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A Treviso è un monologo biancorosso

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NUTRIBULLET TREVISO 69 – PALLACANESTRO TRIESTE 88
Nutribullet Treviso: Iroegbu 13, Sokolowski 15, Sorokas 22, Cooke 2, Banks 2, Zanelli 7, Jantunen 8. Ne: Sarto, Vettori, Jurkatamm, Faggian, Scandiuzzi, Simioni.

Allenatore: Nicola
Assistenti: Morea, Pomes

Pallacanestro Trieste: Gaines 14, Pacher 2, Davis 2, Spencer 16, Deangeli 5, Ruzzier 12, Campogrande 0, Vildera 7, Bartley 20, Lever 10. Ne: Bossi

Allenatore: Legovich. 
Assistenti: Maffezzoli, Vicenzutto.

Parziali: 19-25 / 15-16 / 17-20 / 18-27
Progressivi: 19-25 / 34-41 / 51-61 / 69-88

(Photo Credit: Sito ufficiale LBA)

La squadra di Marco Legovich domina lo scontro diretto contro la NutriBullet, conducendo la sfida dall’inizio alla fine tranne che per pochi secondi sull’8-6 all’inizio del primo quarto. E’ lo stesso coach triestino a stravincere la sfida a distanza con l’altro “semi” debuttante Marcelo Nicola, dimostrando di aver preparato alla perfezione il match concentrandosi sullo sfruttare i punti deboli di Treviso limitando al contempo le (poche) bocche da fuoco di cui questa scialba versione trevigiana può disporre. Trieste, infatti, fin da subito sfrutta l’evidente vantaggio fisico e tecnico sotto canestro, soprattutto servendo con continuità Skylar Spencer utilizzando il pick and roll o anche spalle a canestro: con il solo limitatissimo Derek Cooke, che non fa nulla per cancellare il non esaltante ricordo lasciato durante la sua permanenza sotto San Giusto, Treviso soffre enormemente nel pitturato, collassando sistematicamente sotto canestro nel disperato tentativo di contenere i lunghi avversari scoprendosi inevitabilmente sul perimetro, dove per una volta gli esterni biancorossi sono lasciati liberi di banchettare: Trieste chiude con un inusuale 44% da tre su ben 25 tentativi, quasi tutti costruiti con pazienza e raziocinio. Sull’alto lato del campo la missione affidata alla staffetta Deangeli-Bartley-Davis porta fatturato ed interessi: Banks viene costantemente anticipato, la difesa su di lui è quella che deve essere, asfissiante, mani addosso, dura, in grado di sfiancarlo e togliergli lucidità. La pressione costa una discreta quantità di falli che costringono Legovich, già verso la fine del primo quarto, ad utilizzare la sencond unit per preservare i suoi uomini più affidabili per i momenti presumibilmente decisivi del match, ma nonostante il fatto che la produzione offensiva ne risenta inevitabilmente (almeno nel primo tempo, dal momento che alla fine Legovich otterrà ben 43 punti dalla panchina), la Treviso odierna non è in grado di approfittare. Dopo i 25 punti realizzati nella prima frazione, di cui 12 portati dal solo Spencer con schiacciate, alley up e tap-in, e l’azione da 4 punti di Bartley che frutta il primo vero break ospite, entrambe le squadre si bloccano offensivamente, con la NutriBullet che continua disperatamente a sparacchiare a salve da tre punti data l’impossibilità di provarci da sotto (il primo tempo biancazzurro recita 0 su 12 da oltre l’arco) e Trieste che, nonostante sfatta girare come un orologio svizzero da Michele Ruzzier, non trasforma alcune conclusioni molto ben costruite. Campogrande spende pochi istanti sul parquet, il tempo di sbagliare un tiro piedi a terra e dimostrare di non riuscire a difendere in modo credibile su Sokolowski, Pacher se non altro si danna l’anima senza trovare conclusioni ma cercando di difendere con intensità, catturando rimbalzi, difendendo con durezza e cercando comunque disperatamente di scrollarsi di dosso quell’apatia che ne ha caratterizzato il rendimento nell’ultimo mese. Il primo tempo si chiude con il tap in schiacciato di Sorokas che riporta Treviso sul -7, ed è la sirena di metà partita a salvare “sul gong” Trieste con l’inerzia tornata per un paio di minuti in mani trevigiane ed il Palaverde a sospingere a gran voce la sua squadra.

