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All’Allianz basta un tempo: rimonta la Fortitudo e chiude settima

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Missione compiuta per Trieste, che para l’inaspettata stoccata in arrivo dal Palafiere di Bologna dove Trento va a sbancare il campo della Virtus e piazza l’affondo vincente superando una Fortitudo protagonista di un finale spento ed impreciso, con gli uomini migliori in panchina e pochissimo propensa a reagire quando Trieste decide che è ora di smettere di scherzare e di iniziare a giocare sul serio a pallacanestro.

Con la vittoria arriva per l’Allianz il settimo posto a 28 punti, stesso bottino della sesta (Treviso), con un record di 14 vinte e 14 perse, qualche scalpo importante in bacheca e pochissimi rimpianti legati essenzialmente al mese di down totale. Trieste entra dunque nella post season per la seconda volta in tre anni di permanenza in Serie A, lo fa dalla porta principale con il plauso unanime degli osservatori nazionali ed andrà ad affrontare nei quarti di finale un’altra rediviva, quella Happycasa Brindisi uscita malconcia dal focolaio Covid ma capace comunque di piazzare il colpo di coda finale che le consente di finire meritatamente al secondo posto dietro solo agli alieni dell’Olimpia.

Fortitudo demotivata? L’Allianz non sembra accorgersene per 20 minuti

Trieste si presenta all’ultima danza in regular season accreditata di un buonissimo clima all’interno del gruppo, con americani super gasati dalla conquista dei playoff e la forma migliore che sta tornando lentamente a fare capolino. Affronta una Fortitudo che non ha più nulla da chiedere ad un campionato con il quale ha litigato dall’inizio alla fine, che si presenta oltretutto priva dell’infortunato Fantinelli e di Leonardo Totè spedito in missione salvezza a Bilbao. Ma, come spesso succede quando una squadra sottovaluta la voglia degli avversari e parte con una difesa compassata inventando con ostinata creatività ogni modo per non andare a canestro e l’altra scende in campo con la leggerezza di chi non ha più addosso alcuna pressione, la seconda rischia, quasi senza volerlo, di uccidere la partita già dalle prime battute. La qualità del basket espresso da Trieste nel primo quarto è quasi irreale per bruttezza stilistica e scarsa reattività, e potrebbe costare carissimo (come ad esempio successo a Trento) se davanti non ci fosse una Fortitudo geneticamente incapace di impadronirsi del match. L’Allianz, pur incassando ben 29 punti in dieci minuti (con tripla finale da 12 metri di Aradori), riesce a tenersi in linea di galleggiamento grazie soprattutto alle iniziative di Doyle ed Henry, con un Delia preciso dalla lunetta che però subisce la fisicità di Dario Hunt. Il secondo quarto prosegue sulla falsariga del primo, con entrambe le difese ora a dirigere il traffico in tangenziale e punteggio che va a strappi: Trieste prova a ricucire, arriva un paio di volte a 5-6 punti di distacco ma subito Banks, Aradori e Baldasso trovano indisturbati la strada del canestro, ed un Dario Hunt che quando riceve nel pitturato viene lasciato schiacciare oppure subisce fallo. Il primo tempo finisce con gli ospiti avanti di dieci, ma si ha la netta sensazione che Trieste si sia risparmiata contando probabilmente sul prevedibile calo fisiologico degli avversari.

Nel secondo tempo Trieste si mette a giocare a basket: per Bologna si spegne la luce

Marcos Delia

Il terzo quarto inizia con una schiacciata di Dario Hunt che viene lasciato libero di prendere la rincorsa, ma la Fortitudo finisce lì. Le rotazioni vorticose della panchina triestina danno pochissimi punti di riferimento a coach Dalmonte, l’Allianz alza a dismisura la pressione difensiva appena capisce che difendendo con solo un po’ più di convinzione l’attacco felsineo si inceppa inesorabilmente, e trova punti importanti da un quintetto inedito ed inaspettato, con Cavaliero, Fernandez e Da Ros a dare man forte ai due match winner: il controbreak arriva grazie alle zampate di Henry (capace di andare a segno in ogni modo, attaccando il ferro con autorità o con un tiro sornione da oltre l’arco) e di sei minuti clamorosi di Andrejs Grazulis, on fire sul finire della frazione con 12 punti consecutivi, rimbalzi in attacco ed in difesa ed una difesa onnipotente sugli stanchi lunghi avversari. L’attacco della Fortitudo spegne la luce, il sorpasso definitivo arriva sul 60-59 e da lì in poi, pur non uccidendo mai la partita se non negli istanti finali, Trieste si limita a controllare, realizzando quello che era necessario realizzare rintuzzando i tentativi di un sempre pericoloso Adrian Banks capace di riportare i suoi ad un solo possesso di distacco per un paio di volte. E’ Matteo Da Ros con una mazzata da tre a spegnere ogni velleità felsinea. Questi due punti per la Fortitudo non sono questione di vita o di morte. I migliori vengono tolti negli ultimi due minuti, lasciando spazio al neo arrivato Stojanovic (partita mediocre la sua, macchiata da un 2/9 ai liberi da oratorio), ad uno stanco Cusin e ad un Mancinelli, capitano di mille partite, che matura i sospirati 6000 minuti in serie A e presumibilmente chiude sul parquet triestino una gloriosa carriera.

Al termine della partita, ringraziamenti e dedica meritata da parte di coach Dalmasson e di Daniele Cavaliero a Sergio Dalla Costa, team manager ed accompagnatore della squadra per decenni, che finisce qui la sua avventura sulla panchina biancorossa.

