di Francesco Freni
E’ una Trieste incerottata quella che affronterà la DeLonghi in una delle partite più importanti di questo finale di stagione regolare
La squadra non ha mai potuto allenarsi al completo nell’ultima settimana, a causa di qualche strascico fisico lasciato dalla impegnativa sfida contro la Reyer: Marcos Delia ha subito un colpo alla caviglia ed ha potuto svolgere una sola seduta completa con i compagni, quella del venerdì. Andrejs Grazulis ha lamentato dolori al ginocchio operato e dovrà essere nuovamente visitato dal professor Rocchi a Reggio Emilia nei prossimi giorni. La presenza della coppia di lunghi biancorossi sarà valutata attentamente e decisa solo domenica mattina e nell’imminenza del match, di certo l’assenza anche di uno solo dei due costituirebbe un problema piuttosto grave per Dalmasson, alle prese con le contromisure per arginare una squadra, quella della Marca, molto fisica e dinamica sotto canestro.
Ma, al di là della possibilità di utilizzare il duo “Deliziusis”, Trieste dovrà ricercare all’interno della propria testa le energie e le motivazioni per scendere al Palaverde convinta dei propri mezzi e della possibilità di portare a casa un risultato alla sua portata. E’ proprio l’andamento ondivago dell’approccio alle partite, talvolta determinato e spietato, altre volte svagato e privo di mordente, il difetto maggiore evidenziato da una squadra che invece, dal punto di vista tecnico, ha saputo trovare la quadratura del cerchio.
E’ anche su questo che fa leva coach Dalmasson alla vigilia del match: “Andiamo a Treviso convinti che da qui alla fine del campionato l’approccio alle gare debba essere il medesimo: ogni partita è una finale per l’importanza della posta in palio. Quello che cambia è solo il nome dell’avversaria quindi l’approccio e l’importanza dei punti in palio è alta sia che giochiamo con squadre più avanti o più indietro di noi in classifica. La corsa è solo con noi stessi. Devi essere bravo a farti trovare pronto con prestazioni a livello dell’obiettivo che hai. Treviso viene da tre vittorie consecutive e in casa ha sempre dimostrato di poter dare il meglio. Li conosciamo bene, ci abbiamo giocato 3 volte tra coppa e campionato, quindi entrambi arriviamo a carte scoperte. Come è giusto che sia (ed è il bello di questo sport) conterà chi saprà mettere in campo le qualità migliori sia dal punto di vista tecnico che agonistico”
La DeLonghi, in striscia positiva da tre turni e reduce dalla rocambolesca vittoria all’ultimo respiro sul campo di Cremona, ha lasciato al palo Pesaro e Brescia ed ha raggiunto Trieste affiancandola a 22 punti in piena competizione per un buon piazzamento nella griglia playoff ponendosi come avversaria più accreditata dell’Allianz nell’ultima parte del campionato. Pensare i trevigiani possano affrontare Trieste, dal canto suo reduce da una pesante battuta d’arresto in casa contro la Reyer, sulle ali di un entusiasmo spesso cattivo consigliere sottovalutando l’avversario è inverosimile, specie conoscendo la cura con la quale coach Menetti è solito studiare le avversarie e preparare le partite. E dunque, Trieste dovrà far buon viso a cattivo gioco, metabolizzare le eventuali assenze e contare sulla serata di vena dei suoi uomini fondamentali: se il Lobito gira a dovere già dall’inizio, il resto del team segue spesso a ruota. Tommaso Laquintana, alleggerito da responsabilità ancora troppo pesanti per le sue giovani spalle, sarebbe libero di esprimersi come ha dimostrato di poter fare. Milton Doyle è chiamato a riscattarsi da una serie di partite poco convincenti, con la missione speciale di togliere i rifornimenti e limitare il pericolo pubblico numero uno, quel David Logan che a 39 anni ha trovato una seconda giovinezza. I piccoli triestini dovranno pensare anche a limitare Matteo Imbrò, spesso decisivo nelle esaltanti rimonte che hanno caratterizzato la stagione biancoblu, una sorta di “interruttore” per i compagni, che dalla sua energia traggono coraggio e capacità di reagire.
Naturalmente, specie se dovesse mancare uno o, peggio, entrambi i lunghi titolari, ricadrà su un DeVonte Upson in grandissima ascesa, coadiuvato da una staffetta Alviti-DaRos-Henry il compito di provare a limitare la pericolosità nel pitturato di giocatori come Mekowolu, Chillo ed Akele, forse tecnicamente non un manuale di pallacanestro, ma dotati di chilogrammi, verticalità, scaltrezza e doti intimidatorie che si sono spesso rivelate decisive.
E, naturalmente, Dalmasson avrà bisogno di una prestazione di alto livello di Myke Henry, oggetto delle ire del coach per la sua mollezza difensiva contro Venezia, ma in generale in un prepotente trend crescente di forma e pericolosità. Da non sottovalutare, infine, la voglia di Davide Alviti di dimostrare a quanti nella Marca non credettero nelle sue capacità di migliorare concedendogli poco spazio, di essere a pieno titolo fra i favoriti a conquistare il titolo di Most Improved Player del campionato.
Palla a due alle 19:00 con diretta streaming su Eurosport Player e radiocronaca su Radio Punto Zero.