingo (con la Pro Vercelli), tanto per ribadire di essere attualmente la terza forza del campionato. Se c’è un giocatore da tener d’occhio, non può che essere Francesco Galuppini, reduce da una tripletta nell’ultima partita vittoriosa a Lecco ed autore di ben 9 reti in totale, poco meno della metà di quelle segnate dalla formazione di Cevoli.
Che Triestina sarà quella in campo alle 17.30 a Renate? Beh, per provare ad ipotizzarla, merita partire dalla lista degli indisponibili, come sempre lunghissima. Ci sono gli…”irrecuperabili”, nel senso che hanno avuto guai seri come Calvano, Petrella e Coppola, e quelli in attesa di tornare finalmente sani come Capela, Volta, Di Massimo, Trotta che lavorano per il rientro ma è pericoloso forzarne i tempi di completo recupero. A tutti, si aggiunge Lopez che, causa squalifica, dovrà consegnare la fascia di capitano ad altri.
Tante alternative, insomma, Bucchi non le ha: scelto Martinez a guardia dei pali, se confermerà la difesa a tre, assieme a Negro e Ligi potrebbe riproporre Giannò o Natalucci, senza escludere un “ritocco” momentaneo con quattro in linea, con Rapisarda e Natalucci all’esterno.
A centrocampo Crimi, Giorno, Galazzi e Iotti hanno giostrato bene e in campo ci saranno, indipendentemente dall’assetto, come in avanti Gomez e De Luca manterranno il loro posto.
Basta poco per scoprire il pensiero di Bucchi: appuntamento alle 17.30 al fischio d’inizio di Leone di Barletta.