(foto ed intervista: credit sito ufficiale Allianz Pallacanestro Trieste)
Con l’arrivo in giornata di Sagaba Konate Trieste può contare sull’intero roster: mancano all’appello solamente Adrian Banks, che arriverà a giorni e, naturalmente Luca Campogrande che prosegue con le terapie per recuperare il più in fretta possibile dai postumi dell’operazione al tendine d’Achille.
La squadra è stata presentata alla stampa ed alla città in occasione del primo allenamento, con le dichiarazioni di rito da parte del presidente Ghiacci, del coach Ciani e del nuovo preparatore atletico Bonetta, che ha il difficile compito di mettere a frutto gli insegnamenti del professor Paolo Paoli. La squadra si allenerà ancora qualche giorno all’Allianz Dome, per poi trasferirsi per il ritiro a Lasko, dove giocherà la prima delle amichevoli programmate, per poi scendere nuovamente in campo a Cividale contro i Bulls Krapfenberg prima di dare inizio alla stagione ufficiale con la trasferta a Trento in Supercoppa il 4 settembre.
Konate, centro del Mali cresciuto cestisticamente nella NCAA con esperienze da professionista nel campionato spagnolo ed in quello greco. Queste le sue dichiarazioni al suo primo impatto con il parquet di casa:
Sono un giocatore che può portare tanta energia alla squadra, difensivamente sono molto aggressivo mentre offensivamente posso essere una presenza importante nell’area ed aiutare i miei compagni. Soprattutto, mi piace essere determinante in difesa, è uno dei miei aspetti preferiti del gioco e mi inorgoglisce aiutare la squadra in questo modo. Penso che i tifosi potranno apprezzare il fatto che do sempre tutto me stesso in campo. In fondo per me nel basket si tratta di questo, voglio dare tutto e fare del mio meglio sul parquet, è quello che ho in mente quando gioco. Ogni stagione ed ogni partita cerco sempre di migliorarmi lavorando molto su me stesso, voglio portare Trieste in alto.
Questa è una squadra forte, l’anno scorso è finita settima nel campionato italiano, che so essere molto importante e probante. Quando la società mi ha dato l’opportunità di misurarmi con questo tipo di contesto ho subito pensato “perché no?”.
Da bambino giocavo a calcio, ma poi sono diventato sempre più alto, fino ad essere il più alto della mia classe. Dopo aver parlato con mio fratello che me lo ha consigliato, ho cominciato a giocare a basket e me ne sono subito innamorato, poi mi sono trasferito negli Stati Uniti per giocare alla Kennedy Catholic High School e poi al college di West Virginia.
Il mio modello è sicuramente LeBron James, lo ammiro perché è un giocatore straordinario ma anche per quello che fa fuori dal campo nel suo modo di approcciarsi al gioco: è un grande professionista e dedica molta attenzione a se stesso ed al suo corpo, si prepara sempre al meglio per ogni partita e per ogni stagione. Se potessi prendere una sua qualità sceglierei il suo QI cestistico, il modo in cui riesce a leggere il gioco e capire come battere i suoi avversari; oltre a questo ammiro la sua abilità nel passaggio, nel liberare i suoi compagni di squadra. So che sono tante cose ma sono quelle che vorrei aggiungere al mio gioco per diventare un giocatore migliore.