Fra i singoli, menzione d’onore per Grazulis ed Henry, partita “normale” per gli altri

Tommaso Laquintana

Detto dell’ottima prestazione di Grazulis, finalmente tornato a confortanti livelli di forma fisica, simili a quelli del pre operazione, e di un Myke Henry top scorer con 22 punti in 25 minuti tirando con il 78% da due e il 67% da tre, due su due ai liberi e quattro rimbalzi, prosegue il processo di crescita di Tommaso Laquintana, in campo per 22 minuti ed autore di due triple fondamentali. Per una volta sotto standard la prestazione di Davide Alviti, che ha abituato i suoi estimatori ad exploit ben diversi, ma ci sta una partita storta dopo una serie clamorosa di rendimenti rivelatisi decisivi. Partita in pantofole per Marcos Delia, che talvolta subisce la fisicità di Hunt ma in un paio di occasioni gli spiega pallacanestro (guarda caso, le occasioni più importanti per il risultato: l’intelligenza di un giocatore si misura anche da particolari come questo), mentre fa piacere rivedere per lunghi minuti sul parquet, specialmente in quelli del controbreak nel terzo quarto, un Daniele Cavaliero che potrebbe essere alle sue ultime partite ufficiali (anche se nulla è ancora deciso per la prossima stagione: potrebbe anche decidere di proseguire) che continua a metterci l’anima in ogni singolo secondo speso con la maglia biancorossa della sua città, anche quando perde banalmente qualche pallone o sbaglia tiri su cui ha costruito una carriera. Daniele è un manuale di carattere, carisma e coraggio, e non è affatto un caso che i suoi compagni reagiscano in modo vincente proprio con lui in campo. Serata meno brillante per Doyle, ma probabilmente contro la Fortitudo, con il rientro di Fernandez e la buona prestazione di Laquintana non c’era indispensabile bisogno di rivederlo da point guard. Come sempre da lui arrivano imprevedibilità e lampi di classe cristallina: un giocatore della sua caratura, c’è da scommetterci, si esalta con il clima playoff, e contro Brindisi sarà uno dei pericoli pubblici di cui Frank Vitucci dovrà maggiormente preoccuparsi.

PALLACANESTRO TRIESTE – FORTITUDO BOLOGNA   88 – 82

Allianz Pallacanestro Trieste: Cavaliero 8, Henry 22, Da Ros 8, Doyle 9, Delìa 12, Fernandez, Laquintana 10, Alviti 3, Grazulis 14, Coronica, Upson 2, Arnaldo ne. All. Dalmasson

Fortitudo Lavoropiù Bologna: Hunt 12, Manna, Pavani, Stojanovic 8, Baldasso 7, Mancinelli, Aradori 18, Withers 12, Cusin 4, Banks 21, Fantinelli ne. All. Dalmonte

Parziali: 17-29; 36-46; 62-61

Questa la classifica della regular season: 1. AX Milano, 44 – 2. Happy Casa Brindisi, 40 – 3. Virtus Segafredo Bologna, 38 – 4. Umana Reyer Venezia, 38 – 5. Banco Sardegna Sassari, 36 – 6. DeLonghi Treviso, 28 – 7. Allianz Trieste, 28 (14 v 14 p), 8. Dolomiti Energia Trentino, 26 – 9. Germani Brescia, 22 – 10. Vanoli Cremona, 22 – 11. UnaHotels Reggio Emilia, 20 – 12. Fortitudo Lavoropiù Bologna, 20 – 13. Carpegna Prosciutto Pesaro, 20 – 14. OpenJob Metis Varese 20 – 15. Acqua San Bernardo Cantù, 18

Queste, invece, le sfide dei quarti di finale playoff: Milano-Trento, Brindisi-Trieste, Virtus-Treviso, Venezia-Sassari

Trieste gioca a Brindisi giovedì 13 e venerdì 14 maggio, gara 3 all’Allianz Dome domenica 16 maggio. L’eventuale gara 4 sempre in via Flavia martedì 18, eventuale gara 5 in Puglia giovedì 20 maggio. Chi la spunterà affronterà la vincente fra Virtus e Treviso

L’avversaria ai quarti di finale: una Happy Casa Brindisi finora “imbattibile” per Dalmasson

Già, la Happy Casa Brindisi di Frank Vitucci. La squadra che ha battuto Trieste in tutti e sei i precedenti dall’autunno 2018 ad oggi. Brindisi esprime un basket complementare a quello di Trieste, fondamentalmente indigesto per il coach biancorosso. Riesce sempre a tirare fuori il meglio da roster sulla carta non eccezionali (quello di quest’anno non godeva certo dei favori del pronostico alla vigilia del campionato, con giocatori sconosciuti, qualche esordiente e qualche scommessa italiana), e nonostante le difficoltà delle ultime settimane chiude la sua fenomenale cavalcata, che l’ha vista sconfiggere due volte Milano e comandare la classifica a più riprese, con uno strameritato secondo posto. Trieste, però, ha l’obbligo di provarci. Lo deve ad una piazza che l’ha sostenuta nei momenti più bui, lo deve ad una società che nonostante il disastro causato dall’assenza di pubblico ha sempre garantito organizzazione e sicurezza finanziaria. Lo deve anche a sé stessa, perché deve ancora riuscire a convincersi che alzare l’asticella delle ambizioni non è un peccato di vanità ma semplicemente il giusto obiettivo di ogni sportivo. E poi, Brindisi nell’ultima settimana ha giocato già tre volte, e dovrà scendere in campo altre tre volte entro domenica prossima: rimane un serpente velenosissimo, ma stavolta l’Allianz può realmente giocare il ruolo della faina.