E’ una “finta matricola” la prossima avversaria che Trieste dovrà affrontare sul parquet di casa nella quinta giornata di campionato. I costruttori di yacht di lusso della Bertram, proprietari e sponsor della società piemontese di casa a Tortona, durante l’estate che ha seguito la sorprendente promozione avvenuta a spese della superfavorita Torino all’ultimo secondo di una drammatica “gara 5”, hanno infatti puntato con decisione alla costruzione di un roster in grado di ambire già al primo anno a traguardi importanti.
Tortona è uno dei club più veloci nell’aver completato il mercato, ed ha così potuto contare sulla presenza di quasi tutti i giocatori fin dall’inizio della preparazione (il solo Sanders, eroe della promozione, è arrivato in Piemonte con qualche settimana di ritardo, mentre Cannon ha perso i primi dieci giorni a causa di un lieve infortunio). L’entusiasmo di un ambiente per la prima volta approdato in Serie A ribaltando la serie finale dei playoff da uno 0-2 che pareva una sentenza, la conferma di coach Ramondino e dell’ossatura della squadra con la permanenza dei vari Mascolo, Tavernelli, Severini e dei due stranieri Cannon e Jamarr Sanders, l’arrivo in sequenza di giocatori di prima fascia e di grande esperienza come Ariel Filloy, Tyler Cain e Chris Wright e degli esordienti in Serie A Macura e Daum, dotati di poca esperienza ma accreditati di ottimi numeri, hanno portato la neopromossa in testa ai power ranking redatti dalla stampa specializzata subito dietro alle inarrivabili Milano e Bologna, nel ristretto gruppo delle pretendenti ad un posto privilegiato nella griglia playoff. Una preseason eccezionale, nella quale Derthona ha spazzato via senza sforzo apparente Trieste e Trento nel girone di Supercoppa (venendo poi sconfitta senza sfigurare dalla Virtus Bologna nei quarti di finale) ed un gioco già ben organizzato ed una chimica di squadra ancora da perfezionare ma già in stato avanzato, non ha fatto che consolidare le prime sensazioni.
La Supercoppa, però, non è la perfetta cartina di tornasole per valutare gli effettivi rapporti di forza fra squadre troppo eterogenee per gradi di preparazione atletica e completamento del roster, ed i risultati che ne scaturiscono sono solo una indicazione di massima. Trieste, ad esempio, nelle due sconfitte subite contro Tortona pareva più preoccupata di saggiare il proprio stato di preparazione atletica, subendone anzi pesantemente i carichi di lavoro, e di provare a mettere a punto i propri meccanismi offensivi (allora apparsi piuttosto imballati), più che di ricercare il risultato. Il campionato è certamente un termometro più attendibile, ed è qui che Tortona, pur cominciando discretamente, ha palesato qualche punto debole: nelle prime quattro giornate i piemontesi hanno perso nettamente all’esordio in casa contro Treviso, vinto di misura a Brescia, perso combattendo in casa con Brindisi e vinto con autorità a Pesaro, dove sono stati decisivi, nelle battute finali, Chris Wright e Jamarr Sanders. I giocatori più impiegati da Ramondino sono stati prevedibilmente Tyler Cain, Chris Wright e Mike Daum, ma nessuno oltre i 25 minuti a partita, segno di rotazioni profonde e di infinite soluzioni nell’arco delle partite. Miglior marcatore è Chris Wright con poco più di 13 punti di media e buone percentuali (42% da due e 38% da tre, mentre è praticamente infallibile ai liberi), ma l’importanza del playmaker, a Trieste lo sanno bene, va al di là delle statistiche: è lui, infatti, ad aver preso letteralmente per mano la squadra con le sue doti da leader, con la sua esperienza, con la capacità di prendersi le responsabilità nei momenti difficili o decisivi delle gare. E sarà probabilmente proprio il confronto fra il (troppo?) rimpianto Chris ed il Sanders biancorosso una delle chiavi fondamentali del match di via Flavia: sono due giocatori dalle caratteristiche profondamente diverse, con il primo che potrà far leva sulla sconfinata esperienza, sulla capacità di selezionare sempre la soluzione migliore in modo pressoché chirurgico e sulla buona mano dalla media distanza, ed il secondo accreditato di una età, di una forza fisica, di una velocità nell’uno contro uno e di una capacità di attacco diretto al ferro anche a difesa schierata che dovrà spingere al limite, magari superando incertezze e scarsa fiducia palesate nelle prime partite. Per risultare vincente nel confronto, Corey dovrà anche alzare decisamente la pressione e la concentrazione difensiva, e questo naturalmente vale come discorso generale anche per i suoi compagni: amnesie sugli aiuti dei lunghi sugli scarichi potrebbero ad esempio rivelarsi fatali. In aiuto di Sanders potranno accorrere, in una sorta di staffetta, Juan Fernandez e Daniele Cavaliero, che le caratteristiche di Wright le conoscono a fondo avendone condiviso gioie e dolori nella prima esaltante cavalcata di Trieste in Serie A.
Promette scintille anche il confronto nel pitturato fra il tecnico e super esperto Cain, fra i migliori centri della lega, ed il fisicamente debordante Sagaba Konate, che ancora una volta avrà di fronte un bruttissimo cliente. Il lungo maliano ha i mezzi fisici per intimidire e limitare l’avversario, a patto che, pur dominando vicino al ferro, non si faccia irretire da giocate in pick and roll in grado di creare spazi per gli scarichi sul perimetro, soluzione in cui Tortona eccelle. Compito non facile anche quello di Grazulis e Lever, che dovranno venire a capo del rebus Daum, rimasto irrisolto nei due confronti di Supercoppa: si tratta di un’ala di 206 cm multidimensionale, a suo agio sia sotto canestro che sul perimetro, dotato oltretutto di una buonissima mano (tira con il 50% da due ed il 40% da tre). Discreto anche il pacchetto di italiani a disposizione di Ramondino, con in testa le guardie Tavernelli e Mascolo, che dopo aver dominato nella scorsa stagione in A2 si stanno confermando ad altissimi livelli anche nel campionato maggiore.
Partita importante, dunque, per due formazioni e due coach in cerca di conferme. A vantaggio di Trieste potrebbe accorrere il suo pubblico, anche se i segnali provenienti dalla prevendita non promettono affatto nulla di buono (nemmeno 100 biglietti venduti nei primi due giorni di prevendita: evidentemente i triestini sono stati distratti dalla tensione che questa settimana in città aveva una consistenza quasi solida): al di là di qualunque analisi tecnica, il ritorno del red wall, del tifo organizzato della curva, del frastuono in grado di accompagnare letteralmente i cinque biancorossi i campo come fossero in sei è, ormai, indispensabile come l’aria, sia per evidenti questioni di sostenibilità finanziaria, sia sotto l’aspetto strettamente sportivo. Trieste deve tornare ad essere la basket city che è sempre stata, altrimenti il rischio che non possa più esserlo diventa ogni giorno più concreto.