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In laguna per il match point

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Non sarà matematica certezza di playoff nemmeno in caso di vittoria, e nemmeno in caso di “vittoria rafforzata” dal ribaltamento del -6 subito in casa a fine 2024, ma mettere sei punti fra sé e la Reyer a quattro giornate dal termine costituirebbe per la Pallacanestro Trieste un vero e proprio trampolino di lancio pressoché definitivo per la post season. Per contro, i due punti in palio sono ancora più basilari per la formazione di Spahjia, all’affannosa rincorsa di una qualificazione che per qualità e lunghezza del roster pare addirittura paradossale mettere in dubbio, ma che non è affatto scontata alla luce del fatto che tutte le formazioni che la precedono viaggiano a mille all’ora senza particolari né duraturi periodi di flessione. Sarà la partita dei numerosissimi “ex” su entrambe le barricate: vestono la canotta della Reyer tre fra i più amati beniamini del pubblico triestino, Juan Manuel Fernandez e Giga Janelidze (non vedremo nessuno dei due in campo) e Jordan Parks, uno dei grandi protagonisti della riscossa veneziana nella seconda parte di stagione ed autore principale della vittoria della Reyer a Trieste all’andata. E poi, anche Alessandro Lever, in maglia triestina a ritorno dall’esperienza in NCAA, che però sta vivendo una stagione difficile che lo vede ai margini estremi delle rotazioni. Da parte triestina, Francesco Candussi è un prodotto del settore giovanile veneziano, Michele Ruzzier ha disputato al Taliercio le sue prime due stagioni in Serie A dopo aver lasciato il Palatrieste, Luca Campogrande era approdato in laguna dopo la diaspora della squadra di Roma post fallimento nel 2020 rimanendo alla Reyer per una ventina di partite. Ed infine, uno che torna al Taliercio per la prima volta da avversario dopo tre stagioni vissute praticamente (ed inspiegabilmente) sul fondo della panchina: Jeff Brooks, rinato a Trieste sia dal punto di vista tecnico che da quello umano, sarà uno dei protagonisti annunciati della sfida, non tanto e non solo per il suo stato d’animo ma soprattutto per l’importanza basilare che la sua esperienza ed il suo apporto rivestono nel roster condotto per questo ultimo scorcio di stagione da coach Christian.

A dire la verità, non si può parlare nemmeno di trasferta “in laguna”, dal momento che il vetusto palasport “Taliercio”, fra i più angusti ed inadeguati dell’intera Serie A (soprattutto in rapporto allo spettacolo che offre sul parquet) posa le sue fondamenta sulla terraferma alla periferia di Mestre. Palazzetto che si preannuncia esaurito e ribollente, con nutrita presenza di tifosi triestini sia all’interno dell’acquario che funge da settore ospiti, sia in ordine sparso negli altri settori, con caccia al biglietto iniziata già da lunedì scorso nelle rivendite sparse in tutto il Veneto. Ambiente caldo, dunque, che però non sembra possa essere un fattore particolarmente penalizzante per una squadra che ha già dimostrato in passato di non soffrire la pressione degli spalti, anzi riuscendo spesso a metabolizzarla trasformandola in devastante forza di reazione: in questo, in particolare, sono maestri giocatori di carattere ed esperienza come Markel Brown e Jeff Brooks (che al di là delle concilianti parole della vigilia è di certo alla ricerca di rivincite personali in un ambiente che con lui è stato particolarmente avaro di soddisfazioni). Saranno, invece, molti altri fattori ad essere decisivi: le due squadre si presenteranno pressoché al completo, con Trieste che non lamenta defezioni tranne quella ormai cronica di Justin Reyes che però sarebbe stato ugualmente escluso dai dodici, e Venezia che deve rinunciare all’apporto di Juan Fernandez ma con ogni probabilità recupera Tyler Ennis, che si è regolarmente allenato con la squadra e pare aver riassorbito il problema lombare accusato durante la partita di una settimana fa a Brescia. Già questo rende questa sfida diversa da quella del 29 dicembre, quando all’assenza del portoricano biancorosso non corrispondeva ancora l’entrata di Sean McDermott e quindi Christian vide le sue rotazioni ridotte per affrontare un roster infinito, completo in ogni reparto e che sembra studiato apposta per accoppiarsi con grande vantaggio in ognuno degli spot in campo. Coach Spahjia, per contro, non poteva ancora contare sull’infortunato Rodney McGruder, guardia americana grandissimo protagonista della cavalcata di sei vittorie consecutive che ha riportato la Reyer a mettere un piede nella parte sinistra della classifica.

E’ soprattutto la grande fisicità che rende la Reyer squadra difficilissima da affrontare per quella triestina. Specie nel pitturato, Kabengele è un centro di categoria diversa rispetto a praticamente ogni altro lungo in campionato, il suo backup Amedeo Tessitori è il pivot della Nazionale ed è in grado di apportare chilogrammi e centimetri aggiungendoci anche gran carattere quando le sportellate, il lavoro di gomiti e l’occupazione degli spazi “con le cattive” diventano determinanti. Sims e Parks aggiungono alla fisicità anche grande duttilità, potendo colpire da sotto così come da lontano, mentre gli esterni si stanno dimostrando precisissimi da oltre l’arco permettendo di capitalizzare improvvise fiammate, da cui poi rientrare diventa un’impresa, o ricucire in brevissimo tempo qualunque genere di svantaggio. Da quando la squadra è tornata al completo, ha infilato una striscia di sei vittorie consecutive, tra cui quelle nei due scontri diretti a Reggio Emilia ed in casa con Tortona, striscia interrotta al termine di una partita spettacolare ed equilibratissima a Brescia, e che continuerà domenica contro Trieste per completarsi sette giorni dopo a Trapani: nonostante l’unica sconfitta rimediata, ma anche durante i quaranta minuti a Brescia, la sensazione è sempre stata quella di osservare le esibizioni di un leone in gabbia finalmente liberato dalle catene, di una qualità di gioco più adeguata ad una squadra che occupi una fra le prime due-tre posizioni in classifica piuttosto che il limbo in cui gli infortuni di inizio stagione l’hanno relegata.

