Forse mi sbaglio. Ma, dopo l’allargamento della platea dei campionati dilettantistici regionali con una valanga di ripescaggi, il primo passo verso la fine dei dilettanti è stato compiuto.
Sarà questione d’età, ma nello sport, e ce lo insegnano proprio le più travagliate Olimpiadi di sempre, si va avanti e si torna indietro solo per meriti sportivi: chi vince ha diritto a progredire e misurarsi in una categoria migliore, chi perde dev’essere pronto a ricominciare dal basso. E’ la legge dello sport che, torniamo a casa nostra, per l’ennesima volta viene accantonata per favorire l’ambizione di qualcuno.
Mi domando: ma che soddisfazione si può avere a scalare le montagne, se qualcuno ti tira su dalla cima con l’argano… Oggi giocare in Eccellenza non è più un merito – non si parla ovviamente di tutti – ma solo un favore dovuto per una serie di parametri, norme, punteggi che saranno validissimi ma mancano dell’unico punteggio che nello sport conta, quello del campo.
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Per molti sembra esser questione d’orgoglio aver ottenuto la categoria superiore, pensando magari agli ultimi due campionati contagiati dal covid e ai relativi salti mortali per mantenere in piedi le società: giusta considerazione, per carità, sugli sforzi fatti, ma non tale da poter far raggiungere traguardi che dovrebbero esser conquistati solo sul campo.
I ripescaggi in Eccellenza e a seguire nelle altre categorie non fanno che abbassare, in una stagione in cui l’accorpamento di Seconda e Terza Categoria l’aveva già abbondantemente fatto, il livello qualitativo di un calcio che già farà enorme fatica a riprendersi dopo i quasi due anni di blocco. Diciamo pure che due gironi di Eccellenza si avvicineranno molto a quelli di Promozione di un paio d’anni fa e così via a scalare…
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In un Eccellenza a 24 squadre, numero mostruoso, che sarà divisa in due gironi, alla fine, per tornare ad un campionato accettabile ci saranno qualcosa come otto retrocessioni, non importa se dirette o da play-out: se le società che gioiscono per l’ampliamento sono contente, andrà bene così.
Facciamo i conti: per l’Eccellenza “h24” ci vogliono mezzo migliaio di giocatori da categoria, di quelli che, ricordiamolo, sono lì per cercare di andare in Serie D: ce ne sono tanti in regione? Io non credo, basta vedere com’è andata l’esperienza di Pro Gorizia e San Luigi nel torneo in Veneto. Se dalla regione, scendiamo a Trieste, il conto è ancora più salato: sei squadre in lizza quando, a mala pena, il campionato ne reggerebbe forse tre competitive.
Però l’importante sembra essere l’etichetta di squadra di Eccellenza e allora, facciamocene una ragione, tranne poi andare a commentare partite dai contenuti imbarazzanti, di cui la colpa minore l’avranno i giocatori, costretti a salti in avanti impossibili.
Ultima riflessione: il covid ha fatto saltare molte regole: una volta i vertici del calcio erano irremovibili su certi principi, a costo di sembrare fuori dal mondo: oggi si può tutto. E allora, provochiamo: avanti così, sarebbe forse meglio legare la partecipazione ad un generoso contributo d’acquisto della categoria: cosa peraltro già tentata, in privato, da più di qualcuno. Almeno sarebbe più trasparente.