La partita della riscossa, quella che doveva segnare la reazione biancorossa dopo il periodo buio dell’ultimo mese, finisce 75-89 per la pimpante squadra di Bucchi. Un risultato che, peraltro, non dice tutto del predominio della Dinamo durato tre tempi in una partita nella quale per lunghi tratti Trieste appare in totale balia degli avversari, in un evidente stato confusionale misto a scoramento che non lascia presagire nulla di buono per il prossimo futuro. L’Allianz dura dieci minuti, un primo quarto di basket piacevole con percentuali discrete da entrambe le parti, con Sassari ad esibire i suoi punti di forza, quelli che anche i gradini di cemento del palazzetto si sarebbero aspettati come protagonisti: in particolare Benzius mette in scena uno show balistico al quale non è certo nuovo, ma sempre capace di far venire gli occhi lucidi agli amanti della bella pallacanestro europea. Trieste sembra convalescente, ma decisa a non lasciar sfuggire gli avversari. Mette addirittura il naso avanti un paio di volte, ribatte colpo su colpo pur senza dannarsi troppo in difesa. Poi, come di consueto, nel secondo quarto gli avversari alzano i colpi, chiudono le linee di passaggio rendendo ardua la costruzione di tiri ad alta percentuale, si gettano con ferocia a rimbalzo in attacco. Davis rifiata, Trieste gioca, di fatto, in quattro: Alexander, alla seconda partita in campionato, è ancora completamente spaesato, gioca in punta di piedi, sembra terrorizzato e gli avversari fiutano l’odore del sangue e lo brutalizzano. La sua partita (tranne qualche sprazzo di complemento nel finale) finisce dopo 6 minuti da -2 di valutazione, che sarà il suo bottino per la serata. E’ evidente che qualche errore di valutazione sia stato commesso, specie nel fidarsi di referenze evidentemente create ad arte per disfarsi di un esubero. Ed allora a portare palla ci devono pensare Cavaliero e Banks, come se il passaggio al 6+6 e le scelte societarie per la successione del Lobito fossero totalmente inutili. Sassari piazza il suo parziale, Trieste sbaglia 4 bombe di seguito in un paio di minuti e tutti, ma proprio tutti i quattro gatti presenti all’Allianz Dome si rassegnano ad un destino ineluttabile a venti minuti dalla fine. I punti da recuperare tutto sommato sono solo 12, un battito di ciglia nel basket moderno, ma non per la Trieste di questi tempi. Ed infatti dagli spogliatoi rientra solo Sassari: in campo ci sarebbero anche delle canottiere rosse, ma la testa e l’anima che dovrebbe popolarle rimane chiusa nei meandri del palazzo. In un minuto e mezzo i 12 punti si dilatano a 20, poi a 24. Trieste pasticcia, improvvisa, fa da spettatrice ad una prestazione da tre punti fatta più di quantità che di qualità (il 44% da tre della Dinamo è ottimo ma non è da cineteca, però è frutto di 16 centri su ben 36 tentativi: Trieste ci prova esattamente dieci volte di meno, e ne segna la metà). Ed inoltre difende in modo distratto e poco dinamico, concedendo mille volte il medesimo pick and roll che si rivela esiziale quando finisce nelle mani del lituano Benzius. Ma Sassari fa centro anche con Logan ed addirittura Diop, portando Trieste sull’orlo dell’abisso. I primi inevitabili fischi piovono su squadra e panchina, oltre che su una terna arbitrale che fa di tutto per allinearsi allo stato confusionale in cui versa la squadra di casa. Lo stimolo dagli spalti ed il continuo incoraggiamento della curva inducono se non altro un moto di amor proprio smuovendo di poco un elettroencefalogramma da morte cerebrale. A dieci minuti dalla fine Trieste si mette allora a difendere con intensità e recupera qualche pallone, Sassari pare accontentarsi e battezza giustamente già vinta la partita badando più al cronometro che a giocare. Un quintetto “operaio” permette agli uomini di Ciani, che peraltro continuano ad alternare ad un basket appena decente alcune bestialità cestistiche tali da causare acidità di stomaco permanente, di ridurre il gap a dimensioni appena accettabili. Ma ogni singola volta in cui i biancorossi, in un modo o nell’altro, riescono a scendere ad un distacco attorno ai 10 punti Sassari piazza soluzioni vincenti al 24” capaci di tagliare le gambe ad un bufalo. Trieste trova anche il modo di gettare al vento la possibilità di conservare il vantaggio negli scontri diretti, o almeno di pareggiarlo, consegnando l’ultima rimessa nelle mani degli avversari, che ringraziano e vanno a depositare in sottomano il +13.
