La cartolina di oggi arriva da Kragujevac, con i suoi 180.000 abitanti, è la quarta città della Serbia. A Trieste è nota per essere uno dei poli di emigrazione verso la nostra città, ma è anche molto altro. Centro delle rivolte antiottomane, divenne la prima capitale della Serbia moderna nel 1818, e nel 1835 vi fu promulgata la Costituzione di Sretenje, la prima carta costituzionale adottata nell’intera area balcanica.
Anche dopo lo spostamento della capitale a Belgrado nel 1841, la città conservò notevole importanza come centro industriale. Il primo insediamento rilevante fu la fabbrica di armi Zastava, seguito da altri impianti, che producevano i beni più diversi. In queste fabbriche si sviluppò un forte movimento operaio, che univa le istanze nazionali serbe a quelle socialiste.
Kragujevac pagò un notevole tributo alla prima guerra mondiale, ma si risollevò rapidamente. Già nel 1923 venne formato il club calcistico Mladi Radnik (Giovane Lavoratore), che pochi anni dopo assunse il nome di Radnički, un aggettivo serbo genericamente riferito al lavoro e ai lavoratori. Da subito i tifosi si caratterizzarono per il loro numero e per il loro calore. Facendo leva sull’organizzazione operaia, furono la prima tifoseria a dotarsi di un segno di riconoscimento, indossando tutti il copricapo caratteristico locale (šajkača) in panno rosso. Già nel 1934 centinaia di persone si muovevano al seguito del club con treni speciali organizzati per le diverse trasferte.
Questo fuoco fu ulteriormente attizzato dalle drammatiche vicende della seconda guerra mondiale, ricordate da un museo che si trova nei pressi dello stadio. Il massacro nazista dell’ottobre 1941 tolse la vita a 2.800 persone, ma rese ancora più forte il sentimento antifascista della città, come abbiamo visto anche altrove (https://www.tsportinthecity.it/guarda-la-cartolina-di-auguri-speditaci-dalla-spagna-per-festeggiare-i-75-anni-della-repubblica-italiana). A metà degli anni ’50, la città superò per la prima volta i 100.000 abitanti. Era l’effetto della produzione di autovetture Fiat su licenza, che aveva richiesto alla Zastava una massiccia campagna di assunzioni.
Nel 1969 il club festeggiò il 45° anniversario producendo il gagliardetto mostrato dalla cartolina e salì per la prima volta in Prva Liga, raggiungendo alcuni club di cui abbiamo già fatto la conoscenza (Vardar, Vojvodina, Sarajevo e Željezničar). L’inizio fu difficile, ma la stagione prese presto quota: il 7 settembre visitarono il Partizan a Belgrado infliggendo ai padroni di casa un pesante 4-1. La squadra e i tifosi ospiti sembravano impazziti e la stampa li ribattezzò Crveni Đavoli, perché ricordavano i blasonati Red Devils del Manchester United. Tra gli spettatori quel giorno è presente il Santos di Pelé, impegnato in una bizzarra tournée geopolitica nella repubblica federativa. Su insistenza del Re del Calcio, il Maresciallo socialista Tito e la giunta militare nazionalista brasiliana acconsentirono che la prevista partita contro il Partizan fosse sostituita da una trasferta a Kragujevac.
Otto giorni dopo, i bianchi arrivarono in una cittadina industriale di 130.000 abitanti, trovandone 10.000 circa impazziti di gioia ad attenderli fuori dallo stadio, incuranti della pioggia torrenziale… e altri 40.000 assiepati sui gradoni! Si narra che Pelé avesse concordato prima dell’incontro un onorevole pareggio per 3-3. Sul campo, però, la proverbiale grinta serba portò Paunovski a segnare il 4-3 all’89° minuto. O Rei decise allora di fare gli straordinari, e ubriacò i rivali con un gol solitario nei minuti di recupero. Da allora il 15 settembre del 1969 è il giorno in cui i diavoli andarono in paradiso.