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Agribertocchi arata, Trieste al sesto sigillo consecutivo

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(Photo Credit: Sito Ufficiale Pallacanestro Trieste)

Agribertocchi Orzinuovi-Pallacanestro Trieste 69-87

Agribertocchi Orzinuovi:Bergo 0, Bertini 6, Basile 24, Trapani 0, Gasparin 3, Brown 13,Leonzio 7, Zilli 2, Firgerio ne, Zugno 14. Allenatore: A. Zanchi. Assistenti: M. Mattioli, N. Scrigna.

Pallacanestro Trieste:Bossi 5, Filloy 10, Reyes 16, Deangeli 0, Ruzzier 17, Campogrande 3, Candussi 4, Vildera 15, Ferrero 2, Brooks 15. Allenatore: J. Christian. Assistenti: M. Carretto, F. Nanni.

Parziali: 15-28 / 15-22 / 18-18 / 21-19

Progressivi: 15-28 / 30-50 / 48-68 / 69-87

Arbitri: M. E. Martellosio, M.C.P. Capurro, A. Giunta.

Davvero troppa la differenza di caratura tecnica, fisica e numerica per poter credere che una pur volonterosa Orzinuovi possa sorprendere una Pallacanestro Trieste concentrata e determinata, per nulla distratta dalla posizione in classifica dell’avversaria o dall’ambiente non certo stimolante (sono neanche 400, e nemmeno troppo romorosi, i presenti nel capannone in provincia di Brescia che ospita le gesta della Agribertocchi). La squadra di Christian prosegue, dal canto suo, nel percorso di costante crescita tecnica e di consolidamento della consapevolezza nei propri mezzi, dando fondo a tutte le rotazioni e trovando nuovamente protagonisti diversi ed inaspettati anche nell’arco dei 40 minuti. Conquistare i due punti su questo campo era una missione peraltro fondamentale, dal momento che tutte le dirette avversarie in cima alla classifica lo hanno fatto (la sola Fortitudo soffrendo le pene dell’inferno per 39 minuti a Chiusi), e pensare di perdere terreno in partite di questo genere avrebbe avuto conseguenze pressoché letali in vista degli scontri diretti di gennaio, tutti in trasferta.

La partita di Orzinuovi dura non più di cinque minuti. Il tempo per i biancorossi di entrare in ritmo dopo un paio di minuti di polveri bagnate, poi Trieste inizia ad abusare della zona 2-3 che coach Zanchi ordina già dai primi minuti sperando in una serata negativa di Trieste al tiro da oltre l’arco. Tentativo volto anche ad approfittare della discreta presenza di Brown e dell’esordiente Basile sotto canestro per evitare le sempre più frequenti scorribande degli esterni triestini verso il ferro o del gioco a due play-pivot che ultimamente porta discreto fatturato. Tentativo però, che si dissolve prima della fine del primo quarto sotto la precisione esiziale delle mani di un inatteso Michele Ruzzier, implacabile da oltre l’arco, del consueto Justin Reyes, inarginabile nel pitturato per i difensori bresciani, e di un Giovanni Vildera chiamato da subito a sostituire Francesco Candussi, per l’ennesima volta limitato da due falli commessi in un amen. Orzinuovi perde completamente lucidità in attacco, soprattutto a causa della pressione difensiva portata dai vari quintetti, sempre diversi come continue ondate di energia, schierati da Christian. Trova qualche canestro con Grant Brasile, autore di un promettente esordio, ma a mancare completamente, per l’attacco di coach Zanchi, è la continuità. Trieste scava ben presto un canyon di punti fra sé e l’avversaria, ed il suo compito inizia ben presto a trasformarsi in quello di amministrare con la testa il vantaggio acquisito. Chiude il primo tempo sul +20, ma i fantasmi di Cento sono ormai lontanissimi: il prevedibile, disperato, tentativo dei padroni di casa di trovare un break che possa riportarli a portata di bagarre finale, nonostante l’inizio offensivamente un po’ svagato dei biancorossi, incappa innanzitutto in una percentuale al tiro risibile anche in situazioni di grande libertà, e poi in un Ariel Filloy che dopo una partita e mezza di digiuno, decide che è il momento di trasformare in oro qualche pallone raccolto dalla spazzatura: due triple ed un canestro da centro area riportano il vantaggio ospite ad oltre 20 punti dopo essere sceso a 14, ed Orzinuovi capisce definitivamente che stasera non ce ne sarebbe più stato. Basile ci prova in ogni modo sia da sotto che da tre, ma portare pressoché da solo sulle spalle una squadra intera alla lunga ne abbatte la lucidità. Qualcosa arriva da Zugno, ma nulla che possa intaccare la sicurezza con la quale Trieste porta l’incontro fino alla fine: ora i biancorossi sono perfettamente capaci di gestire i ritmi, giocano anche con il cronometro, trasformano l’ultimo quarto in un lungo garbage time accontentandosi del minimo necessario a tenere gli avversari in un angolo. Soprattutto, Trieste non alza mai il piede dall’acceleratore, non tanto quello della velocità quanto quello della concentrazione, della consapevolezza nelle soluzioni da adottare, nell’intensità difensiva, nella generosità nel gettarsi su ogni rimbalzo o palla vagante. Oltretutto, appare evidente, come confermato anche da coach Christian in sala stampa, che Trieste ha “fatto i compiti” durante la settimana: i giochi offensivi orceani sono stati analizzati, ne sono state trovate le contromisure, poi eseguite in modo evidentemente efficace sul campo.