C’è dunque ancora partita, e Trieste la affronta con la giusta concentrazione. Il 5-0 biancorosso con il quale si apre la ripresa ristabilisce un gap in doppia cifra, ed appare evidente fin da subito come Trieste sia in pieno controllo del match, una sfida che a quel punto può perdere solo con un suicidio, data la prolungata rottura di Treviso in attacco: i padroni di casa continuano a tentare conclusioni super contrastate dalla distanza, continuando a litigare con il canestro, Legovich continua a cambiare difese con la squadra di Nicola incacapace di venirne a capo. Anche il coach spagnolo di Treviso tenta la carta della difesa a zona, ma viene immediatamente punito dalle geniali letture di Michele Ruzzier, che stavolta si mette anche in proprio, cercando e trovando conclusioni sia da tre che dalla media distanza, continuando ad innescare i compagni (per lui alla fine anche 6 assist), che dagli angoli riprendono a martoriare il canestro avversario. Trieste tocca anche i 14-15 punti di vantaggio, poi l’ultima reazione di orgoglo biancoblu e l’onda sonora del Palaverde riportano lo svantaggio in cifra singola. Due liberi di Lever sul finire della frazione riporteranno il gap sopra i 10 punti, e da quel momento, con un un ultimo quarto nel quale Treviso è costretta ad affrettare le conclusioni con ritmi che non son alla sua portata e Trieste che gioca sul velluto in attacco (sono 27 i punti biancorossi negli ultimi 10 minuti), il divario si amplia progressivamente, fino a toccare i 20 punti che, anche a 7 minuti dal termine, sembrano una sentenza. Jantunen e Sorokas ritrovano un po’ di vena da tre, ma Trieste gioca facile e ribatte colpo su colpo, finché si mette a ragionare con il cronometro controllando un risultato che, alla fine dei conti, non è mai stato in discussione. Si finisce con un evitabile teatrino ad un paio di secondi dalla fine, con time out e contro time out chiamati dai due coach per arrotondare il gap (la differenza canestri potrebbe avere un peso decisivo in caso di non improbabile arrivo alla pari), con un gap da 19 punti che pare disegnare con precisione l’andamento della partita.

Giubilo finale per i quasi trecento tifosi biancorossi che hanno seguio la squadra nella Marca, che peraltro hanno sostenuto i ragazzi di Legovich dall’inizio alla fine in una situazione ambientale tradizionalmente non facile. Si ha la sensazione che qualcosa sia nuovamente scattato fra la tifoseria e la squadra, dopo due stagioni vissute da “separati in casa”. Sarà l’alto tasso di triestinità, sarà questa caratteristica e costante “cazzima”, sarà il rifiuto di arrendersi ad un budget limitato e credere sempre più nei propri mezzi, saranno un paio di vittorie convincenti, sarà anche il futuro rasserenato dopo mesi di preoccupazione a livello societario, ma la scintilla sembra di nuovo scoccata.

Ora i biancorossi, che almeno per una settimana abbandonano la zona retrocessione, sono attesi dalla difficilissima ma non impossibile trasferta sul campo della Reyer (che solo due settimane fa era stata capace di perdere subendo 100 punti proprio sul parquet trevigiano) per poi rituffarsi in un doppio intrigante impegno casalingo: il vitale ritorno contro la rinnovata GeVi Napoli e la sfida all’Olimpia Milano che forse potrà schierare l’ex all star NBA Kemba Walker (sempre che la clamorosa notizia che lo vedrebbe in arrivo al Forum di Assago non sia effettivamente una bufala). Ce n’è in abbondanza per rivedere finalmente pieno l’Allianz Dome.