E’ la battuta conclusiva di “Napoli Milionaria” di De Filippo ed è ormai sinonimo di momento difficile da superare in attesa del ritorno del sereno. O meglio, sperando che quel sereno ritorni…
L’applichiamo alla Triestina? Aspettiamo che la situazione si cheti, prima di tirare le conclusioni? O meglio ancora, aspettiamo che la Società, cioè Mauro Milanese che riporterà il pensiero del lontano Biasin, spieghi cosa succederà adesso? Certo, si può far ben poco se l’interlocutore non decide di raccontare la sua visione.
Ma nulla vieta, passate ormai molte ore dal “suicidio calcistico”, di provare a fare un quadro della situazione che i “social” hanno già delineato dal punto di vista dei tifosi più o meno esasperati, più o meno educati, più o meno alabardati a prescindere.
Primo punto: chi mette fuori i soldi, può anche sbagliare con i suoi soldi perché comunque non fa danni materiali a nessuno. Certo, restano quelli morali (sportivi, ovvio) di aver fatto balenare situazioni – più o meno da quattro anni – poi non realizzate. Ma si sa, la palla è rotonda, va un po’ dove vuole… ma se a calciarla ci sono i piedi giusti, probabilmente andrà più dritta…
Secondo punto: difficile convincere di avere un progetto calcistico quando, in quattro stagioni, porti a casa un’ottantina di giocatori diversi, molti dei quali dalla carta d’identità troppo datata, puntando sui senza contratto, su svincolati e…sulle parole dei procuratori di turno, cui resta sempre attaccato alla mano qualcosa…
Terzo punto: “one men band”. Musicalmente, quello che suona contemporaneamente più strumenti, canta, balla.:. insomma l’uomo orchestra. E’ l’attuale vertice alabardato: l’amministratore unico Mauro Milanese che non ama il verbo delegare (probabilmente perché crede di più nel detto “l’occhio del padrone ingrassa il cavallo…”) e quando sente parlare di D.S. diventa intrattabile. Però dovrebbe accettare che un buon organigramma, con ruoli e funzioni precise, è un punto di forza e che un bravo D.S. costruisce l’organico – bene se farà risultati, male se non arriveranno – poi non lo vedi alle partite della propria squadra, perché il suo mestiere è girare i campi a scoprire giocatori che possono tornar utili al progetto…
Quarto punto: in Lega Pro conta – gli esempi sono infiniti – chi ha voglia di vincere, chi corre più degli altri, chi, nella sua testa, gioca perché vuole arrivare in alto. Per antonomasia, chi ha fame ed è giovane con la possibilità di una carriera davanti.
Quinto punto: guardarsi le spalle. Non perché ci sia qualcuno che vuol pugnalarti, ma nel senso che, dietro la prima squadra, qualcosa deve pur esserci. Anche perché le circostanze (senza voler tirare in ballo il covid…) ti potrebbero costringere ad utilizzare anche qualcuno del settore giovanile: ma, nel nostro caso, è inesistente, vuoi perché sui giovani è dispendioso investire, vuoi perché, pur essendo la prima squadra cittadina, non ha praticamente contatti con il territorio.
Sesto punto: conflitto permanente con le piccole realtà calcistiche locali. La maglia alabardata attrae solo i più piccolini (o meglio, i genitori…) poi crescendo non ci sono sbocchi. Cosa che invece è più facile succeda direttamente da qualche società dilettantistica. Storia vecchia. Dopo la guerra, se la Triestina apprezzava qualche giocatore del circondario, l’affare era fatto e la società di provenienza era ben contenta di aver dieci palloni e una muta di maglie non troppo usate. E’ un po’ rimasto questo principio, ormai rigettato dalle società dilettantistiche che, per il loro lavoro, chiedono il “premio preparazione”. Ci fu un momento in cui venne creato un accordo – lo promosse Vittorio Russo ai tempi di Fantinel – ma cadde quando il presidente preferì non onorarlo…
Settimo punto: possibile che ci siano tanti triestini che giochino in A e in B e alla Triestina non l’abbiano valutati? Basta rifarsi al punto precedente per capire perché Calò, Pobega, Scozzarella, tanto per citarne tre, viaggino ben più in alto.
Ottavo punto: alka seltzer e scolorina. L’effervescente per digerire le delusioni, la seconda per “sbianchettare” più di qualche contratto che, alla luce dei risultati, diventa pesante ed insostenibile. Non sarà certo possibile “resettarne” più di venti per sostituirli in toto – costa comunque parecchio – ma rivedere ancora in campo certi giocatori diventerebbe abbastanza controproducente. A meno che il progetto non sia quello di mantenere un’onesta serie C: cosa legittima assolutamente dal punto di vista di chi deve fare i conti e aprire il portafoglio, ma da motivare e far comprendere a che poi viene allo stadio.
Nono punto: Idee chiare. Guida tecnica poi la rosa. Subito, senza aspettare. A metà luglio la squadra dev’essere bella che pronta. Non si può cominciare, che poi tanto a gennaio si rimedia. Due, tre esperti, uno per reparto, poi gli “affamati” che azzannano le caviglie avversarie. Il progetto? Una difesa che non piglia gol alla base, un centrocampo anche muscolare, con qualcuno con un po’ più di fantasia, un’attacco che non abbia paura di saltare l’uomo o di entrare in area. Certo, il sogno di ogni presidente e di ogni allenatore, senza parlare dei tifosi. Nessuno pretende di vincere il campionato dieci giornate prima della fine, ma sapere che quando va in campo, la squadra ha un solo risultato in testa, riconcilierebbe.
Decimo punto: leggere, rileggere e ancora meditare i precedenti nove. Poi se non piacciono, nessuno si offenda perché comunque, il calcio resta sempre il gioco più bello del mondo, proprio perché ognuno può dire la sua.
I PLAY-OFF
E a proposito di chi ancora gioca: era giornata del secondo turno di play-off che, dopo l’uscita alabardata, vede uscire la stessa Virtus Vecomp che pareggia in casa della Feralpisalò di Massimo Pavanel cui basta non perdere per andare avanti. Sorprendente il successo esterno e nei minuti di recupero finali del Matelica che va a vincere 3-2 a cesena e, da neo promosso, andrà ancora avanti nella “post season”. Negli altri gironi, la Pro Vercelli estromette (1-0) la Juventus U23, l’Albinoleffe batte il Grosseto (2-1), il Palermo vince sul campo della Juve Stabia (2-0) ed il Bari batte il Foggia 3-1).
Adesso entrano in lizza Renate, Sudtirol, Avellino e Modena, la miglior quarta, che ha sostituito la vincente della Coppa Italia non disputata: abbinamenti decisi per sorteggio, doppio incontro, la miglior classificata gioca in casa nel secondo turno. si gioca l’andata domenica.