UMANA REYER VENEZIA – ALLIANZ PALLACANESTRO TRIESTE 84-77
Umana Reyer Venezia: Stone 2, Tonut 17, Daye 5, De Nicolao 5, Sanders V. 14, Phillip 2, Echodas 2, Mazzola 14, Brooks, Cerella 2, Morena, Watt 21. All: De Raffaele
Allianz Pallacanestro Trieste: Banks 23, Sanders C. 11, Fernandez 8, Konate 6, Deangeli, Mian 4, Delia 10, Cavaliero, Grazulis 5, Lever 10. All: Ciani
Parziali: 22-14;40-32; 64-51
Arbitri: Begnis, Paglialunga, Catani
E’ un’Allianz ben più determinata della sbiadita versione di una squadra di basket esibita contro Varese quella che scende in campo a Venezia al cospetto di una Reyer incompleta (al lungodegente Bramos si è aggiunto Michele Vitali ed un Andrea De Nicolao con problemi di vista sebbene in campo) ma ancora sufficientemente lunga da poter mettere in difficoltà chiunque in Italia ed in Europa. Però, tornare semplicemente a giocare a pallacanestro non può bastare per rientrare a Trieste con due punti da un fortino come quello lagunare. Ci sarebbe voluta convinzione e determinazione, quel classico atteggiamento da “non accontentarsi mai” che a tratti era stato mostrato nell’ottimo inizio di stagione. In altre parole, è tornata la Trieste a tratti pochissimo consapevole dei propri mezzi, per niente convinta di poter fare risultato, apparentemente quasi appagata nel riuscire a mantenere il gap su dimensioni tutto sommato accettabili contro avversari battezzati più forti in partenza. Quando nel terzo quarto, complice il rallentamento orogranata e la lezione di basket inscenata da Adrian Banks (atteso ad una reazione da campione dopo la deludente prova di sette giorni fa) Trieste raggiunge inaspettatamente il pareggio sul 47 pari dopo essere stata sotto anche di dieci punti, si spegne la luce, quasi come se sperare di sbancare il parquet veneziano fosse un sogno mostruosamente proibito. E’ vero, in quel momento la squadra di De Raffaele esce dal time out conseguente con una ferocia ben diversa, si mette a difendere a zona e, ormai lo sanno anche su Alpha Centauri, l’attacco alla zona è il vero tallone d’Achille congenito per Trieste, che si mette a sparacchiare in modo apparentemente casuale ma, escludendo Banks, con percentuali risibili. Venezia si riprende la doppia cifra di vantaggio e scherza nell’ultimo quarto, sebbene Trieste nel finale si rifiuti di subire l’imbarcata e sigilli il match con alcune triple che le permettono di limitare i danni.
Intendiamoci: i due punti rimangono in laguna, in gran parte, non per demerito triestino ma soprattutto grazie all’infinito talento di molti fra i protagonisti a disposizione di De Raffaele, capaci prima di scavare un solco importante, poi di controreagire al recupero degli ospiti approfittando di ogni loro errore o calo di intensità. Nel primo tempo sono Sanders (quello della Reyer) e Mitchell Watt a portare a spasso gli avversari soprattutto in attacco, dove colpiscono con precisione chirurgica e conquistano una quantità di rimbalzi tale da rendere necessario, nei quindici giorni che separano l’Allianz dal prossimo match con Trento, un ripasso del fondamentale del tagliafuori: il dato finale di 38 rimbalzi a 28, con qualcosa come 13 carambole concesse in attacco agli avversari, comincia a diventare una vera emergenza. C’è da dire che Konate trova il modo di autoescludersi quasi subito dal match, commettendo tre falli in pochi istanti nel primo quarto, anche se il rimanente pacchetto di lunghi non demerita affatto, specie con un Delia che rispolvera la sua verve da assistman più che la vena realizzativa, e Lever che finirà in doppia cifra. La sequenza da tre di Sanders e Mazzola nel secondo quarto scava un primo gap in grado di minare le già flebili certezze triestine. Nella ripresa, dopo che Trieste quasi senza accorgersene riesce a riagguantare il match per la coda, si mettono in cattedra Tonut, che finalmente ritrova confidenza con il canestro, ed un Mazzola che realizza il career high esibendosi in un clamoroso show dalla distanza, con Watt a banchettare contro avversari evidentemente non in grado di contenerne l’infinito arsenale tecnico.
L’Allianz ottiene abbastanza poco dal resto della truppa, con Fernandez, partito in quintetto, che tira abbastanza bene dai 6.25 ma non entra in ritmo in entrata, chiudendo con uno zero su cinque da due punti non alla sua altezza. Corey Sanders gioca una partita giudiziosa svolgendo il suo compitino in attacco, sebbene non ci si raccapezzi molto in difesa, dove molto spesso arriva con metri di ritardo a contrastare l’avversario: quando di fronte hai gente dell’esperienza di Stone o Tonut, la pigrizia difensiva può divenire un’arma letale al contrario. Mediocre, stavolta anche difensivamente, la partita di Fabio Mian, mai entrato in confidenza con il match.
Contro squadre così attrezzate diventa ancora più evidente l’unico difetto strutturale della squadra triestina, l’assenza di un “3” vero, carenza che ora è resa ancora più sanguinosa dall’assenza, che si preannuncia mediamente lunga, di Luca Campogrande. Le soluzioni adattive sia utilizzando i “2” che abbassando i “4” al momento non sembra portare fatturato, e Ciani evidentemente non giudica ancora pronto Lodo Deangeli per fungere da soluzione almeno temporanea. Su questo aspetto lo staff tecnico è chiamato ad un lavoro certosino nei prossimi quindici giorni, dando per scontato che un ulteriore intervento sul mercato sia da escludere se non si presenteranno occasioni irrinunciabili per il momento non all’orizzonte.
Ora la pausa per le Nazionali, con due giocatori biancorossi impegnati nelle rispettive selezioni: Alessandro Lever è un debuttante assoluto, Andrejs Grazulis un veterano. Sperare che possano rientrare da questi impegni fisicamente integri è il minimo sindacale.