Il disastro è totale e coinvolge tutti, panchina compresa (soprattutto la panchina?): è inutile tentare di trovare qualcosa, o qualcuno, da salvare. Piace solo il moto di orgoglio esibito nell’ultimo quarto, sebbene confusionario e poco razionale, oltre che facilitato da avversari con il piede palesemente alzato dall’acceleratore, ma perlomeno la squadra dimostra a tratti di volersi ribellare. Certo è ancora troppo poco, e di certo non sarà sufficiente per vincere anche una sola partita da qui alla fine del campionato, soprattutto se la squadra continuerà a dimostrarsi così scollata dalla conduzione tecnica. Ciani in sala stampa parla ancora di possibilità di mantenersi nei piani alti della classifica, ma a questo punto è preferibile cominciare a guardare con apprensione gli ultimi due posti in classifica, distanti oggi 8 punti ma con una Cremona vincente ai supplementari e per niente rassegnata, ed una Fortitudo che arriverà a Trieste fra 10 giorni decisa a risucchiare i biancorossi in piena bagarre. Parlare di salvezza quando nemmeno un mese fa, alla vigilia delle Final Eight e dopo la vittoria contro Pesaro, ci si godeva il terzo posto in classifica addirittura in scia alla Virtus, sembra quasi irreale. Ancora non lo sapevamo, ma proprio quella sera la squadra girava il punto di svolta in negativo di questa stagione: quella fu l’ultima partita di Juan Fernandez. La voragine, soprattutto umana, apertasi con la sua partenza sembra non avere un fondo.
Le pagelle dei biancorossi:
Banks 5: perde il duello con l’altro grande vecchio Logan, oltre che 3 sanguinosi palloni. Davis 5+: qualche sussulto a partita finita. Per il resto, chiara tendenza all’evanescenza. Konate 6-: consueta alternanza di strapotenza e bestialità, con leggera pendenza più verso la prima che sulle seconde. Deangeli 6-: il meno peggio per impegno ed intensità, ma la qualità cestistica è, e sarà, quella che è. Mian 5+: inizia bene, poi si spegne, spara a salve e viene preso in giro in difesa. Delia 5+: ancora indietro di condizione, mostra qualcosa nel finale. Cavaliero 5-: tabellino da -3 di valutazione, insolitamente nervoso. Non potrà portare la carretta in regia fino alla fine. Campogrande 5+: anche lui si risveglia nel finale, ma senza lieto fine non serve a molto. Grazulis 5: gioca troppo poco, anche perché sembra in recupero di condizione e tira con percentuali decenti, ma si “dimentica” che i lati del campo sono due. Alexander 3: questa versione dell’ex Suns (!?!) è degna di tornare ad imparare in allenamento da gente come Teodosic e Pajola. Chissà che in un paio d’anni non riesca a mettere a frutto l’esperienza. Il “diamogli tempo” di Ciani in sala stampa non si può più sentire: tempo non ce n’è proprio più. Ciani & Legovich 5-: non reagiscono allo strappo di Sassari nel secondo quarto, ma più in generale non riescono a comunicare con la squadra, che evidentemente non li segue.
ALLIANZ PALLACANESTRO TRIESTE – DINAMO SASSARI 75-89
Allianz Pallacanestro Trieste: Banks 10, Davis 12, Alexander 1, Konate 8, Deangeli 3, Mian 8, Delia 14, Campani, Cavaliero, Campogrande 9, Grazulis 10, Lever. All: Ciani
Dinamo Sassari: Logan 12, Robinson 11, Kruslin 7, Gandini, Devecchi, Treier 6, Chessa, Burnell 2, Bendzius 26, Mekowulu 9, Gentile 3, Diop 13. All: Bucchi
Parziali: 19-21; 36-48; 52-72;
Arbitri:Vicino, Martolini, Dori