Missione impossibile dunque? Nemmeno per idea. Intanto Trieste arriva a questa sfida sulle ali dell’entusiasmo, forte di cinque vittorie nelle ultime sei partite e di un ambiente in ebollizione che ha elevato morale, attesa e consapevolezza. Inoltre, nelle due occasioni nelle quali ha affrontato Venezia ha dimostrato, pur perdendo, di possedere in abbondanza le contromisure per inceppare il formidabile meccanismo offensivo veneziano. Intanto perché Trieste corre, corre tantissimo in contropiede ed in transizione cercando conclusioni nei primi sei-sette secondi di azione, e per giocatori dalla stazza imponente questo, alla lunga, potrebbe diventare un problema. Inoltre, è evidente come la chiave della partita sarà nel backcourt triestino, la fase difensiva soprattutto sotto canestro: Venezia è seconda assoluta per rimbalzi catturati, una delle tre squadre che ne catturano più di Trieste, ed è evidente che gran parte di tale produzione derivi dalla presenza sotto le plance di Mfiondu Kabengele, giocatore che se lasciato libero di prendere posizione nel pitturato nelle vicinanza del ferro non è possibile arginare in alcun modo su entrambi i lati del campo. Studiare soluzioni per allontanarne il raggio d’azione significherebbe perlomeno attenuarne i superpoteri, togliendo se non altro qualche sicurezza lì dove il vantaggio strategico in partenza pare altrimenti incolmabile. Bisogna dire che rispetto a tre mesi e mezzo fa anche Jayce Johnson, suo omologo in canotta biancorossa, ha maturato carattere, decisione e cattiveria: fino ad allora, quando opposto ad avversari così straripanti dal punto di vista fisico, pareva quasi intimidito, comunque molto limitato nella propria azione, che finiva spesso con il “braccino” da ansia o timore di essere brutalizzato o poca incisività nell’opporre il proprio corpo nella battaglia difensiva, finendo spesso per giocare pochissimi minuti. Quel Johnson sembra ormai far parte dei cattivi ricordi, sostituito da un nuovo giocatore che certamente non è un manuale di tecnica ma per determinazione e faccia tosta assomiglia molto al centro di cui Trieste ha un bisogno vitale.

In una squadra fisicamente così impegnativa, dotata di terminali offensivi devastanti specie se messi nelle condizioni di costruire conclusioni organizzate ma capaci anche di tirar fuori pepite d’oro dalla spazzatura, un punto debole potrebbe essere quello di essere dotata di un solo vero creatore di gioco, un ball handler di prima fascia con visione di gioco e capacità di mettere in ritmo i compagni: Tyler Ennis sarà con ogni probabilità della partita, non è dato sapere in che condizioni ma non mancherà, ed è il giocatore su cui la staffetta Ruzzier-Ross-Valentine con la partecipazione straordinaria di Brown dovrà porre la propria ferocia difensiva, asfissiandone le iniziative, impedendone il ragionamento, attaccandolo sistematicamente per cercare di caricarlo di falli. Disinnescare Ennis potrebbe rivestire un’importanza pari all’allontanare Kabengele dal ferro, e costituire una delle migliori armi a disposizione degli uomini di coach Christian.

Va da sé, infine, che dare continuità all’ottimo momento statistico nelle conclusioni da fuori, oltretutto molto ben bilanciate dalle conclusioni da due, sia fondamentale. Una prestazione da oltre l’arco almeno simile a quella messa in scena contro Napoli aiuterebbe se non altro ad intaccare qualcuna delle certezze di Spahjia, che proprio sulla limitazione delle conclusioni facili dai 6.75 (penetra e scarica soprattutto di Colbey Ross ed extra pass soprattutto verso gli angoli per Brown e McDermott) avrà costruito una parte importante del suo piano partita. E poi, naturalmente, ci vorrà quella buona dose di imprevedibilità mista a follia e creatività coniugate a classe cristallina che hanno fatto di giocatori come Denzel Valentine il simbolo di questa stagione straordinaria.

Giornata di campionato che, a parte il big match di Mestre, pare per il resto abbastanza interlocutoria, se si eccettua lo scontro al vertice fra Bologna e Brescia e la sfida salvezza fra Napoli e Varese che potrebbe togliere quasi definitivamente la vincitrice dal pericolo immediato di retrocessione. Le attuali avversarie dirette di Trieste sono impegnate invece entrambe in trasferta su campi apparentemente non irresistibili, Reggio Emilia a Scafati (con la squadra campana con l’acqua alla gola che si gioca una delle ultime occasioni per evitare il penultimo posto) e Tortona a Cremona (che però viaggia sulle ali dell’entusiasmo dopo aver battuto Varese a Masnago sul filo di lana nello scontro diretto della scorsa settimana). Come di consueto, attendersi “favori” dagli altri campi non porta mai soddisfazioni alla squadra triestina: molto meglio scendere al Taliercio con il coltello fra i denti ben consapevoli che molte delle sedici vittorie fin qui ottenute sono arrivate su campi difficilissimi alla vigilia frettolosamente considerati inespugnabili.