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Chi si diverte alzi la mano

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My City Of Ruins, Atto II: puntuali come l’autunno arrivano gli inutili quanto imbarazzanti tornei provinciali del calcio giovanile triestino

Cui prodest? E’ mai possibile che la tanto attenta Federazione Italiana Gioco Calcio, così pignola nel salvaguardare la labile psiche degli iscritti al Settore Giovanile e Scolastico tanto da abolire risultati e classifiche fino al campo a 9, stravolgere il regolamento introducendo i set al posto del punteggio, imponendo l’autoarbitraggio e i giochini pre o post partita, non si renda conto di quello che sta succedendo nei gironi provinciali del calcio regionale, ed in particolar modo triestino?

Noi, nel nostro piccolo, avevamo provato un paio di anni fa a sollevare il problema e tentare di analizzare il fenomeno (clicca qui per l’articolo), ma ovviamente la speranza di cambiamento che senza troppa convinzione avevamo invocato in conclusione è rimasta lettera morta, ed anzi la situazione post Covid è clamorosamente peggiorata.

Assistiamo così al deprimente spettacolo di un esordio delle fasi autunnali nelle due categorie principe del calcio giovanile giuliano, gli Under 17 e gli Under 15 -quelli che prima della furia filoanglofona erano chiamati Allievi e Giovanissimi- in cui si sono complessivamente disputate 4 partite su 12, e dove l’unica partita disputata fra gli Allievi si è conclusa con un 19 a zero che di fatto è incommentabile. Tutti gli altri incontri non si sono disputati non certo a causa della copiosa pioggia caduta in mattinata sul territorio provinciale, ci vuole ben altro per fermare l’attività sui campi sintetici. Ad impedire il regolare svolgimento del campionato sono le richieste di gran parte delle società alle prese con l’assenza di tesserati e la conseguente impossibilità a costruire una rosa minima per affrontare i campionati. I pochi che ci riescono fra mille difficoltà lo fanno magari assemblando ragazzini alla prima esperienza e di età variegata e non omogenea, e si trovano ad affrontare nel medesimo girone le due-tre società più organizzate, quelle che possono contare su un vasto bacino di utenza e riescono addirittura a fare un po’ di selezione o quelle che con un barlume di lungimiranza uniscono le forze fra loro per ottenere il meglio da entrambe mettendo da parte personalismi e rivalità. Ne escono partite senza storia, in cui non si diverte proprio nessuno: gli sconfitti umiliati (hai voglia poi a dire che non si contano i goal e non ci sono le classifiche, virando su una gara di shootout), i vittoriosi annoiati a pensare al pranzo da Mac Donalds alla fine del primo tempo, i genitori disorientati, i rapporti di forza distorti e fuorviati, le Società vittime della solita illusione di onnipotenza, illusione poi puntualmente destinata ad infrangersi a gennaio contro una realtà fatta di scontri frontali contro le solite potenze regionali di Manzano, Cjarlins, Udine e Pordenone. Peraltro, limitandosi alle medesime categorie, nel resto della regione la situazione non è particolarmente migliore: le partite giocate sono sicuramente di più, quasi tutte anzi, del resto il territorio è ben più vasto di quello triestino ed ogni paese ha il suo piccolo club. Ma quelle finite con uno scarto di più di 10 goal sono ben 5 su 16 fra gli Under 17 (con un top di 28 gol di scarto in una partita nel pordenonese) e 7 su 28 fra gli Under 15. Quelle finite con uno scarto fra i 5 ed i 10 goal sono innumerevoli (sono 25 nel Friuli Venezia Giulia, Trieste esclusa). A chi vada l’assurdo trofeo vinto 28 a zero sotto l’acquazzone dal Maniago non è ben chiaro.

Le soluzioni ci sarebbero, anche se dolorose. 25 squadre per due categorie in questo fazzoletto di terra, in cui è necessario contendersi gli spot sui campi la domenica mattina, sono decisamente troppe e comunque esistono solo sulla carta. Del resto è lo stesso Settore Giovanile e Scolastico della FIGC a sancire ufficialmente, all’articolo 9 della Carta dei Diritti dei Bambini il “Diritto di misurarsi con giovani che abbiano le stesse probabilità di successo”, articolo che in una situazione del genere non può che essere disatteso, sacrificato spesso sull’altare dell’egoismo o dell’incapacità di comprendere il contesto generale da parte di dirigenti e presidenti abbarbicati come cozze al loro scoglio secolare. Un passo indietro da parte di qualcuno sarebbe la scelta più responsabile. Una maggior fermezza da parte della Federazione, per il bene di tutti, sarebbe la soluzione di riserva.