Quart’ultimo appuntamento della “regular-season” per la Triestina che gioca in trasferta a Meda ospite del renate, formazione che nell’ultimo periodo, è in splendido stato di forma con una striscia di partite vincenti che corroborano la posizione in classifica in vista dei play-off.
Inutile stare a ripassare le vicissitudini degli alabardati, ben conosciute, anche perchè, in questo momento, le chiacchiere servono davvero poco. Stabilito che, ormai, la squadra e la società sono da ritenersi su due piani diversi, dalla partita con il renate ci si devono ricavare punti, necessariamente tre.
Abbastanza inutile ricordare la difficoltà dell’impresa: la squadra di >tesser, sul piano dei valori, non è certamente seconda ai lombardi ma le circostanze in cui si ritrova, fanno valere molto meno le qualità tecniche che, per quello che riguarda gli alabardati, devono far posto soprattutto ad una fame ed una cattiveria agonistica che non sempre sono riusciti a mettere in campo.
C’è da invertire il trend negativo, c’è da mettere in classifica tre punti senza nemmeno pensare a cosa possano fare le avversarie: se poi dovesse arrivare quale che “omaggio” imprevisto meglio, ma non si può certamente far conto sulle mancanze altrui.
Quindi, all’ennesimo esame, ci si deve aspettare una Triestina saggia ma con la bava alla bocca, pronta a tutto pur di portare a casa la vittoria che manca anche perchè le due successive partite contro Padova e Vicenza, non sono – nel momento contingente – due partite qualsiasi.
Sul piano della formazione, solita emergenza difensiva perchè non ci saranno Balcot, Germano e Cancellieri, come a dire che Jonnson e Tonetto dovranno esserci senza alternative a far reparto, davanti a Roos, con Silvestri e Frare.
la mediana, tirato un sospiro di sollievo, avrà Correia perno centrale con Fiordilino e Ionita mentre in attacco, D’Urso, o eventualmente Cortinovis, supporterà il duo Olivieri-Strizzolo, con vertainen ed Udoh pronti a subentrare a partita iniziata.
Si gioca dalle 17.30 con la direzione di gara affidata a Samuele Andreano di Prato.
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