Pallacanestro Trieste – Unieuro Forlì 85-68 (19-11, 23-23, 22-19, 21-15)
Pallacanestro Trieste: Eli jameson Brooks 18 (4/8, 2/7), Francesco Candussi 15 (6/6, 1/3), Ariel Filloy 14 (2/5, 3/7), Michele Ruzzier 13 (2/5, 3/7), Leo Menalo 10 (0/0, 3/4), Giovanni Vildera 4 (1/4, 0/0), Lodovico Deangeli 4 (2/4, 0/1), Stefano Bossi 4 (1/2, 0/1), Giancarlo Ferrero 3 (0/0, 1/2), Luca Campogrande 0 (0/0, 0/0), Danny Camporeale 0 (0/0, 0/0), Matteo Rolli 0 (0/0, 0/0)
Tiri liberi: 10 / 15 – Rimbalzi: 34 11 + 23 (Giovanni Vildera 13) – Assist: 23 (Michele Ruzzier 11)
Unieuro Forlì: Daniele Cinciarini 23 (6/10, 3/7), Federico Zampini 18 (3/3, 3/5), Xavier Johnson 10 (4/10, 0/2), Todor Radonjic 6 (0/1, 1/3), Daniele Magro 4 (2/3, 0/1), Luca Pollone 3 (0/1, 1/2), Fabio Valentini 2 (1/3, 0/2), Davide Pascolo 2 (1/5, 0/0), Maurizio Tassone 0 (0/0, 0/0), Michele Munari 0 (0/0, 0/0), Edoardo Zilio 0 (0/0, 0/0)
Tiri liberi: 10 / 16 – Rimbalzi: 33 8 + 25 (Xavier Johnson 11) – Assist: 9 (Federico Zampini 3)
E sono 6. Percorso netto per Trieste in questi fragorosi playoff, che concedono ai biancorossi solo due passerelle davanti al proprio pubblico e mostrano tanta, tantissima sostanza lontano da casa. Diavolo di una Pallacanestro Trieste: ora, per raggiungere il suo obiettivo dichiarato, deve vincere ancora tre partite su cinque contro una fra Cantù (ancora in vantaggio nella serie nonostante la sconfitta netta in Gara 3) ed Udine, con l’obbligo di andare ad espugnare almeno una volta l’infuocato catino di Desio o il super ostile Carnera. Che detta così, fino al 4 maggio, alla vigilia dell’inizio dei playoff, avrebbe fatto sollevare un sopracciglio anche ad Arcieri l’Ottimista, quello che va predicendo da mesi come Nostradamus ciò che sarebbe successo nella post season suscitando un diffuso scetticismo quando non aperta ironia. Ma la perentoria eliminazione di Torino e Forlì, spazzate via con autorità e meriti ben maggiori dei demeriti delle avversarie, ora rende la serie di finale molto meno “paurosa”, ed anzi di gran lunga più temuta nelle teste di avversarie (intese come giocatori, coach e tifoserie) che fino a pochissimi giorni fa bollavano Trieste come il classico vaso di coccio del blasonato tabellone Oro dei playoff.
La verità è che oggi la Pallacanestro Trieste vive un delirio di onnipotenza, ha raggiunto l’apice della forma fisica, della coesione del gruppo, della motivazione, della convinzione. Non ancora quello dell’esecuzione, sebbene il crescendo rossiniano culminato nell’atto finale dello sweep contro Forlì faccia somigliare molto quello odierno al modello di gioco preconizzato, immaginato da Jamion Christian ma mai ammirato nel corso della stagione regolare. La consapevolezza trasmessa dal gruppo squadra, con protagonisti diversi che ruotano di minuto in minuto quando la partita va da loro, rende di per sé stesso lo spettacolo sportivo godibile ed avvincente, con la non trascurabile conseguenza di riuscire ad abbattere sistematicamente le certezze di squadre che avevano accumulato autostima e sicurezza al termine di una stagione regolare dominata. Il commento di Antimo Martino dopo l’eliminazione della sua squadra è piuttosto indicativo: “E’ inutile e riduttivo appellarci all’assenza di Kadeem Allen nel momento peggiore possibile. Contro una Trieste che gioca con questa intensità e questo ritmo avremmo con ogni probabilità perso ugualmente“. Oltretutto, in Gara3 lo staff di Trieste decide di concedere una partita di libera uscita ad un acciaccato Justin Reyes, vittima di un colpo nel primo tempo di Gara2 a Forlì. La self confidence clamorosa maturata in così poco tempo ha indotto la squadra ad infischiarsene del fatto di ritrovarsi nella stessa situazione che ne aveva minato gioco e risultati da gennaio ad aprile, l’assenza del proprio faro. In un Palatrieste tappezzato di rosso, rumoroso e supportivo come non si ricordava da tempo, la presenza del portoricano in jeans e maglietta in prima fila ad applaudire i compagni non pesa in nessun modo sull’efficienza di un team che ora scarica a terra soluzioni maturate e perfezionate in quei mesi di sofferenza. Ed in più, coach Christian ha a disposizione un Leo Menalo che cresce di giorno in giorno, e che approfitta in modo clamoroso dell’assenza del “3” titolare: intenso ed attento nel difendere sul giocatore più pericoloso e talentuoso di Forlì, uno Zampini predestinato a palcoscenici importanti (che realizza 18 punti frutto di talento puro) e fa esplodere tre bombe consecutive nel momento più delicato ed importante della partita. Il coach aveva previsto 6 settimane per completare l’inserimento del giovane croato nei meccanismi rodati della squadra: la sesta settimana si chiudeva proprio con Gara 3 di semifinale. Se non è programmazione questa…
