tsportinthecity

Beffa lombarda

Tempo di lettura: 4 minuti

Triestina-Renate 0-1 (81′ Vassallo (R))

Triestina: Roos, Germano, Struna, Moretti, Vallocchia, Jonsson, Correia, Braima, Vicario, D’Urso, Olivieri. All. Clotet

Renate: Nobile, Auriletto, Delcarro, Riviera, Siega, Bocalon, Vassallo, Di Nolfo, Spedalieri, Mazzaroppi, Pellizzari. All. Foschi)

Arbitro Gigliotti di Cosenza. Assistenti Colavito di Bari e Fedele di Lecce

Nulla da fare, è proprio una stagione stregata per l’Unione. Al Rocco ormai vince, infliggendo alla Triestina per la nona volta in stagione un goal decisivo negli ultimi dieci minuti di partita, anche chi non lo faceva dal 4 ottobre, chi subisce senza guizzi per 80 minuti il disperato forcing dei padroni di casa, chi, dopo una partita ai limiti dell’indolenza, alla fine costruisce solo due vere occasioni ed ha il solo merito di indovinare l’ormai classico eurogoal al volo da fuori area al quale la Triestina è rassegnata. Di conseguenza, perde chi ci mette davvero l’anima, e per larghi tratti di partita addirittura domina gli avversari che sembrano in totale balia dei padroni di casa, ma che però ha il demerito di costruire tantissimo, sfiorare ripetutamente il goal, colpire addirittura una traversa all’ultimo secondo, continuando però ad incocciare in quella che ormai è divenuta una vera e propria maledizione, quella di non riuscire a segnare mai lo straccio di un goal. E questa scontro stridente fra estremo cinismo e generosità inconcludente fa tutta la differenza del mondo, una differenza che impacchetta tre punti e li carica sul pullman di ritorno in Lombardia.

Ciò che purtroppo non cambia mai è l’amaro finale, con un ultimo posto che verso la fine del girone d’andata sembra ormai prenotato, e con esso un declassamento che a dire la verità a livello societario è un processo ormai da tempo innescato: la rabbia al triplice fischio urlata dai pochi intimi che sfidano il primo vero freddo stagionale per aderire alla “Giornata del tifoso alabardato”, soprattutto all’indirizzo di Alex Menta, è comprensibile ed inevitabile, ma mai come stavolta ad essere assolti devono essere giocatori che, oltre alla solita buona volontà, ci mettono anche sorprendente qualità, specie nel secondo tempo. L’Unione combatte su ogni pallone, D’Urso e Correia tornano a fare i costruttori di gioco di classe superiore, iniziano e chiudono triangolazioni, tornano sui contrasti persi riconquistando quasi sempre il pallone complice l’atteggiamento spesso rinunciatario dei brianzoli, e creano, creano tantissime occasioni che Vallocchia, lo stesso Correia, Vicario ed un Olivieri in grado di fare reparto anche da solo, non riescono a trasformare per mancanza di cinismo e di precisione, ma anche, c’è da dirlo, per una discreta dose di sfortuna. Anche la difesa, con Germano, Moretti, il redivivo (e più tonico) Struna e Jonsson pare più organizzata e coordinata, e riesce con molto ordine e sicurezza ad imbrigliare gli attaccanti ospiti. Solo l’inserimento della doppia punta nel finale da parte di mister Foschi (si deve in effetti essere sparsa la voce sulla possibilità di rapinare il Rocco in zona Cesarini) crea più di qualche pensiero alla retroguardia alabardata, con il baricentro dell’azione, fin lì in grado di tenere gli avversari rinchiusi nel loro primo quarto di campo, che improvvisamente arretra e si scopre alle ripartenze ospiti. E’ in quel momento che davanti agli occhi delle poche centinaia di spettatori presenti si materializzano i fantasmi delle numerose beffe passate: chi segue la Triestina sa bene, infatti, che l’atteggiamento prudente e preoccupato, anche supino davanti all’iniziativa, per quanto poco convinta, degli avversari, eleva all’ennesima potenza le probabilità di subire un goal che all’ottantesimo è sempre decisivo. E dunque, mentre il maldestro rinvio della difesa si abbassa a palombella verso il collo piede di Vassallo, in molti intuiscono già come sarebbe andata a finire alcuni istanti dopo: certo, stavolta Roos non è esente da colpe, troppo avanzata la sua posizione e troppo lenta la sua reazione, ma il jolly di prima intenzione nell’angolino opposto è del tutto in linea con quella che finora è stata la stagione alabardata.

Parlare esclusivamente di sfortuna per spiegare l’ennesimo rovescio, però, è un esercizio parziale ed un po’ patetico: l’atteggiamento volonteroso ed a tratti arrembante, infatti, maschera ma non cancella di certo i numerosi e perduranti difetti strutturali e di qualità di cui l’asfitticità offensiva è solo diretta conseguenza. Olivieri è un combattente ed ha i numeri di un ottimo giocatore, ma predica letteralmente nel deserto. Certo, meglio del deserto totale esibito dalla Triestina fino ad un paio di settimane fa dal centrocampo in su, ma comunque l’assenza di rifinitori e spalle credibili non risolve il problema principale alabardato. Krollis è squalificato e comunque nonostante la posticcia marcia indietro a denti stretti di Clotet difficilmente lo rivedremo in campo. Vertainen rimane in panchina a battere i denti e viene inserito a frittata ormai fatta e cucinata. Attys fa l’unica cosa giusta in tutta la sua partita quando non tocca la palla facendola sfilare sul fondo in fase difensiva, dopo aver sbagliato praticamente ogni tocco. Altri attaccanti non ce ne sono a disposizione, e la situazione si commenta pertanto da sé.

Nell’altro anticipo di giornata perde in casa anche la Clodiense, che dunque rimane penultima a tre punti dagli alabardati: è una magra consolazione, se si considera che la salvezza diretta (ipotesi del tutto teorica e totalmente avulsa dalla realtà dei fatti) dista 9 punti ed una partita in più. Ad oggi, peraltro, ammesso e non concesso che la Triestina riuscisse a recuperare i tre punti sulla Clodiense, non si disputerebbero nemmeno i playout ed arriverebbe comunque la retrocessione. La situazione è dunque ben oltre il critico, e la prospettiva del mercato di riparazione appare oggi lontanissima nel tempo e nello spazio -con le sfide con Padova, Vicenza e Novara che incombono- e, data la situazione che a quel punto potrà ormai essere definitivamente compromessa, vedrà probabilmente più uscite che entrate.