La differenza in classifica è evidente e riassume quella di qualità tecnica ed atletica, oltre che di profondità, fra i due roster: a meno di una giornata di black out totale o di approccio pigro, il risultato tutto sommato era piuttosto scontato. Ma Trieste ad Orzinuovi era chiamata comunque a lanciare un messaggio alle dirette avversarie, un messaggio che arriva forte e chiaro grazie ad una dimostrazione di forza collettiva che rincuora per il prossimo futuro.

Oltretutto, Jamion Christian dimostra, partita dopo partita, di comprendere sempre di più il pianeta alieno sul quale è atterrato quattro mesi fa. Ha capito che la sua squadra non si può permettere di specchiarsi su sé stessa, arrogandosi il diritto di imporsi sempre allo stesso modo indipendentemente dalle avversarie come avvenuto fino alla Caporetto contro Bologna. Ha capito che ha in mano un gruppo versatile, capace di esprimersi con ritmi, soluzioni, giochi offensivi e difensivi che possono adattarsi alle varie situazioni durante i quaranta minuti ed alle caratteristiche delle avversarie di turno, e ciò rende una squadra da 10 giocatori intercambiabili difficilmente arginabile da chiunque. Ad esempio, a Brescia la squadra tira 36 volte da due e 35 da tre, per un 45% totale (addirittura 46% da oltre l’arco), segno di un raggiunto equilibrio nelle scelte in attacco. Prevale 51 a 37 nella lotta a rimbalzo, anche nella prima occasione in stagione nella quale il miglior rimbalzista del campionato, Justin Reyes, fallisce la doppia doppia conquistando solo 7 carambole: Reyes è tagliato fuori da Basile e Brown sotto canestro? Ci pensa un monumentale Giovanni Vildera a conquistarne 14, condendoli con 15 punti ed una intensità difensiva in grado di intimorire chiunque. Infine, Christian dimostra di aver “digerito” l’evidenza che vede Michele Ruzzier esprimersi al meglio prevalentemente da playmaker e Eli Brooks nel suo ruolo naturale di shooting guard: i due contemporaneamente in campo finalmente si integrano, moltiplicando le proprie qualità e quelle dei compagni. Ruzzier è talmente rinfrancato da accrescere progressivamente le responsabilità come terminale offensivo, oltre che fungere da ideale detonatore per i compagni sotto canestro o, sugli scarichi, dal perimetro. Brooks, libero da compiti che nella prima parte di stagione lo ingabbiavano in troppi secondi a palleggiare privo di idee riducendo a pochi istanti finali le possibilità di trovare una soluzione al tiro, è letale da fuori, imprendibile nell’uno contro uno, oltre ad avere una innata capacità di posizionarsi al posto giusto per conquistare rimbalzi anche in attacco.

Sugli altri campi, vincono tutti, rendendo “neutra” la vittoria in Lombardia. Perde Nardò, e si apre quindi il primo vero gap fra le preannunciate top 5 (Bologna-Trieste-Forlì-Udine-Verona) ed il resto del girone Rosso, con Bologna a galleggiare due punti sopra le altre e Verona di rincalzo. A questo punto, è veramente uno svantaggio non poter sfruttare il prossimo turno interno contro Chiusi, che si disputerà dopo metà gennaio, imponendo a Trieste di rimanere al palo mercoledì sera vedendo molto probabilmente le avversarie allontanarsi: svantaggio più psicologico che reale, a dire la verità, però sommato a quello reale di dover affrontare domenica prossima la seconda trasferta consecutiva, la più lunga del campionato, sul non poco complicato campo salentino di Nardò. Ma questa squadra, ormai, in questo girone si può permettere di temere solo sé stessa.