Gara 3 contro Forlì è partita vera, la più equilibrata fra le tre della serie. Del resto la squadra romagnola non aveva altra scelta che buttare sul parquet tutte le energie residue, tutta la voglia l’orgoglio e la concentrazione che le rimanevano. Squadra di gran carattere, quella di Antimo Martino, dotata di giocatori di gran talento fra gli italiani ma tradita proprio sul più bello dagli americani (uno non certo per propria volontà, l’altro, Xavier Johnson, smarritosi proprio quando ci si aspettava da lui un surplus di rendimento). Ma con il solo carattere e la voglia si arriva fino ad un certo punto: dopo aver conquistato il suo primo ed unico vantaggio -di un solo punto – in tre partite sull’11-10 Forlì assiste alla prima spallata di Trieste, che inizia a carburare da fuori dopo un inizio dalle polveri insolitamente bagnate. La squadra di Christian mette fra sé e l’avversaria quel vantaggio fra i 7 ed i 10 punti che le permetterà di tenere Forlì in un angolo per il resto della partita, limitandosi a reagire con grande personalità ad ogni sfuriata romagnola, vanificandola spesso con gli interessi. Sono nuovamente Michele Ruzzier ed Eli Brooks, come nella partita precedente, a fare pentole e coperchi, a creare per sé e per i compagni, a costruire con metronomo e squadretto i giochi offensivi biancorossi. A beneficiarne sono un po’ tutti, ma soprattutto un Francesco Candussi inedito, fisicamente tonico e tranquillo, attento ad evitare sequenze di falli ingenui, letale terminale preferito degli assist del playmaker triestino. Con Candussi e Vildera (13 rimbalzi per il Barba) l’area triestina torna off limits per lunghi e falsi lunghi di Martino: né Pascolo né tantomeno Magro riescono ad arrivare mai al ferro, sono costretti a tiri dalla media a bassa percentuale, vengono sovrastati a rimbalzo. Poi, a metà terzo tempo con Trieste che si invola verso i soliti venti punti di margine, i 6000 del Palatrieste assistono all’ultima fiammata degli ospiti, quella dell’ora o mai più. Sono Cinciarini e Zampini, con l’apporto esterno di Radonjc a tentare di guidare la reazione romagnola, ma ad ogni loro canestro, sempre conquistato con i denti o con il talento e mai concesso con semplicità, Trieste risponde in modo uguale e contrario. Signori del finale sono un Ariel Filloy che, oltre a fare l’allenatore in campo, dopo due partite di black out torna ad infilare i suoi canestri ignoranti, frutto di strafottenza gaucha ed esperienza maturata nei decenni, ed un Leo Menalo sorprendente bombardiere da oltre l’arco in ritmo, fuori ritmo, in uscita dai blocchi o con la mano dell’avversario in faccia. Una volta annientato il tentativo finale romagnolo, Trieste può rilassarsi, anche perchè Forlì accetta la sconfitta e si rialza sulla sella concedendo qualche scampolo anche ai giovani. Finisce con un eloquente 108 a 69 di valutazione complessiva, impreziosita da 23 assist, 12 rimbalzi in attacco e, soprattutto, solo 7 palle perse.
Adesso Trieste si può concedere il lusso di sedersi comoda con una vasca di pop corn a godersi le avversarie sottrarsi reciprocamente energie fisiche e mentali, possibilmente fino a Gara 5. Magari qualcuno andrà ad Udine per assistere a Gara 4, magari qualcun altro rimarrà fra Barcola e qualche osmiza, o anche semplicemente sul divano con la Playstation. Poi, lunedì, tutti in palestra ad iniziare il percorso di avvicinamento verso la terza finale nelle ultime tre apparizioni in A2. La prima partita si giocherà martedì 4 giugno in trasferta (data spostata come tutta la serie per evitare eventuali concomitanze con il concerto al Rocco in Gara 4) in trasferta, e per allora tutti i ragazzi di Jamion Christian torneranno in piena efficienza e disponibili. Con la consapevolezza che in quattro settimane di benzina gettata in abbondanza sul fuoco spento della passione di Trieste per la sua squadra di basket, è finalmente scoccata la scintilla in grado di riaccendere l’incendio: dopo nove mesi d’inferno, fatti di divisioni e delusioni, tensioni e contestazioni, vittorie “brutte” e sconfitte agghiaccianti con pochi picchi di godimento, si preannuncia una finale difficile ed avvincente, nella quale i biancorossi ora potrebbero anche partire da favoriti.