Il bicchiere mezzo pieno?, Forse è più giusto quello mezzo vuoto… O forse non c’è proprio bicchiere…
Il pareggio acciuffato per i capelli contro il Piacenza è un po’ deprimente perché davvero non si è visto nessun miglioramento in una squadra che partita in un certo modo, due settimane fa è stata rivoluzionata perché ci si è accorti che l’organico, complice qualche infortunio di troppo, non poteva certo affrontare la stagione sapendo che avrebbe potuto a mala pena barcamenarsi a metà classifica, mentre le minime aspettative, in una stagione con i tanti problemi dovuti all’assenza del pubblico prima ed al contingentamento poi, avrebbero voluto rilanciare la squadra nell’affetto dei tifosi e proiettarla, con un pizzico di entusiasmo, verso posizioni d’eccellenza.
Le avvisaglie di Coppa, la prima in casa con il Seregno hanno fatto il resto e provocato la rivoluzione che è già difficile da organizzare quando si è a fine luglio, con più d’un mese per mettere assieme i pezzi, figuriamoci a campionato iniziato: per fortuna, c’è stato quel “buco” di calendario che ha permesso un minimo di inserimento per i nuovi arrivati che, abbastanza ovviamente, hanno necessità anche loro, come il mister, di capire dove sono arrivati e cosa si voglia da loro.
Tempo, insomma, quello che tutti vorrebbero avere assieme alla calma e tranquillità, ma che invece, solitamente, nello sport in generale ma nel calcio in particolare, non è concesso perché, mentre tu ti riassesti, le altre corrono veloci e quei maledetti punti di distacco in classifica diventano davvero difficili da ridurre.
Il pareggio? Beh piuttosto giusto perché la Triestina, tutto sommato, non avrebbe meritato di perdere, così come il Piacenza non avrebbe meritato di vincere: serto di alloro per Francesco Rapisarda, che si prende i galloni del migliore, non solo per la doppietta, certamente impossibile da preventivare, ma soprattutto perché è apparso un giocatore decisamente diverso rispetto lo scorso campionato. Almeno una certezza c’è, insomma.
Il tema diventa tutto incentrato sul modulo scelto da Bucchi che non sembra portar frutti succosi e invitanti: i due centrocampisti dovrebbero far filtro, ripartire e inventare per gli uomini avanzati. Ci dovrebbe essere l’appoggio degli esterni – per ora abbastanza limitato – ed il contributo dei tre dietro la punta che si è visto poco e piuttosto confuso: complice una forma ancora precaria o poca adattabilità al ruolo richiesto? Anche per questo ci son stati sette nuovi arrivi…
L’attacco che non segna era un altro dei temi: il risultato lo smentirebbe, ma visto che è stato un terzino a tirar fuori le castagne dal fuoco, forse meriterebbe qualche considerazione in più. Alla fine, c’erano in campo tre punte, Gomez, come sempre generoso ma solo contro tutti, Litteri, che almeno è tornato sull’erba ed il nuovo Trotta che ha il fisico, non ancora la forma, per diventare importante.
Forse un ripensamento, o un adattamento, del modulo Bucchi dovrebbe metterlo in programma, ma ha bisogno di un po’ di tempo per inserire tutti i nuovi nella mentalità di squadra: impresa non facile, come si diceva, all’inizio della preparazione, figuriamoci a campionato iniziato e con il complicato compito di convincere più di qualcuno a partire sistematicamente dalla panchina e a restare sempre concentrato e pronto.
I nuovi, al debutto, hanno affrontato con buon piglio l’impegno, in particolare quelli entrati nella ripresa, aiutati anche dal cambio di intensità e dalla maggior verve della squadra: facciamo gli scettici ed attendiamoli ad una conferma prima di ragionare sulle loro prestazioni.
E siccome non ci si fa mancare niente, ecco che arriva subito il banco di prova perfetto, tre partite in una settimana, a cominciare da quella contro la capolista Padova cui seguirà il recupero con la JuventusU23 e la casalinga con il Lecco: a chi gli augurava “Che vinca il migliore!” paron Nereo Rocco rispondeva “Speremo de no…”, ecco, in questo momento, potrebbe convenir dargli ragione.